Il petroliere di Paul Thomas Anderson: analisi sottotestuale PDF 
Paolo Parachini   

There Will Be Blood : scorrerà il sangue. Paul Thomas Anderson, cinque anni dopo Ubriaco d’amore (Punch-Drunk Love, 2002), titola la sua ultima pellicola con una profezia. Questa frase apre e chiude il film, bianco su nero. Ci indica ciò che accadrà e ci sottolinea ciò che è appena accaduto. La realtà è che tutto il film è una profezia: racconta l’oggi, e il domani, tramite lo ieri.

Daniel Plainview, interpretato da Daniel Day Lewis all’apice della sua carriera (quando, verso l’inizio del film, firma Daniel e temporeggia prima di scrivere il cognome, si ha quasi l’impressione che stia per scrivere Day Lewis, e non Plainview), è un cercatore d’argento che diventa cercatore di petrolio. Durante il trivellamento di un terreno in California incontra Ely Sunday (Paul Dano), giovane predicatore evangelico. Questi due personaggi rappresentano l’anima del film, ma non solo, perché sono anche l’anima di ogni ambito di riflessione affrontato dal film.  La sceneggiatura, firmata come sempre dallo stesso Anderson, è un adattamento di Petrolio!, romanzo di Upton Sinclair. Il lavoro di scrittura è però affrontato da Anderson in una direzione, quasi kubrikiana, di semplificazione e scarnificazione, andando ad eliminare gli intrecci politici ed economici presenti tra le pagine del libro, e riducendo al minimo indispensabile l’attenzione verso H.W., il figlio di Plainview.

La base su cui il film è stato scritto, e come è stato realizzato, si collega naturalmente alla storia americana: sia letteraria (oltre a Petrolio!, anche Moby Dick) che cinematografica, un chiaro esempio è John Huston. E’ molto interessante notare come proprio John Huston abbia trasposto per il grande schermo, nel 1956, il celebre romanzo di Herman Melville, Moby Dick, il cui protagonista ha più di un collegamento con quello de Il petroliere. Come per il capitano Achab, quella di Plainview è una sfida costante alla natura: per loro è più importante il successo di aver compiuto la loro personale impresa, piuttosto che il semplice guadagno. In entrambi la smania di raggiungere il proprio sogno porterà ad un delirio di onnipotenza che si esplica nelle relative conclusioni.

I riferimenti cinematografici maggiori si collegano però al cinema muto e, in questo senso, sono illuminanti gli anni che Anderson sceglie per contestualizzare il racconto. Perché (tralasciando la primissima parte) le date del film sono 1911 e 1927? Seguendo una strada prettamente storico cinematografica, si può notare come il 1911 sia considerato da molti (per non dire da tutti) la data con la quale si iniziano a porre le basi per le convenzioni del cinema muto (che diverrà poi classico), mentre il 1927 è naturalmente l’anno che determina l’inizio del cinema sonoro e la fine del muto. In questo senso si potrebbero spiegare i tantissimi riferimenti (sia citazioni che semplici suggestioni), presenti ne Il petroliere, che si rifanno a quel cinema che sicuramente Anderson non ha dimenticato. Come in quasi tutta la filmografia del regista, anche ne Il petroliere c’è un mescolamento di generi diversi: come lo stesso Anderson ha giustamente dichiarato questa sua ultima opera è un horror travestito da film western. Palese collegamento con uno dei registi simbolo del muto: Eric von Stroheim, il cui Rapacità (Greed, 1924) sembra riecheggiare più volte all’interno della pellicola.

Un altro fondamentale riferimento (oltre a diversi registi americani) è F. W. Murnau, omaggiato da Paul Thomas Anderson con un’esplicita citazione al capolavoro Nosferatu (Nosferatu, eine Symphonie des Grauens, 1922): Daniel Plainview, novello conte Orlok, si incurva e si “storta” sulla scala, prima di succhiare (metaforicamente) il sangue della sua inerme vittima nella parte finale del film. Come moltissime opere del muto, inoltre, Il petroliere ha un pregio davvero molto raro: riesce a suscitare reazioni, chiamiamole “emozionali - istintive”, e, allo stesso tempo, reazioni profondamente cerebrali: fa rabbrividire (nel senso positivo del termine) durante la visione e fa ragionare al termine di essa. Dopo aver assistito alla proiezione de [i]Il petroliere[/i] si ha l’impressione, più che legittima, di aver assistito ad un’enorme ed imponente allegoria politica, sociale e, per certi versi, religiosa della realtà statunitense. In particolare di tutti gli elementi che ne hanno decretato lo sviluppo e di quelli che potrebbero decretarne la fine.  Per analizzare questi riferimenti è utile racchiudere il discorso in tematiche precise.

