Il carniere PDF 
Elisa Cuter   

In gergo venatorio, “carniere” significa bottino di caccia. Il titolo del film di Maurizio Zaccaro allude alla parabola dei suoi tre protagonisti, partiti sul finire dell'estate del 1991 per andare a caccia di cervi in Croazia e finiti ad essere potenziali e inconsapevoli prede della guerra ai suoi inizi. La vacanza sportiva comincia con un imprevisto: non trovato l'uomo che è solito fargli da guida, i tre vengono accompagnati nella foresta dalla figlia di lui, Rada. Uno dei tre viene però ferito da una fucilata di provenienza ignota, così il gruppo è costretto a spostarsi nella città più vicina, sotto assedio serbo. Il film tenta di raccontare il conflitto in dall'esterno, non solo attraverso lo sguardo dei tre amici Paolo (Antonio Catania), Renzo (Massimo Ghini) e suo fratello Roberto (Roberto Zibetti), ma tramite l'ulteriore filtro della cornice narrativa del ricordo di Carlo (Leo Gullotta), giornalista sportivo che incontra i tre nell'albergo dove si sono tutti rifugiati, presi alla sprovvista dalle sparatorie.

Questa distanza produce sulla narrazione un duplice effetto. L'esplicita volontà di porsi come punto di vista del tutto soggettivo sui drammatici avvenimenti porta la sceneggiatura e la recitazione a cercare un realismo a volte efficace, altre stonato nel tentativo di smorzare i toni. La ricerca di presentare personaggi facili all'immedesimazione è alle volte un po' forzata, ma sicuramente lodevole nei suoi intenti. Nello sgomento dei tre uomini sembra di rivedere lo sconcerto dell'opinione pubblica europea, per tutti i dieci anni di guerra (se si include il Kosovo) apparentemente incapace di capire ciò che stava accadendo proprio a pochi passi da lei, di comprendere le motivazioni e le dinamiche dietro al drammatico conflitto. E di fatto anche questo film, uscito nel 1997, e che si dimostra in questo senso quasi un documento storico sulla ricezione del conflitto in Italia, non è certamente interessato a ipotizzare o indicare precise responsabilità. Quella che dipinge è una guerra cieca di tutti contro tutti, fatta da individui allo sbando che agiscono sulla base di sentimenti e volontà momentanee (come Rada, che finisce con l'uccidere suo padre appostato coi cecchini sul palazzo di fronte all'albergo) o per cinico calcolo (come il cecchino di precisione che spara sull'albergo, la cui identità  viene svelata alla fine). 

La distanza dal conflitto quindi non è solo quella dei turisti italiani, ma sembra essere anche paradossalmente condivisa dagli stessi coinvolti, tutti quanti lontani dalle motivazioni reali del conflitto, tutti tirati in mezzo per caso o per soldi. Probabilmente in accordo con la tesi del regista stesso, che infatti sembra voler dipingere un mondo di caos e disperazione insensate. Così la distanza, che prima “avvicinava” lo spettatore, sembra poi assumere un altro significato, un'altra direzione. Lo sguardo, da interno, sembra elevarsi, farsi super partes e in qualche modo trascendente, uno sguardo che dai conflitti umani riesce ad astrarsi, rivelandone l'inutilità e la comunque sempre tragica sproporzione tra mezzo e scopo. 

Titolo originale: Il carniere; Regia: Maurizio Zaccaro; Sceneggiatura: Marco Bechis, Luigi Riva, Umberto Contarello, Maurizio Zaccaro, Lara Frender; Fotografia: Blasco Giurato; Montaggio: Amedeo Salfa; Scenografia: Paola Comencini; Costumi: Laura Costantini; Musiche: Pino Donaggio; Produzione: Clemi Cinematografica, Radiotelevisione Italiana; Distribuzione: Buena Vista International Italia; Durata: 94 min.; Origine: Italia, 1997

 


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