Gabriele Salvatores PDF 
di Lorenzo De Nicola   

Mi parli del peso del passato nei suoi film e, di conseguenza, in questa sua ultima opera…

Il passato è molto importante se inteso nel senso di memoria. Ma la tempo stesso è pericoloso nella vita di ognuno, nell'arte, nella storia di un popolo. Bisogna sempre ricordarsi da dove veniamo, facendo i conti con le nostre radici, ma bisogna anche dimenticarselo in fretta perché credo che la unica vita possibile sia il presente: il futuro non lo conosciamo e, molte volte, il passato è un'ancora che ci trattiene. Infatti quando uno vuole essere felice cerca di ricostruire qualcosa che ha già trovato, sbagliando perché il passato non torna.
Il protagonista di Denti non ha fatto bene i conti con il suo passato e deve affrontare le proprie paure e i propri fantasmi per potersene liberare; è ciò che la madre gli chiede al finale pregandolo di lasciarla andare perché lei non esiste più. L'accettazione della propria solitudine nella vita e il fatto che il passato non torna sono tra le cose più dolorose da affrontare.

In questo ultimo film c'è un cambiamento di percorso: se inizialmente i suoi personaggi fuggivano, adesso scavano nella propria intimità per trovare ciò che stanno cercando.

Sicuramente. Ci sono diversi viaggi che si possono fare; viaggi geografici, viaggi psicadelici o viaggi all'interno di se stessi e credo che questi ultimi siano i più difficili da intraprendere. Come ho già detto prima il protagonista deve fare un viaggio all'indietro per liberarsi di alcune cose e solo allora potrà mettere fuori i nuovi denti, che erano già presenti benchè lui non lo sapesse, e iniziare una vita nuova. È sempre il solito discorso della necessità di morire per poter rinascere.

La rinascita implica anche la conquista della felicità?

Tutti noi vogliamo essere felici. Il bigliettino che lascia sulla tomba della madre riporta la scritta "Voglio essere felice". Questa è la prima cosa che tutti gli esseri umani dovrebbero avere ben presente. Non dobbiamo permettere a nessuno, che siano capi politici, mariti o mogli, figli di impedirci di esserlo; anche perché spesso la felicità deriva dalla relazione con gli altri.

Perché in questo film si insiste parecchio su immagini forti?

Nel romanzo omonimo di Domenico Starnone, ci sono scene ancora più cruente. Per quanto mi riguarda intendevo sottolineare l'importanza dell'affrontare il dolore per trasformarlo in qualcosa di positivo. Questo discorso se fosse rimasto astratto sarebbe sembrato troppo "cattolico"; così il mostrarlo dona concretezza alla tesi che volevo sostenere. È come un parto, per avere un bambino bisogna prima passare momenti sgradevoli.

Ma anche l'amore è vissuto qui come qualcosa di sgradevole, quasi come una malattia…

Si è vero, l'amore non dovrebbe essere una malattia ma molte volte noi lo viviamo come tale. Il film parla dell'aspetto patologico e malato dell'amore, quello che non dovrebbe mai averci niente a che fare come la gelosia, possesso esclusività. Sono cose che uccidono l'amore. Anche in questo caso attraverso la sofferenza amorosa si arriva a comprendere che l'amore vero non è l'avere bisogno di un'altra persona, ma l'unione di due persone che procedono di fianco e non una sopra l'altra.

Si considera un regista controcorrente nel panorama del cinema italiano?

Sì, onestamente sì, anche se non so in qual misura. Quando ho iniziato a fare cinema, nel 1988, venendo da un'esperienza teatrale, nessuno andava a vedere più i prodotti italiani. Quindi per i primi film ho cercato di ritrovare le radici popolari più forti della nostra tradizione, vale a dire la commedia all'italiana, e mischiarlo con altri generi quali, per esempio, il road-movie americano. Ma a un certo punto non ero più soddisfatto. Così ora, sento il dovere di cercare cose nuove dimenticando, come il protagonista del mio film, ciò che è stato.
Vorrei che il mio cinema riuscisse a filmare l'invisibile, ciò che la televisione non può filmare, che diventasse più poesia che romanzo e che non fosse realistico. Qua in Italia non ci sono molti che stanno ricercando le medesime cose.
Fino ad ora ho avuto fortuna nel mio lavoro, un successo di pubblico, un Oscar e ora è venuto il momento di restituire, di rischiare.

Quindi è anche una sfida personale?

Sì, già con Nirvana mi avevano dato del pazzo per voler fare un film di fantascienza in Italia dove non esisteva una tradizione del genere. Denti è ancora diverso. Ma la cosa più bella per un regista, se ha voglia di farlo, è avere la libertà di cambiare continuamente non accontentandosi di ciò che già si sa fare. Picasso diceva che finche una persona ricerca, rimane giovane e non invecchia, e credo che sia vero nella vita come nell'arte. La ricerca è movimento e la soddisfazione di ciò che sai fare è molto vicino alla morte.

Quali sono stati i tempi di realizzazione di Denti?

Ci sono stati diversi scioperi che hanno interrotto più volte la lavorazione del film. In realtà le riprese sono durate circa undici settimane, mentre il montaggio e la post-produzione circa sei mesi.