Capitalismo

Max Weber(1) sostiene(2) che il capitalismo sia un processo di razionalizzazione economica. Fin qui, nulla di strano. Weber sostiene anche la presenza di una componente extrastrutturale (o sovrastrutturale) che definisce “lo spirito del capitalismo”: una mentalità che affonda le radici nell’etica della religione protestante. Per Weber, culture occidentali e culture orientali sono progredite economicamente in maniera differente a causa delle differenti religioni. L’etica protestante, in particolare, ha per fondamento il ringraziare Dio per ciò che si è ottenuto (piuttosto che pregare Dio per ottenere qualcosa), e il successo economico (ciò che si ottenuto) è una sorta di indicatore della grazia divina. La professione diventa vocazione. (In tedesco la parola beruf significa sia vocazione che lavoro). Per Weber le basi del capitalismo, o meglio, della società in cui può svilupparsi al meglio il capitalismo, si trovano nelle comunità protestanti. Per Weber il capitalismo nasce da idee, non (solo) da particolari condizioni storiche ed economiche (concezione marxista). Col passare del tempo, l’idea di profitto come indicatore di grazie divina, si svuota della componente etica e religiosa, mantenendo prioritario il solo concetto di profitto. Weber non individua in questo termine solo l’accumulo di denaro (tutti gli uomini lo desiderano), in quanto il capitalista perde interesse per il mero denaro ma lo acquista a dismisura per il denaro frutto della propria capacità di competere e di vincere con i concorrenti. Il capitalista cerca un’ascesa nel (suo e solo suo) regno dei cieli (in terra).

David Plainview ed Ely sono l’incarnazione del capitalismo. Entrambi sono privi di credenze religiose. Ely sfrutta l’aridità d’animo delle persone come Plainview sfrutta l’aridità della terra. Scavando nell’aridità si può trovare arricchimento. Entrambi sono però chiaramente figli dell’etica protestante, ed entrambi la sfruttano per raggiungere i propri scopi. Se Ely lo fa più palesemente (l’evangelismo è branchia del protestantesimo), Plainview si concentra sul potere di quei semplici ma potenti valori (la famiglia) e i beni materiali alla comunità («pioverà oro su tutti voi») cari all’etica protestante. Ely, inoltre, prospera e sfrutta le condizioni poste dall’arrivo di Plainview, che lo individua dunque come concorrente del suo potere e come parassita dei suoi meriti.

Il potere del sacro(3)

Secondo José Ortega Y Gasset(4) il comando è il prevalere di un’opinione, di uno spirito. Il comando è dunque potere spirituale. Ogni tipo di comando primitivo ha un carattere sacro, in quanto si fonda sulla religione e la religione è la prima forma sotto cui si manifesta ciò che diventerà spirito, cioè idea ed opinione. La quasi totalità degli uomini, non avendo opinioni proprie, necessita che qualcuno la imponga loro dall’esterno. Lo spirito vuole il potere, lo ottiene e lo esercita. Plainview e Ely sono due spiriti in concorrenza. Comandano perché assegnano uno scopo ai loro seguaci, il primo assegnandogli posti di lavoro, il secondo ipnotizzandoli dinnanzi alla grandezza del Signore. Plainview ed Ely impersonano un camouflage storico (di cui parla Ortega), cioè una realtà sostanziale nascosta da una realtà apparente. Plainview ed Ely sono due facce della stessa medaglia, sono gli addendi del grande camouflage rappresentato dagli USA. L’America è un popolo primitivo camuffato dalla propria superiorità tecnica. L’essenza primitiva, istintiva e irrazionale di Plainview ed Ely è nascosta dalla loro apparente superiorità “tecnica” (trovano e producono).

Eredità

H. W., il (non) figlio di Daniel Plainview, è la dimostrazione di come il capitalista metta la mondo figli storpi o, come in questo caso, resi storpi dai propri errori. Figli che non imparano la lezione dai padri, ma imparano la lezione dei padri. H.W., figlio storpio (diventato sordo dopo essere stato invaso da una fuoriuscita di gas dal pozzo del padre), vuole diventare petroliere, mettendosi in proprio. Nel momento in cui il padre ha davanti agli occhi un possibile concorrente il suo desiderio è sconfiggerlo prima che entri in campo. Il legame familiare è per Plainview un segno di debolezza, che non va assecondato ma frenato, soprattutto se rischia di minacciare il proprio beruf (lavoro - vocazione).

Razionale vs Irrazionale(5)

La sequenza finale, avviene in una taverna di kubrickiana memoria. E’ un luogo di totale razionalità e simmetria in cui verrà messa in scena la perdita della razionalità. La razionalizzazione economica capitalista è generatrice di eventi irrazionali.  Il petroliere, in fondo, è un’inattaccabile castello di compostezza tecnica e narrativa minato (o premiato) nella sua essenza dall’imprevedibile ed emotiva irrazionalità degli eventi. E’ il razionale che genere irrazionale. Come in Kubrick è dentro la perfezione e la simmetria che si nasconde la follia.

