Pietà e ridicolo. Ecco i sentimenti suscitati dagli episodi raccontati nell'opera seconda di Di Gregorio, che lo vede nei panni, parzialmente autobiografici, di Gianni, un baby pensionato completamente asservito alle necessità della sua famiglia (di cui accetta senza batter ciglio ogni spigolatura) che si lascia stupidamente coinvolgere da un coetaneo, aspirante playboy, nella ricerca di un'amante che ridia luce alla sua spenta e monotona esistenza.
Dopo Pranzo di Ferragosto, diretto ed interpretato nel 2008, Gianni Di Gregorio torna quindi a cimentarsi nel ruolo di regista e attore in una tragicommedia garbata e malinconica, ma che a tratti sembra peccare di incisività. Tragicomico è senza dubbio l'aggettivo più adatto per definire un film che più di una volta lascia incerti tra il riso e il pianto, tanto è forte il sentimento di ridicolo messo in scena da Di Gregorio, che torna qui a parlare di terza e quarta età senza peraltro individuare con sicurezza un pubblico d'elezione. Le disavventure di Gianni testimoniano un'incapacità di affrontare serenamente l'avanzare del tempo, e dunque l'esito grottesco degli approcci del protagonista si rivolge sì alla generazione dello stesso Gianni, per ribadire la necessità di vivere evitando inutili forzature, ma allo stesso tempo potrebbe rappresentare un ammonimento anche per altre generazioni affinché riflettano sull’importanza delle scelte del presente quali basi della loro vita futura.
Si tratta di un film piuttosto lento, Gianni e le donne, con tempi morti che, seppur non casuali, inevitabilmente appesantiscono la narrazione, dove Di Gregorio riprende alcuni dei temi già sviluppati in Pranzo di Ferragosto, riproponendo anche l'irresistibile Valeria De Franciscis Bendoni nei panni della mamma ultranovantenne. Ma nonostante le altrettanto valide interpretazioni degli altri personaggi, che ben rappresentano alcune personalità caratteristiche della società di oggi, il film resta piuttosto monocorde, scandito dai miserrimi fallimenti amorosi del protagonista. Di certo la prima parte è più solida, costituita da una parabola discendente che pare fluttuare tra echi di felliniana memoria, fino all'onirica sequenza finale (forse un po' precipitata). L'ossessione che arriva a condizionare radicalmente Gianni è efficacemente trattata con una leggerezza che diverte e permette allo stesso tempo di riflettere su una situazione che sembra ormai essere all'ordine del giorno. Ma l'accuratezza che caratterizza la parte iniziale non resta costante e il film ne risente, minacciato da un ritmo un po' confusionario.
Confusione o meno, non si può non apprezzare Gianni e le donne come esempio di cinema che, contrariamente allo spirito che anima molte delle produzioni degli ultimi anni, si basa sul sesso evitando di far ricorso a scene volgari o superflue, e preferendo invece giocare sul vedo/non vedo e su allusioni che funzionano meglio di qualunque inserzione diretta.
TITOLO ORIGINALE: Gianni e le donne; REGIA: Gianni Di Gregorio; SCENEGGIATURA: Valerio Attanasio, Gianni Di Gregorio; FOTOGRAFIA: Gogò Bianchi; MONTAGGIO: Marco Spoletini; MUSICA: Carratello, Ratchev; PRODUZIONE: Italia; ANNO: 2010; DURATA: 90 min.
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