La tecnologia nel cinema. Giuseppe Tornatore, Franco Battiato e Alberto Castiglione a confronto PDF 
Gabriele Perrone   

Può e quanto la tecnologia incidere nel cinema (tecnologia intesa non solo come digitale e quindi tutto ciò che ne deriva, ma considerando anche l’opera di autori come Dziga Vertov e René Clair)

Battiato: cinepresa, camera digitale e quant’altro sono strumenti tecnologici, ai quali si aggiunge, generalmente in fase di postproduzione, l’apparato effettistico (plug-in/correzione del colore ecc.). Il tipo d’influenza dipende dal linguaggio del regista: ad esempio in Musikanten ho usato delle microcamere (lipstick) che danno all’immagine una dimensione psichico-mistica.

Tornatore: lo fa continuamente, lo ha cambiato un po’ la televisione, lo ha cambiato un mezzo semplicissimo come lo steadycam, lo stesso il montaggio in AVID. Poiché un mezzo ti offre una particolare possibilità finisci per usarlo, ed è una continua trasformazione.

Pro e contro del cinema digitale. Considerazioni

Battiato: nessun problema.

Tornatore: non è ancora giunta al massimo della propria espressività e potenzialità tecnica, ma già si sono ottenuti risultati dove l’immagine digitale è identica a quella in pellicola. Personalmente riesco ancora a distinguerla come nelle fotografie, però ormai manca pochissimo, ci siamo quasi. Quando la potenzialità del digitale si sarà espressa, la pellicola non la si userà più, si potrà decidere anche di ottenere l’effetto fotografico del cinema degli anni 40, si potrà ricostruire esattamente tutto persino il bianco e nero che è anche definito meglio dalle possibilità correttive che da il mezzo tecnologico.

Castiglione: l’avvento del cinema digitale ha avuto un notevole impatto soprattutto per quella generazione di trentenni che sono nati e cresciuti con questo formato. Il dato di fondo è che l’avvento del digitale nella produzione cinematografica ha rappresentato e rappresenta uno spartiacque tra due mondi e modi di concepire il cinema, tra loro diversi. Rimane il fatto che il mezzo attraverso il digitale è diventato democratico, la cosa più importante. Così ha permesso l’accesso anche al sistema produttivo di molti giovani autori, favorendo la rinascita del genere documentario, permettendo l’abbattimento dei costi delle attrezzature, la possibilità di usare diversi formati e supporti, passando in poco tempo al MiniDv, al Dvd andando per gradi e per fasce di esigenza professionale.

Nell’ultimo film di Von Trier Il grande capo, il regista fa definire le sequenze da un programma appositamente creato, l’Automavision. La macchina si sostituisce all’uomo. Un cinema che si prospetta sempre più tecnologico non rischia di annullare l’arte così come la stessa figura di artista/artigiano?

Battiato: il film di Von Trier, che ho apprezzato molto, è così riuscito da farti dimenticare il trucco, che poi è sempre voluto dall’autore.

Nel contesto del digitale si fa un grande parlare di “pornografia dell’immagine”, critica che va rivolta non solo in una visione di riempimento, ma anche di sottrazione degli elementi del pro filmico. Quali sono le percezioni e come si reagisce davanti ad una immagine digitale?

Battiato: il cinema tradizionale, oggi, è inguardabile. I suoi modelli gloriosi, sono approdati, ormai svuotati e immiseriti, alla televisione per diventare fictions. Necessita un cambiamento radicale.

Cambia il modo di fruire lo spettacolo cinematografico, le sale sono in competizione con la home video (VHS, DVD, Download), inoltre in diverse realtà italiane la sala cinematografica comincia ad essere utilizzata per la trasmissione di eventi culturali e sportivi in diretta. Cosa può causare questo mutamento?

Tornatore: forse l’aspetto che più la tecnologia ha trasformato è proprio il rito di vedere il film, la sala non è più l’elemento centrale della vita di un film ma questo anche a fare i conti, ormai, a confrontare l’incasso che un film fa nelle sale e quello che realizza sfruttando tutti gli altri canali, spesso questo secondo equivale o supera il primo, inoltre tale trasformazione non è finita, infatti gli schermi di casa nostra diventano sempre più grandi e definiti. Ormai la qualità dell’immagine e del suono puoi averla a casa, il film non è più immobile lo è invece diventato il pubblico ed è il film che deve raggiungere.

Castiglione: Non so se cambierà il modo di concepire il cinema rispetto a queste innovazioni, credo che un autore non debba tanto domandarselo, o pensare che questo possa influire sul proprio modo di concepire il cinema, credo che sicuramente una sorta di sfida che ogni autore, giovane autore, giovane produttore, deve cogliere è portare avanti, senza perderlo di vista, il proprio modo di intendere il cinema che al di la del mezzo rimane quello, rimane intatto.

E i possibili canali distributivi per i prodotti di nuovo formato?

Castiglione: per quanto riguarda il sistema distributivo legato al digitale nel cinema è un qualcosa da costruire, infatti si sta cercando di capire quali siano i sistemi migliori di distribuzione. Tentativi in atto ce ne sono diversi; ad esempio quello legato al web con la possibilità, attraverso la banda larga, di distribuire fictions così come documentari. Naturalmente ancora passeranno diversi anni perché non è solo un fatto tecnico, ma anche culturale. I tentativi più interessanti in atto a livello italiano sono legati a poche produzioni e al genere documentario, che in qualche modo si presta a questo tipo di distribuzione web; infatti uno degli esperimenti, diciamo di distribuzione on line più interessante è il progetto DOCUME’, circuito del documentario etico e sociale indipendente a livello nazionale capace di riunire le maggiori realtà italiane in questo genere, affiancato alla distribuzione tradizionale dei canali legati al cinema, alla televisione, a canali esteri, ha affiancato un esperimento con Tiscali di distribuzione on line. E’ un progetto pilota avviato da un paio di anni al quale aderisco, però è un momento di rodaggio e stiamo verificando che tipo di risposta si rileva. Un altro caso, ad esempio, è la piccola distribuzione Karo Film legata alla Holding di Cinecittà, i quali attraverso un progetto che si chiama NEKE, tentano di distribuire ad ampio spettro sia documentari che fictions anche su internet.

Che cosa sarà il cinema in futuro?

Castiglione: credo che la pellicola per molti anni rimarrà ancora un elemento base di produzione di prodotti cinematografici, quindi la strada comune va percorsa come avviene ora, inoltre bisogna trovare questa continua simbiosi tra questi modi diversi di fare.

Tornatore: credo che renderà più facile il processo di produzione e realizzazione dei film. Fra trenta o quaranta anni per fare un film basterà poco, si potranno realizzare film a costo 0, così come presentarsi al mercato con un prodotto già fatto. Quando ciò sarà accaduto mi piace immaginare cosa diranno i nostri posteri quando si ricorderanno come si facevano i nostri film cinquanta anni prima… [i]poveracci una volta per fare un film…[/i]

 


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