7 Days in Havana PDF 
Marco Doddis   

Sette giorni, sette episodi, sette scene di vita, una sola isola. Tante volte il cinema ha cercato di descrivere Cuba, riuscendo a cogliere ora questo ora quell'aspetto. Il film collettivo 7 Days in Havana, presentato all'ultimo Festival di Cannes, in seno alla sezione "Un certain regard", si propone l'ambizioso obiettivo di scomporre l'universo di Cuba e di descriverlo attraverso sette sguardi differenti. Sguardi di cineasti anche molto lontani tra loro, per formazione e cultura, e che, per questa ragione, ci restituiscono prospettive eterogenee. Il lavoro è stato coordinato, in sede di sceneggiatura, da Leonardo Padura Fuentes, illustre giornalista e scrittore cubano, che ha ispirato i vari cortometraggi.

Cuba è raffigurata in tutta la sua contraddittoria magnificenza, tra retaggi di un passato ancora recente e spinte al rinnovamento. A guidarci tra le sue luci e le sue ombre, vere e metaforiche, provvede il catalano Daniel Aranyò, la cui direzione della fotografia merita davvero una menzione speciale per la capacità di mettersi meticolosamente al servizio del progetto estetico di ciascun regista, senza però risultare mai pedissequa. Come in ogni lavoro collettivo, è difficile esprimere un giudizio definitivo e univoco sull’opera. In generale, si può certamente affermare che lo spettatore non esce certo deluso dalla sala, travolto a più riprese dal fascino dell'isola caraibica e confortato da un tono che, eccezion fatta per un paio di frammenti, si mantiene sempre piuttosto lieve (risultano ammiccanti i rimandi interni tra alcuni episodi, per esempio tra El Yuma – Lunes e Dulce Amargo – Sabado; e divertono i titoli di coda finali, in cui alcuni brani del film vengono riprodotti come cartoni animati). Sorvolando dal particolare al generale, può essere utile passare in rassegna i singoli episodi.

Lunes – El Yuma racconta di un giovane attore americano che sbarca sull’isola per frequentare una scuola di cinema. Tra tentazioni più o meno resistibili, l’ingenuo Yankee (o Yuma, come viene definito dai cubani) finisce quasi a letto con un transessuale. Il portoricano Benicio Del Toro dimostra di saperci fare anche dietro la macchina da presa. Le strade, i locali, le donne: tutto è visto con occhio poco latino e molto occidentale. Qua e là, il rischio e quello di cadere nello stereotipo, ma la sensuale ambiguità di certi passaggi lascia comunque un segno positivo. Voto: 7.

Martes – Jam Session vede come protagonista assoluto Emir Kusturica. Ubriaco fradicio, il cineasta balcanico è a Cuba per ricevere un premio in un festival. Ma pare poco interessato al riconoscimento, perso com’è dietro una lite a distanza con la moglie e una colorata jam session. Pablo Trapero, il regista del corto, si mette totalmente a disposizione del suo attore feticcio. Un passaggio, in particolare, si colloca nella dimensione del meraviglioso: il piano sequenza di Kusturica e dell’amico Alberto in riva al mare incendiato dall’alba non si dimentica. Ironico e disimpegnato. Voto: 7 ½.

Miercoles – La tentaciòn de Cecilia è la storia di una giovane cubana che ha la possibilità di emigrare in Spagna e di sfondare nel mondo della musica, abbandonando la sua vita di stenti e un novio dalla sensibilità ballerina. Julio Medem, che pure il cinema lo sa fare bene, si perde un po’ dietro le curve e la voce della splendida protagonista. Vorrebbe impregnare la pellicola di sensualità; invece, ciò che restituisce è un melodramma troppo stucchevole per essere vero. Voto: 5 ½.

Jueves – Diary of a Beginner racconta del regista e attore protagonista Elia Suleiman che scruta la realtà de l’Avana (quella vera e quella raccontata dalle parole di un comizio di Castro) in attesa di un essere ricevuto presso l’ambasciata palestinese. Suleiman spiazza con la sua ironia: la percezione di un stacco troppo ardito tra i precedenti episodi e questo Jueves si impone nello spettatore. L’occhio del regista palestinese è quello di un fuoriclasse che ha sbagliato campo di gioco. Voto: 5.

Viernes – Ritual è occupato interamente da una cerimonia di esorcismo a cui è sottoposta un’adolescente “colpevole” di amore omosessuale. Non c’è racconto, c’è solo l’accurata ricostruzione tipica di un reportage. Essenziale e violento, quello di Gaspar Noè è l’unico vero pugno nello stomaco della pellicola. L'autore argentino si traveste da antropologo e, accompagnandosi con il ritmo incessante e sempre uguale di un tamburo, mostra il lato nascosto del rapporto sesso-Cuba. Voto: 7.

Con Sabado – Dulce Amargo si torna a una rappresentazione più ortodossa della realtà cubana. Riallacciandosi diegeticamente agli episodi di Del Toro (il transessuale) e di Medem (Cecilia, di cui conosciamo anche i genitori), Juan Carlos Tabío ci racconta di una donna che impasta torte per sbarcare il lunario in un’esistenza faticosa. E se lei è costretta a rimanerci, in questa esistenza, sua figlia, Cecilia appunto, sceglie la via della fuga, con il fidanzato giocatore di baseball, su una zattera per gli Usa. Cortometraggio non brutto, ma accessorio nel contesto del film. Voto: 6.

Domingo – La Fuente racconta di una donna, Martha, che ha visto la Madonna. La Vergine le ha richiesto una celebrazione per la quale è necessario coinvolgere un intero condominio ed edificare una fontana davvero particolare. È forse il corto più divertente e, al contempo, più riuscito. Il regista francese Laurent Cantet riapre la questione della spiritualità, già toccata da Noè, passando dai riti pagani a un cristianesimo nazionalpopolare. La questione contraddittoria della religione a Cuba, in cui l’ateismo di Stato è stato abolito vent’anni or sono e in cui si fa fatica a scegliere tra icone politiche e sacre, lascia spazio a molte riflessioni. Voto: 8.

Titolo originale: 7 días en La Habana; Regia: Laurent Cantet, Benicio Del Toro, Julio Medem, Gaspar Noé, Elia Suleiman, Juan Carlos Tabío, Pablo Trapero; Sceneggiatura: Leonardo Padura; Fotografia: Daniel Aranyó; Montaggio: Thomas Fernandez, Rich Fox, Véronique Lange, Alex Rodríguez, Zack Stoff; Produzione: Full House, Morena Films; Distribuzione: BIM; Durata: 100 min.; Origine: Francia/Spagna, 2012

 


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