Mi sembra che il montaggio riveli una esplicita volontà di creare un'immagine polisemantica, seguendo una strada che in parte era già stata indicata da David Lynch nel suo penultimo film. È questa la nuova direzione di Salvatores?

Ci sono autori che ho sempre amato più degli altri come Lynch, Cronenberg, Egoyan o Polanski, solo per fare alcuni nomi. L'aspetto visivo e visionario è quello che attualmente mi interessa di più e quindi sto cercando di lavorare in termini espressivi. Nessuno comunque ci ha insegnato nulla, ogni film è una piccola scuola per ognuno di noi. In questo, e avevo già iniziato un po' in Nirvana, sto cercando di mettere a punto una mia nuova forma narrativa proprio in termini strettamente formali.

Ha parlato di Nirvana. L'effetto speciale è stato finalmente assimilato?

Molti miei colleghi della generazione passata considerano l'effetto speciale come il diavolo. Al contrario non bisogna assolutamente averne paura. Una volta scrivevamo con la penna d'oca, poi con una stilografica, poi con una biro fino al computer. L'importante è che devi sapere bene e avere le idee chiare su cosa raccontare. Con il computer il racconto non viene meglio, lo scrivi solo più velocemente. Gli effetti speciali sono colori in più sulla tavolozza di un pittore anche se, ripeto, devi sempre sapere che disegno realizzare. E mi piace molto usarli all'interno della storia e non per fare i fuochi d'artificio.

Come si pone nei confronti del libro da cui trae l'idea?

Questa sceneggiatura è venuta fuori scegliendo un colore del film, forse il nero, come a volte in un viaggio ti rimangono impresse delle immagini invece di altre. La cosa che mi ha fatto più piacere quando ho fatto leggere il copione a Starnone, è che abbia detto che il film era ciò che avrebbe voluto fare lui nel romanzo se avesse avuto più coraggio. Non è vero perché lui ne ha avuto moltissimo a suo tempo quando lo scrisse, ma mi ha fatto piacere perché vuol dire che aveva trovato l'anima del romanzo ancora intatta.

C'è effettivamente alla base del film una volontà di provocare?

No, non di provocare, ma di mettere il pubblico di fronte a delle immagini, come dicevamo prima, sgradevoli e che non vogliamo vedere. Così, come il protagonista, lo spettatore deve affrontare un'immagine un po' scioccante per poterla superare, perché alla fine i "denti" li abbiamo tutti.

Perché, secondo lei, ci sono state reazioni e giudizi così contrastanti?

Il film è in realtà emotivo, e il problema è che chiede al pubblico proprio questo; come in una storia d'amore non bisogna cominciare con molte difese, preconcetti ma lasciarsi andare all'emozione quasi sensoriale. Chi è disposto a fare questo, come quando si assume una sostanza stupefacente, è più coinvolto, mentre se si resiste è un viaggio tremendo. Credo comunque che il pubblico reagirà bene.

E la critica…

Bè, io non ho mai avuto un rapporto molto felice con la critica. Sai, è così difficile fare un mestiere come il critico, uno spettatore forzato. Io non vorrei mai farlo!

Progetti futuri?

Ho due progetti. Sto lavorando alla sceneggiatura tratta da un libro di uno scrittore indiano, sulla mutazione genetica, sulla morte e la rinascita, sulla reincarnazione. È quasi un film di fantascienza, ambientato in India e a New York; pertanto avrò bisogno di produttori americani perché sarà un progetto molto costoso. E questo sarà complicato perché è difficile mettere insieme un'anima inquieta come quella del romanzo e un gran quantitativo di denaro; devo cercare di avere il budget necessario senza vendere troppo il carattere del film.
Il secondo vorrei realizzarlo in Spagna, una specie di Dolce Vita negli anni nostri, probabilmente girata ad Ibiza. Amo molto la Spagna e il mare delle Baleari. Al contrario non ama molto l'ambiente delle discoteche, anche se sono interessanti e vorrei fare una storia legata a quei mondi.

 


#01 FEFF 15

Il festival udinese premia il grandissimo Kim Dong-ho! Gelso d’Oro all’alfiere mondiale della cultura coreana e una programmazione di 60 titoli per puntare lo sguardo sul presente e sul futuro del nuovo cinema made in Asia...


Leggi tutto...


View Conference 2013

La più importante conferenza italiana dedicata all'animazione digitale ha aperto i bandi per partecipare a quattro diversi contest: View Award, View Social Contest, View Award Game e ItalianMix ...


Leggi tutto...


Milano - Zam Film Festival

Zam Film Festival: 22, 23 e 24 marzo, Milano, via Olgiati 12

Festival indipendente, di qualità e fortemente politico ...


Leggi tutto...


Ecologico International Film Festival

Festival del Cinema sul rapporto dell'uomo con l'ambiente e la società.

Nardò (LE), dal 18 al 24 agosto 2013


Leggi tutto...


Bellaria Film Festival 2013

La scadenza dei bandi è prorogata al 7 aprile 2013 ...


Leggi tutto...


Rivista telematica a diffusione gratuita registrata al Tribunale di Torino n.5094 del 31/12/1997.
I testi di Effettonotte online sono proprietà della rivista e non possono essere utilizzati interamente o in parte senza autorizzazione.
©1997-2009 Effettonotte online.