Le donne del 6° piano PDF 
Valentina Rossetto   

Nella Parigi dei primi anni Sessanta, al sesto piano di un palazzo in un ricco quartiere della capitale francese, vivono alcune domestiche spagnole, che, lasciata la povertà e l'oppressione politica della dittatura franchista, lavorano presso ricche famiglie della media e alta borghesia parigina. Come quella dei coniugi Jobert, inquilini dello stesso stabile, la cui ricerca di una nuova cameriera si interrompe quando incontrano Maria, giovane donna spagnola che vive appunto al sesto piano del loro palazzo. L'ingresso di Maria nella famiglia porterà a dei cambiamenti sostanziali nella vita di tutti i componenti, e in particolare in quella del protagonista, Jean-Louis, interpretato da un bravissimo Fabrice Luchini, che, stanco delle costrizioni della vita borghese, si trasferirà presso le donne del sesto piano, fino a cambiare completamente la propria vita.

Presentato fuori concorso all'ultimo festival di Berlino, Le donne del 6° piano ha ottenuto un grande successo in Francia, grazie soprattutto alla buona regia di Le Guay e ai toni e alle atmosfere pacate e leggere, figlie della migliore commedia francese, da Chabrol fino a Leconte e Ozon. Punto di forza del film sono senza dubbio le performance degli attori, che danno vita a personaggi ben caratterizzati. Notevoli, in particolare, sono le interpretazioni di Fabrice Luchini e di Sandrine Kiberlain, la moglie del protagonista. Entrambi gli attori guidano i loro personaggi passo a passo nel loro percorso di cambiamento. Jean-Louis è affascinato dal modo vivace e intenso di vivere la vita delle donne del sesto piano, e si avvicinerà sempre di più al loro mondo modificando radicalmente il suo stile di vita, fatto di gesti ripetuti e maniacalmente controllati (un esempio su tutti: la sua attenzione per la cottura dell'uovo alla coque). Come ci dice il regista, per il personaggio di Jean-Louis ho usato l’incoscienza per smorzare il clichè del padrone che si innamora della servetta: Jean-Louis è attratto da Maria ma non ne è pienamente e immediatamente cosciente. Soprattutto, è attratto dal gruppo, dall’insieme di quelle donne, non solo dalla singola Maria. È insomma l'attrazione per un modo di vivere alternativo, prima ancora che l'amore per la donna, il motore dell'avvicinamento. Sua moglie Suzanne, invece, potrebbe inizialmente essere ricondotta al cliché della donna ricca, superficiale e annoiata,  più attenta alle convenzioni sociali che ai suoi bisogni o a quelli della sua famiglia. In realtà, nel suo personaggio possiamo riscontrare le debolezze proprie di chi, in un contesto sociale come quello del film, viene dalla campagna (origine più volte rinfacciata dalle sue “amiche” parigine) e cerca di comprendere e di partecipare alle dinamiche sociali della grande città, conservando però nei suoi comportamenti un atteggiamento più diretto e partecipativo.  Ed è proprio questo atteggiamento, figlio delle sue origini, a permetterle di rendersi conto dei cambiamenti del marito e  a spingerla a comprenderlo. Credo che il suo personaggio sia quello che evolve di più durante il film, che lentamente si accorge di quanto i suoi codici e le sue regole di vita siano stanchi e logori, ci dice Le Guay. A completare il quadro famigliare ci sono poi i  due figli della coppia, ancora più rigidi e conservatori dei genitori, che nelle intenzioni del regista rappresentano un po' “il principio di realtà”, depositari delle convenzioni sociali. A loro spetta il compito di fare da contrappunto alla vicenda di Jean-Louis, segnata invece da una vena utopica che prenderà corpo nel lieto fine.

E poi ci sono le donne del sesto piano. Nei ricordi delle donne che abbiamo intervistato c’era moltissima gioia. Nonostante lavorassero dalle sei del mattino alle undici di sera, erano felici di essere lontane dal franchismo e dall’oppressione maschile di padri e mariti. La sera stavano in compagnia, uscivano, andavano a vedere i match di box. Erano libere. In quell’esperienza c’era un principio di emancipazione, ci dice il regista. Queste donne, quindi, non scappavano solo dalla dittatura o dalla povertà, ma anche da un sistema sociale che le costringeva nell'unico ruolo di detentrici del focolare domestico. Eppure non c'è soltanto un fatto storico e sociale alla base della scelta di Le Guay di occuparsi della Spagna e delle sue donne, ma entrano in gioco anche motivazioni più personali riguardanti la sua infanzia (anche la famiglia del regista, infatti, aveva una cameriera spagnola di cui egli si era invaghito da bambino) e le sue passioni cinematografiche, l'amore per il cinema di Buñuel, Carlos Saura e Almodóvar. E non è un caso allora che Le Guay abbia deciso di inserire nel cast un mito come Carmen Maura.

Tuttavia, aldilà delle interpretazioni degli attori, Le donne del 6° piano resta un film abbastanza scontato e prevedibile, dove si riconoscono facilmente alcuni topoi del rapporto servo-padrone, ma senza quell'approfondimento psicologico e quella finezza di osservazione che caratterizza ad esempio un Casa Howard o un Gosford Park. E anche le scelte in sede di regia non aggiungono nulla di nuovo, anche se bisogna riconoscere a Le Guay quel tocco leggero e intimista  che, insieme ad una buona direzione degli attori, fanno comunque ben sperare per il futuro.

TITOLO ORIGINALE: Les femmes du 6ème étage; REGIA: Philippe Le Guay; SCENEGGIATURA: Philippe Le Guay, Jérôme Tonnerre; FOTOGRAFIA: Jean-Claude Larrieu; MONTAGGIO: Monica Coleman; MUSICA: Jorge Arriagada; PRODUZIONE: Francia; ANNO: 2011; DURATA: 106 min.

 


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