Alexander: un inno alla tragedia PDF 
di Davide Morello   

Moderna tragedia cinematografica, il film di Oliver Stone condensa, in quasi tre ore di pellicola, la storia, la leggenda, il mito di Alessandro il Grande attraversando le numerose figure della rappresentazione e i simboli del genere. Il mito e la tragedia non solo come struttura formale dell'intreccio, come vincoli nelle sfere d'azione dei personaggi, ma anche come referente della cultura e dell'educazione dello stesso protagonista, il quale, da giovane, visitando una caverna in compagnia del padre Filippo, vede e commenta con lui gli affreschi che raffigurano Achille, con il quale subito si identifica, Prometeo, Edipo, Medea, Eracle, le cui storie, narrate dal padre, finiranno per convergere e appartenere alla storia della sua vita. La breve esistenza ricca di gloria del primo, la forza titanica e la costrizione inspiegabile alla sofferenza del secondo. In seguito alla morte del padre, nel flashback, Alessandro bacia la perfida madre dopo una discussione, esplicando il rapporto edipico, conflittuale e di attrazione che intrattiene con lei e che si manifesta nelle numerose scene di dialogo privato, e nell'importanza attribuita dal protagonista e dal racconto alla loro corrispondenza. Olimpiade donna dei serpenti, simbolo del male, regina che ripudia il marito e imputa la paternità del figlio a Zeus; madre, che come Medea, è pericolo di morte per i figli. Alessandro è così personificazione dell'eroe tragico a metà strada fra la società umana e la divinità la cui origine racchiude un mistero. L'avvelenamento e la follia di Eracle: anche Alessandro rischia di essere avvelenato e reagisce con la messa a morte non solo del figlio di Parmenione, ma dello stesso generale fidato; alle provocazioni di Claius, guerriero già prediletto del padre, risponde istintivamente trafiggendolo con una lancia e sprofondando in un palese stato confusionale e delirante.

La tragedia dice Frye (1) "sembra condurre sempre ad un'epifania della legge, di ciò che è e deve essere": gli dei esistono per far rispettare il fato, la legge della natura. In una forma elementare, ma molto efficace, la visione di questa legge opera come vendetta e dà avvio ad una impresa in cui l'eroe deve ristabilire un equilibrio. La prima grande battaglia di Alessandro alla guida del suo esercito contro Dario re dei Persiani, è mossa naturalmente dalle sue mire espansionistiche e di onnipotenza, ma soprattutto, concetto ribadito più volte, come azione vendicativa per l'assassinio del padre, Filippo. Il potere acceca e la volontà aggressiva dionisiaca contrasta con il senso apollineo di un ordine esterno immutabile. Inebriato, perde il controllo sui suoi seguaci, ma conduce inesorabilmente un'ultima straziante guerra contro gli indigeni e gli elefanti: una sanguinosa battaglia che segna l'inizio del suo epilogo. La tragedia è innanzitutto la storia-invenzione della caduta di un capo. Uno sguardo superiore, mediatore tra cielo e terra, auspicio di successo e presagio di morte, lo osserva, lo guida: è l'aquila che appare e lo guarda quando riesce a domare l'irrequieto cavallo suo fedele compagno, o la plongèe che sorvola gli eserciti prima del grande scontro con i Persiani; è infine il rapace che annuncerà alla madre la morte di Alessandro, volteggiando in cielo e lasciando cadere dai suoi artigli un rettile.

Altri simboli appartengono più esplicitamente al regno demonico: oltre al serpente, animale demoniaco per eccellenza, il sangue che dà forza prima della battaglia nel rituale del sacrificio, l'appagamento erotico frustrante, passione selvaggia e distruttiva. Si pensi al rapporto violento con la moglie e alla morte ad esso legato quando lei lo sorprende bloccandolo con il coltello alla gola (non a caso la donna indossa bracciali raffiguranti serpenti) e alla loro impossibilità di concepire un erede, se non alla fine accrescendo il senso della sconfitta tragica. Il labirinto, immagine della direzione perduta, è la foresta della sua ultima battaglia.

Altra rilevante componente della tragedia, e in particolare dell'elegia tragica, è il rassegnato e melanconico trascorrere del tempo. A questo proposito è necessario considerare l'articolazione temporale della storia, raccontata dal Sovrano di Egitto a cui è stata assegnata la quarta parte dell'impero dell'amico Alessandro di cui ora canta le gesta dettandole al suo scriba. L'intera vicenda raccontata da quest'uomo è un ricordo che magnifica le imprese dell'imperatore. Istanza narrante principale, compare all'inizio della pellicola e nell'epilogo in modo rilevante, lasciando spazio visivamente, se non per una breve inquadratura sul suo volto, all'analessi, che è la storia principale del film. La sua voce di commento però collega le varie fasi della vita di Alessandro riassumendo e mettendo in risalto gli avvenimenti più importanti e dando origine ad un racconto fortemente ellittico. Un ricordo di Alessandro nella seconda parte del film colma il vuoto lasciato dall'intreccio a proposito dell'assassinio di Filippo. Il racconto procede velocemente e compie ritorni indietro, le numerose didascalie avvisano dei bruschi salti negli anni e nei vari luoghi geografici, ponendo un forte accento sull'aspetto temporale, cronologico, storico, che si contrappone a quello atemporale, leggendario e mitico.

Particolare forma metalinguistica, il film di Oliver Stone è una tragedia che ci parla delle tragedie, cioè del mithos che è il racconto stesso.

(1) Northrop Frye, Anatomia della critica, Einaudi, Torino 1969.

 


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