Hayao Miyazaki: il colore delle favole PDF 
di Alessio Gradogna   

Hayao Miyazaki, ovvero il padrone incontrastato di mondi e di sogni, di universi paralleli e di fantasmagorie affascinanti e commoventi. Miyazaki cantastorie, mago capace con la sua penna di creare labirinti incantati che sprofondano nella nostra primordiale immaginazione, fino a farci tornare bambini, così da dimenticare le difficoltà del reale per immergerci nella dolcezza del suo tratto artistico, nella bellezza dei suoi colori, e nelle storie non sempre concilianti di anime in cerca d'amore, e in cerca di pace. Colui che ha saputo dare un nuovo volto al cinema d'animazione, perfezionando negli anni tecniche e contenuti, dall'immediata caratterizzazione di Heidi e Conan al castello fagocitante di Howl, dalla scaltrezza beffarda di Lupin III al mondo dorato de La città incantata, dando piena dignità cinematografica all'animazione come sinonimo di consapevolezza delle potenzialità di un mondo immaginifico in cui senz'alcun limite è possibile conquistare cuori lontani e spettatori di ogni età.

Miyazaki nacque (forse) a Tokyo il 5 gennaio 1941 (alcuni affermano che in realtà sia nato nel '44). Il padre era a capo di un'azienda produttrice di timoni per aerei da guerra. La madre, una donna intellettuale e di rigida mentalità, si ammalò gravemente di tubercolosi e fu costretta per molti anni a letto. L'infanzia di Miyazaki fu segnata da quest'ambivalenza: cresceva tranquillo e agiato mentre i genitori si arricchivano grazie alle guerra, che avrebbe poi portato il Giappone al disfacimento e alla distruzione. Tema ricorrente, quello dell'inutilità del conflitto armato, che il regista evidenzierà in molte delle sue opere. Si iscrisse alla Toyotama High, scuola superiore in cui per la prima volta si avvicinò al mondo dell'animazione, e successivamente si laureò in economia e in economia politica. Di orientamento politico chiaramente comunista, Miyazaki trovò lavoro presso gli studi della Toei Animation, dove creò su commissione i primi manga e dove imparò molto a livello di organizzazione del lavoro, di scrittura, e di costruzione del disegno soprattutto dal punto di vista scenografico (non a caso le scenografie diventeranno imprescindibile punto fermo della validità dei suoi lavori).

Nel 1971 co-diresse insieme al suo maestro Isao Takahata alcuni episodi della famosa serie Lupin III, nel 1972 compì gran parte del lavoro di realizzazione del cortometraggio Panda, cucciolo Panda, nel 1974 collaborò alla creazione di Heidi e successivamente al cartone animato Marco, dagli Appennini alle Ande. Da lì in poi una progressione graduale e costante, dal primo cartone animato interamente suo (Conan, 1978), al primo lungometraggio Lupin III: Il castello di Cagliostro (1979), alla serie Tv Le avventure di Sherlock Holmes (1981-82) alla pubblicazione del fumetto Nausicaa della Valle del Vento (1984). Successivamente la trasposizione del fumetto Nausicaa, Laputa: Il castello nel cielo (1986), Porco Rosso (1992) e Principessa Mononoke (1997), solo per citare alcune delle sue opere più significative, fino ai due recenti capolavori, La città incantata (Orso d'Oro al Festival di Berlino, premio Oscar come miglior film d'animazione e miglior incasso di tutti i tempi in Giappone) e Il castello errante di Howl (premio Osella a Venezia per il miglior contributo tecnico), che, insieme al Leone d'Oro alla carriera consegnatogli alla Mostra del Cinema lagunare, lo consacrano definitivamente come autore di livello mondiale.

Nel 1985 ha fondato lo Studio Ghibli (Ghibli significa "vento caldo che soffia sul deserto del Sahara", ed era un nome usato negli anni della guerra per gli aerei italiani da ricognizione), che fino ad oggi ha prodotto 14 lungometraggi, e nel 2001 è stato edificato il Museo Ghibli, tappa obbligata di ogni viaggio a Tokyo, con il desiderio precipuo di avvicinare i bambini al mondo dell'animazione.

Il cinema di Miyazaki vive di sogni, di battaglie per la conquista della felicità, di tenaci eroi (o più spesso eroine) che si battono alla ricerca della verità, della giustizia, della realizzazione di un progetto e di un obiettivo. La strada verso il compimento dell'atto ricercato è lunga e affannosa, ostacolata da nemici crudeli e da creature immonde e senza princìpi. Ma la vittoria alla fine arriva, e con essa la speranza di un mondo migliore, in cui la guerra possa essere cancellata, i soprusi interrotti, e l'infelicità dimenticata. Nel viaggio di ricerca e iniziazione degli eroi di Miyazaki ci troviamo di fronte a mondi lucenti e oscuri, accecati dal sole o scavati nell'ombra, e nell'eterna contrapposizione tra il Bene e il Male esiste sempre un appiglio indispensabile a cui stringersi anche nelle difficoltà: la forza di volontà, che permette all'individuo solo contro un destino infausto di correre verso la luce in fondo al tunnel, per respirare a pieni polmoni l'aria di un prato fiorito e dimenticare le nefandezze della civiltà. L'infanzia perduta, maltrattata o trasformata compie il proprio cammino verso l'età adulta, e in ogni avventura miyazakiana la visione ci porta a scoprire l'infinito, ad attraversare idealmente tutti i colori del mondo, a raccogliere sfumature e odori altrimenti preclusi (d)al grande schermo.

Nel potere dell'abbandono estatico si compie la grandezza di questo autore, che ci conduce attraverso realtà che mutano essenza di continuo, spiriti che fuoriescono da ogni parete, componenti magiche ricorrenti, per l'assemblaggio di universi paralleli e fiabeschi che però non dimenticano mai il mondo reale in cui esistiamo. Ogni sua opera esemplifica magistralmente il potere fantasmagorico del cinema come immagine fluida e in perenne movimento, in cui ogni dettaglio, ogni particolare, e ogni riflusso d'inquadratura assumono connotazioni rilucenti da cui l'occhio viene inesorabilmente attratto. Nel mondo del digitale Miyazaki e i suoi collaboratori realizzano tutti i disegni e gli sfondi a mano, e solo in un secondo momento il lavoro viene trasposto e perfezionato al computer: nella semplicità del tocco, e nella manualità del disegno, si attua così ancor di più la dimensione della favola, che sfugge all'alienazione del mondo cibernetico. Favole adulte, colorate, complicate, solo in parte concilianti: favole vere, quelle che non vorremmo scordare mai, e da cui vorremmo farci cullare per tutta la nostra vita.

 


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