Romeo+Giuletta di William Shakespeare: un collage postmoderno - Baz Luhrmann PDF 
di Carla Pagliuca   

August Schlegel, in un saggio del 1797 sulla celebre opera di Shakespeare, dimostrò la necessità di ciascuna scena nell'economia generale del lavoro, spiegò il significato dei personaggi di contorno, concludendo che nulla poteva essere tolto, nulla aggiunto, nulla rimaneggiato, senza mutilare l'opera d'arte e tradire le intenzioni dell'autore.

Tutto inutile. Forse nessun'altra opera del drammaturgo inglese ha conosciuto così tanti riadattamenti, e così vari: opere teatrali, musicali, cinematografiche, balletti e perfino cartoni animati. Potremmo azzardare che sia quasi un'esigenza quella di reinterpretare di volta in volta, secondo l'evolversi della cultura, questo capolavoro tragico, e di farlo proprio, riattualizzandolo all'infinito. Shakespeare ci tocca nel profondo. I sentimenti che vibrano nei protagonisti sono assolutamente puri, operano senza filtri, ci esplodono dentro, si fondono con frammenti della nostra vita, per rimanere con noi per sempre. Luhrmann lo sa. E per questo punta a rendere la storia comprensibile davvero a chiunque, utilizzando il linguaggio più comune, quello del film d'azione, proprio come Shakespeare, scriveva in un linguaggio quotidiano, a volte perfino osceno per l'epoca, ma di facile afferrabilità per il pubblico.

L'opera di Baz Luhrmann ha tutto il diritto di chiamarsi Romeo+Giuletta di William Shakespeare, per quanto riguarda i dialoghi, fedelissimi, ma per tutto il resto no.

Verona Beach, una imprecisata metropoli tra gli Stati Uniti e il Sud America, è dominata da due capifamiglia nemici che vivono ben protetti in sontuose ville, mentre le rispettive bande si scontrano a colpi di pistola, invece che di spada. Nel corso di una festa mascherata, culminante nell'esibizione di Mercurio in un numero en travesti, Romeo incrocia tra un acquario, pieno di colorati pesci tropicali, lo sguardo di Giulietta ed esplode l'amore assoluto che sfida le convenzioni a rischio della morte.

Fin dalle prime sequenze siamo aggrediti da una miriade di stimoli. I contrasti tra le due bande vengono resi attraverso una serie di dettagli e primissimi piani, con stacchi netti, da videoclip, e uso del fermo immagine. Mentre la musica è ossessiva, le parole sono recitate a ritmo di rap, in più c'è come sottofondo il rombo dei motori. A livello sonoro il film è quasi un remix, sintesi dell'abbondanza e della varietà dei gusti del regista: troviamo Mozart, Prince, Wagner, e canzonette pop stile Beach Boys. E a livello visivo è una sorta di collage postmoderno, le citazioni sono così tante che bisognerebbe guardare il film alla moviola per individuarle tutte.
Neppure Shakespeare viene risparmiato: un locale dalla saracinesca abbassata si chiama Globe Theatre, sotto ad una statua vediamo scritto The Merchant of Verona Beach, cartelloni pubblicitari sono contrassegnati dai versi del Bardo.

Un'importanza fondamentale la riveste il simbolo per eccellenza della modernità: la televisione. Essa prende le funzioni del Coro, inizia e conclude la vicenda, unico riferimento collettivo. Come una sorta di telegiornale ci racconta i fatti, ed è triste costatare come tutta la vicenda dei due amanti sia semplicemente ricondotta all'abituale delinquenza locale. A Verona Beach non c'è spazio per gli eroi. Ma non importa. Ancora, dopo più di quattrocento anni, rimaniamo senza fiato, travolti dal turbine di avvenimenti, che si incastrano in fragili equilibri, ancora incantati dal fiume di violenza e di innocenza. La tristezza e la ricerca dell'amore, la rivelazione di una cruda verità, il coraggio di credere in ciò che nasce dal cuore e di sfidare il resto del mondo, la separazione, la lotta per diventare se stessi, il destino di ferro, e infine la morte.

E nonostante le promesse d'amore dei due giovani avvengano in una piscina stile hollywoodiano, invece che allo "storico" balcone, la loro triste storia continua ad affascinarci e a commuoverci. Ancora, ancora un sorso di poesia, non ne saremo mai sazi.

 


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