Pranzo alle otto: sophisticated dinner - George Cukor PDF 
di Sarah Scaparone   

I titoli di testa dell'ottavo film che George Cukor porta sul grande schermo confermano l'ipotesi, basata sul nome dell'opera, che il cibo abbia una parte rilevante nel corso della vicenda. I volti e i nomi dei protagonisti di questa "commedia sofisticata" sono presentati infatti tra lo sfavillio di piatti d'argento posti raffinatamente su di un'elegante tavola imbandita con posate e bicchieri di lusso. Tutto lascia presupporre che ci si trovi di fronte ad una storia in cui la gastronomia avrà una parte preponderante all'interno della storia narrata. Anche se non si vedranno mai succulente ed elaborate portate culinarie (salvo qualche eccezione) l'evocazione di un evento mondano come quello di un pranzo, riproposto durante la presentazione di ogni personaggio, fornirà il pretesto ideale per affrontare e denunciare i problemi che legano i pochi ma aristocratici protagonisti.

La storia è quella di Oliver Jordan (L. Barrymore), armatore sull'orlo di una crisi, e della moglie Millicent (B. Burke), tutt'altro che avvezza al risparmio e tanto meno in ansia per le problematiche finanziarie legate all'azienda familiare. E' lei l'organizzatrice, infatti, del "Pranzo alle otto", l'indiscutibile evento da cui trae nome il film: un appuntamento di gala in onore di una ricca coppia inglese a cui vengono invitati il concorrente del marito Dan Packard (W. Berry), sua moglie Kitty (J. Harlow), l'attore Larry Renault (J. Barrymore) che ha una relazione clandestina con Paula Jordan (M. Evans), il medico di famiglia dottor Talbot (E. Lowe) accompagnato dalla moglie Lucy (K. Morley), la ricca attrice Carlotta Vance (M. Dressler), vecchia amante del marito, e una coppia di parenti poveri appassionati di cinema e chiamati in causa esclusivamente per riparare ad una disdetta.

Una decina di personaggi che identificano un concentrato di storie inconsapevolmente intrecciate tra loro, pubblicamente unite dal sottile filo di un invito a pranzo.
Attraverso le fasi di organizzazione dell'appuntamento mondano e di presentazione degli invitati che vi dovranno partecipare, la commedia di Cukor presto si connota come una critica nei confronti della realtà e come uno specchio della crisi economica che investe l'America in quegli anni. Veri e falsi ricchi interpretano una commedia amara che, senza mezze misure, denuncia una società troppo opulenta e apparentemente per bene in cui mantenere un certo livello sociale risulta essere spesso più dispendioso che pubblicamente dichiarabile.

Appartenere ad una classe agiata corrisponde ad ostentare la propria condizione in pubblico: attraverso un pranzo in cui la portata principale sembra essere un leone britannico in gelatina realizzato in onore degli ospiti inglesi, o mangiando con ingordigia dei cioccolatini di fronte alla propria servitù.
Il cibo, in questo senso, simboleggia uno spreco economico, una superficialità e un'inutilità di scelte, un pretesto ostentato per rappresentare una condizione sociale di prestigio spesso più apparente che reale.
Pranzo e cibo vengono dunque utilizzati da Cukor come improvviso e inaspettato strumento rivelatore, con cui evidenziare in modo "politicamente corretto" segreti e difficoltà economiche.

È infatti durante il pranzo che Paula vorrebbe confessare ai genitori il suo amore per Larry Renault, il fallito attore che decide di suicidarsi e che passa il tempo a bere e ad acquistare, pur nell'umiliazione di essere senza soldi, grandi quantità di whisky (l'alcolismo di cui si accenna nel film è un altro chiaro simbolo di denuncia sociale): il pranzo assumerebbe quindi in questo caso la connotazione di luogo di confessione, di circostanza in cui le false ipocrisie lasciano il posto all'eleganza delle semplici verità.
Ma è l'ironia attraverso cui il pranzo diventa luogo di verità che merita di essere evidenziata: equivoci, dimenticanze, ridicoli litigi che causano l'inutilizzabilità della portata principale e il mancato acquisto di gamberi da servire nonché di un maggiordomo consentono a tutti gli ospiti di sedersi intorno ad un tavolo e di confrontarsi inaspettatamente senza pensare di dover presenziare ad uno di quei "noiosi e aristocratici inviti a pranzo".

 


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