Il ministro - L'esercizio dello Stato PDF 
Edoardo Peretti   

Il ministro - L'esercizio dello Stato di Pierre Schoeller inizia in un elegante ufficio sorvegliato da uomini incappucciati come fossero membri di una setta, dove una donna si toglie la vestaglie e, completamente nuda, camminando a gattoni, entra nella bocca di un coccodrillo. Scopriamo subito che questa stravagante visione ci racconta di un incubo accaduto a un uomo, il quale - proprio nel momento in cui la donna entra nelle fauci spalancate del rettile - viene svegliato da una telefonata, annunciatrice di un tragico incidente stradale che è costato la vita a un gruppo di adolescenti in gita. La persona in questione è il ministro dei trasporti francesi, di cui il film racconterà le vicissitudini politiche e gli smarrimenti personali, la lotta tra convenienza e convinzione, tra fedeltà al governo e fedeltà alle proprie idee e tra la solitudine incipiente e la sopravvivenza nell'ambiente.

L'incubo con cui il film si apre è il primo di una manciata di squarci onirici sparsi lungo la narrazione, che accompagnano e simboleggiano la crisi interiore, prima che istituzionale, del protagonista. Il tono del film, pur raccontando la "realtà" di quello che accade, rimane sorretto da un'inquietante e livida atmosfera onirica, creata soprattutto dalle scelte della fotografia e dagli ambienti spogli e tendenti al grigio, oltreché dalla colonna sonora e da qualche prestito preso dal cinema dell'orrore (ma ci sono anche accenni a David Lynch, per dirne uno): ne sono esempi emblematici le sequenze dei due incidenti stradali, forse i due momenti fondamentali della vicenda, inizio della fine il primo e momento della definitiva caduta e della perdita di una qualsiasi speranza di trovare un equilibro il secondo. Il ministro, inoltre, si confronta continuamente con due personaggi che appaiono in un certo modo come suoi contraltari, come specchi che deformano e ingrandiscono il suo disagio: il suo capo gabinetto, amico e collega da una vita, e il suo nuovo autista, disoccupato assunto dal ministero. Verso questi due il protagonista prova un crescente e solo parzialmente mascherato senso di invidia: per la coerenza del primo (emblematica è l'inquadratura finale) e per il modo di vivere completamente opposto al suo del secondo. I due diventano così specchio dello smarrimento da un lato, e dall'altro sono, in qualche modo, entrambi acceleratori dello stesso.

Il ministro - L'esercizio dello Stato non è tanto e solo un film "contro" il potere che logora chi ce l'ha; la più immediata e risaputa polemica politica non è l'elemento che più interessa al regista (anche sceneggiatore), o meglio: interessa nell'ottica in cui può essere strumentale alla descrizione della perdita di sé del ministro protagonista, della sua crescente disperazione parallela alla crescente solitudine, questa sì vista come conseguenza inevitabile della realpolitik e delle sue necessità. Così come Il Divo di Sorrentino, riferimento citato dalla quasi totalità dei commentatori solo in parte a proposito, l'opera di Schoeller è quindi un film "intimista" sul potere, interessato a scandagliare una psiche in rovina e irrimediabilmente condizionata dalle regole del gioco, utilizzando un po' le armi dell'inquietudine allucinata e onirica e un po' quelle del grottesco e sarcastico. Schoeller è bravo a gestire e a far convivere questi due toni dominanti, regalando un'opera interessante ed incisiva soprattutto a livello formale e stilistico, "di scrittura", fattori che determinano anche la sua pregnanza tematica e gli conferiscono una certa originalità nel panorama dei film sugli effetti collaterali del potere. Un ultimo accenno va all'ottima prova del protagonista Olivier Gourmet, già conosciuto come attore feticcio dei fratelli Dardenne - qui nel ruolo di produttori -, bravissimo nel controllare l'istrionismo senza renderlo eccessivo e a conferire così al non facile personaggio la necessaria complessità.

 


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