Salto nel buio PDF 
Marco Capriata   

Salto nel buio appartiene alla serie di film frutto della collaborazione tra Steven Spielberg e Joe Dante, in cui il primo veste i panni del produttore e promotore del progetto mentre il secondo occupa la cabina di regia, dimostrando qui ancora una volta di trovarsi a proprio agio con una materia fantascientifica infarcita da spruzzate di ironia sagace, quella stessa materia che contraddistinguerà anche  gli altri prodotti realizzati dalla strana coppia.

Dante trasforma una storia potenzialmente drammatica, che richiama volutamente una fantascienza del passato – si pensi a Viaggio allucinante –, rinnovandone lo stile e dimostrando come sia possibile rendere appetibile e divertente un genere che spesso ha assunto toni seriosi o drammatici. La sua bravura sta tutta nella capacità, come per Spielberg, di saper sognare e divertirsi. Il cinema, per loro, è uno strumento in grado di regalare emozioni e divertire il pubblico con intelligenza, attraverso riferimenti letterari e cinematografici che si inseriscono nel racconto in maniera funzionale, incrementandone allo stesso tempo il valore. Salto nel buio dimostra come l’accoppiata Spielberg/Dante riuscisse a coinvolgere il proprio pubblico in maniera stimolante, mediante il puro divertimento o la paura, e come fosse possibile realizzare opere che nella loro apparente leggerezza avessero  un contenuto che non si fermava alla confezione, ma seguisse schemi in cui il gioco, il pericolo, l’avventura costituiscono aspetti della formazione umana ed esistenziale dei loro protagonisti.

In Salto nel buio abbiamo per protagonista un eroe assolutamente improbabile, scelto per caso, che si ritrova ad affrontare cattivi da fumetto cui Dante attribuisce, con una certa voluta evidenza, devianze erotico-sessuali che attraverso la caricatura ne esaltano tutta la mostruosità, esteriore ed interiore. Si pensi al killer Igor, più simile ad un automa alla Terminator, con il suo braccio meccanico intercambiabile che nel finale ricorda Maximilian, il robot malvagio di Black Hole, simbolo eminentemente fallico su cui Dante volutamente ironizza. O al personaggio altrettanto parossistico e stupido del Cowboy, che ama fare sesso con gli stivali indosso e si presenta come sedicente trafficante di tecnologia. Jack, grazie all’aiuto dell’ex ufficiale Doug, pilota ubriacone e poco avvezzo alla disciplina, miniaturizzato nel suo corpo all’interno di una navicella che richiama quella di Explorers (altro film fantascientifico e storia di formazione di Dante), si ritrova a vivere una vita che fino a quel momento appariva improbabile e improponibile ad un soggetto ipocondriaco, oggetto di studio quasi divertito da parte del proprio medico e capro espiatorio delle vicissitudini commerciali del supermercato in cui lavora, nonché ignorato dalla collega carina ma sufficientemente svampita da denigrarlo e sbeffeggiarlo. Jack compie un viaggio, un percorso di crescita e di acquisizione di una fiducia in se stesso che scoprirà essere in lui, indipendentemente dall’ausilio datogli dal militare Doug, e imparerà a prendere in mano la propria vita e a rincorrere quell’avventura che il finale lascia soltanto presagire e che è un inno alla gioia e al divertimento che Dante, quale sognatore ancora tenace, rispetto a Spielberg, che pare aver preferito un altro modo di divertirsi, dimostra ancora di saper coltivare, persino nei suoi ultimi lavori, nonostante il mondo di Hollywood non sembri più apprezzarlo e riconoscergli questa capacità.

Si sente la mancanza di un film come Salto nel buio. Anche se forse non è più possibile ripeterne il successo e le modalità, vuoi perché non vi sono più coppie affiatate e vincenti in grado di reiterare simili risultati, vuoi perché il pubblico è cambiato. A noi non resta quindi che rivedere con nostalgico piacere opere divertenti e intelligenti come questa e continuare a sognare e divertirci insieme a Joe Dante e al suo cinema.

TITOLO ORIGINALE: Innerspace; REGIA: Joe Dante; SCENEGGIATURA: Jeffrey Boam, Chip Proser; FOTOGRAFIA: Andrew Laszlo; MONTAGGIO: Kent Beyda; MUSICA: Narada Mickael Walden, Nick Feldman, Jerry Goldsmith, Jack Hues; PRODUZIONE: USA; ANNO: 1987; DURATA: 120 min.

 


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