Quando si legge di un film che sarà interpretato da un cast spettacolare, ci si chiede subito se il regista avesse bisogno di bravi attori perché il suo film altrimenti avrebbe fatto acqua da tutte le parti o se quegli attori riusciranno a mantenere con la loro potenza espressiva e col loro appeal da star calibrate un'impalcatura alla quale conferiranno (solo) un plusvalore accattivante. The Departed è un una pellicola esplosiva: è come un ordigno che si piazza davanti allo spettatore e che, beffardo, tradisce con audacia le sue attese, spinge agli incroci certi le leve delle sue aspettative per poi soprenderle azione dopo azione e farle scattare negli angoli più nascosti e impensati come premeditate trappole infernali. Il film è un remake dell’hongkonghese Infernal affairs (2002), ma, come era già successo nel 1991 con Cape Fear, la mancanza di originalità (del soggetto) nulla toglie alla sua essenza di film d'autore girato con sagacia, sicurezza e fermezza magistrali. La storia si sviluppa sullo sfondo di una Boston violenta in cui la differenza tra bene e male è quasi impercettibile e Scorsese la racconta dai punti di vista di personaggi sporchi e scorretti (e nemmeno la "sensibilità" femminile è esclusa), indagati nella psicologia come nell’ultimo Eastwood, iene di una criminalità interiore sconvolgente, che si incontrano in una città che le ha in pugno, nelle sue viscere e nei suoi quartieri, pericolosi anche di giorno, che le stringe nella sua morsa fino a farle reagire a colpi di pistola assordanti e assassini spietati e truculenti. Da una parte Colin Sullivan-Leonardo DiCaprio, giovane criminale cresciuto sotto la tutela del boss Frank Costello, che si infiltra nel dipartimento di polizia allo scopo di fornire informazioni al suo padrino. Dall’altra Billy Costigan-Matt Damon, giovane poliziotto costretto ad addentrarsi nella banda di Costello per segnalarne le mosse alla polizia. Il primo fa velocemente carriera e il secondo guadagna in pochissimo tempo la fiducia del boss. Da qui in poi i due giocano al gatto e al topo inseguendosi a vicenda e rincorrendosi tra le proprie paure di irlandesi dall'infanzia difficile e dalla genealogia scomoda, le arrampicate sociali che non hanno prezzo se non il sangue di chi le ostacola e le relazioni amorose fragili e spossate. Frank Costello è interpretato magistralmente da Jack Nicholson, un marpione che ricorda nelle sue mossette da fanatico del male (e nelle sue mise trash) il Joker di Tim Burton, si muove come il nevrotico e inquietante guardiano dell'Overlook hotel kubrickiano e ha lo sguardo da psicolabile di Qualcuno volò sul nido del cuculo. La sua interpretazione è insomma l'apice di una carriera che solo i Robert DeNiro e gli Al Pacino possono eguagliare. Una colonna sonora impregnata di rock tagliente fa da cornice ad un film in cui nulla è scontato, niente è palpabile al primo sguardo, nemmeno lo spigolo shakespeariano tra il bene e il male, la sovrapposizione così perfettamente sfocata tra legalità, legittimità e giustizia.
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