I riferimenti biblici

Nel film si possono trovare alcuni riferimenti biblici, che appaino però isolati e chiusi. Non c’è una profonda e continua analisi sotto questo punto di vista. Il primo è un possibile riferimento tra la torre di Babele e l’impianto petrolifero. Ely lo definisce pozzo, Plainview lo corregge in malo modo specificando che si tratta di una torre. Il primo usa quindi un termine che richiama la provenienza del petrolio; il secondo, forse, sottolinea la parola torre, oltre perché è obiettivamente una torre di legno, anche per identificarla come un possibile innalzamento verso Dio (il denaro). La sequenza del battesimo, nella quale Plainview si piega al ricatto di Ely (battezzarlo per avere un permesso a realizzare una tubatura in un terreno), non ha fondamenti religiosi in quanto lo stesso battesimo effettuato da Ely non è mosso dalla fede. E’ perpetuarsi dell’apparenza e momento di prevaricazione sul suo concorrente. Un altro battesimo sembra essere presente nel film: nella prima parte del film, H.W., ancora neonato, viene “battezzato” dall’assistente del padre con una goccia di petrolio.

Caino e Abele

Nel film ci sono due coppie di fratelli: Paul ed Ely; Plainview e il suo (falso) fratello. Ely e Plainview appaiono gli Abele della situazione, per poi dichiarasi Caino. Oppure, rifacendoci ad alcune interpretazioni bibliche, restano Abele, in quanto viene considerato lui il fratello crudele. Paul è (forse) il gemello vendicativo che cerca di strappare la ricca terra degli ingrati familiari. E’ grazie a lui, infatti, che Plainview si reca alla fattoria dei Sunday per esaminare il territorio di cui diventerà proprietario. Ely, invece, è in apparenza il fratello buono timorato di Dio. Come scopriremo, Ely è in realtà falso, crudele ed ambizioso, mentre Paul sincero e modesto. Henry, l’uomo che si spaccia come il fratello di Planview, è un bugiardo ma, in fondo, è una persona docile ed innocua. Plainview, sentendosi tradito dopo aver scoperto la menzogna, prevarica la negatività dell’uomo (l’aver mentito), uccidendolo. Plainview agisce in questo modo in quanto tradito; essendo un uomo solo e senza legami familiari di sangue, credeva di aver trovato la vitalità mai avuta, la somiglianza, l’appartenenza ad un certo sangue. Il tradimento verso la sua fiducia è imperdonabile.  La verità è, forse, che non voleva ammettere di aver provato affetto per qualcuno, tantomeno per un estraneo.

Apocalisse di Giovanni

Nel film può essere letto anche un riferimento parziale (e a tratti discordante) di un episodio dell’Apocalisse di Giovanni. Nell’apocalisse si parla dell’arrivo della bestia del mare e della bestia della terra. La prima ha il compito di proferire parole d’orgoglio e bestemmie, fino a che l’adorino tutti gli abitanti della terra. «Alla bestia fu data una bocca per proferire parole d'orgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi. Essa aprì la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo. Le fu permesso di far guerra contro i santi e di vincerli; le fu dato potere sopra ogni stirpe, popolo, lingua e nazione. L'adorarono tutti gli abitanti della terra»(6). Questa figura può essere Ely. La bestia della terra è invece Plainview. «Operava grandi prodigi, fino a fare scendere fuoco dal cielo sulla terra davanti agli uomini […]Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; 17e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio»(7). Plainview sfrutta la terra, ricavandone il petrolio, petrolio che diventa il “marchio” senza il quale nessuno può vendere e comprare. Il petrolio, infatti, è indispensabile nell’economia della nostra società.

Conclusione

Il petroliere è, quindi, la messa in scena della genesi della società statunitense, e il più grande riferimento biblico è nascosto proprio in questo. Anderson racconta la nascita della nuova Babilonia, e Babilonia, come è scritto, verrà (è stata) rasa al suolo. There Will Be Blood, scorrerà il sangue, è una profezia.

NOTE

(1) Max Weber (1864 – 1920) è una delle figure più importanti della cosiddetta storia del pensiero politico contemporaneo. In lui si nota la formazione eterogenea di economista, storico, sociologo e filosofo. Tra i suoi campi di studio il più importante è il capitalismo, dalla sua nascita al suo sviluppo.
(2) Cfr. Weber Max, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, Rizzoli, Milano 1992
(3) Cfr. Ortega Y Gasset Josè, La ribellione delle masse, SE, Milano 2001
(4) Josè Ortega Y Gasset (1883 – 1955), come Max Weber, ha notevole importanza nello sviluppo del pensiero politico contemporaneo. Ha incarnato gli ideali liberali nel senso più puro del termine.
(5) Cfr, Ciment Michel, Kubrick. Edizione definitiva, Rizzoli, Milano 1999
(6) La sacra bibbia, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1992, p. 1238
(7) Ivi, p. 1239 

 


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