Anonymous PDF 
Nicolò Vigna   

“E se non fosse Shakespeare il vero autore delle opere che portano il suo nome?”. È da questa interessante ipotesi che prende le mosse Anonymous, il nuovo kolossal targato Roland Emmerich. Un film - tanto grandioso negli intenti quanto costoso nella produzione - che, nonostante la promozione pubblicitaria e il cast d’eccezione, non sta riscuotendo buoni consensi tra il grande pubblico. Forse, l’idea di affiancare un tema strettamente storiografico a uno stile prossimo al blockbuster - si tratta pur sempre del regista di Independence Day e Godzilla - ha scontentato un po’ tutti. Chi infatti cercava un film di evasione, si è trovato di fronte un’opera eccessivamente prolissa, appesantita dalla quantità di temi messi in campo. Chi era alla ricerca di un film che potesse riflettere in maniera adeguata su questa interessante, per quanto opinabile, ipotesi, avrà invece storto il naso per la confusione e l’inadeguatezza della “roboante” messa in scena del film.

La trama di Anonymous si basa sulla cosiddetta teoria “oxfordiana” secondo la quale non sarebbe William Shakespeare, quanto piuttosto il conte Edward De Vere, il vero autore delle opere del drammaturgo inglese. Emmerich, per supportare fin da subito l’atmosfera “teatrale” di Anonymous, apre il film con un monologo di Derek Jacobi, il quale, rivolgendosi al pubblico di un teatro londinese (e, indirettamente, agli spettatori in sala), spiega l’ipotesi “oxfordiana” che sarà alla base del film. Il film innesca quindi una serie di intricati flashback intorno alla figura di Edward de Vere (Rhys Ifans), conte di Oxford, sentimentalmente legato alla regina Elisabetta I, nonché talentuoso scrittore di opere teatrali di grande successo. La sua posizione politica però gli impedisce di dichiararsi al pubblico, e delega dunque il mediocre William Shakespeare - squallido “attorucolo” di teatro - ad assumere le vesti di autore dei suoi successi teatrali. Parallelamente, il film ricostruisce la situazione storico-politica dell’Inghilterra del Seicento, dominata da pressioni interne (le rivoluzioni sociali) ed esterne (i cattolici spagnoli, avversari del protestantesimo inglese).

L’interesse principale del film non è tanto quello di porre domande o interrogativi (non ci si chiede, infatti, chi abbia scritto le opere di Shakespeare), quanto piuttosto di ricostruire una realtà storica alternativa, “finzionale” (un po’ come ha fatto recentemente Tarantino con Inglorious Basterds). Ciò determina un appiattimento dell’interesse dello spettatore nei confronti di un film in cui tutto è già stabilito e privo di mistero. Così come l’occasione per una riflessione sull’opera scespiriana viene continuamente messa da parte o arginata in brevi parentesi per far spazio a intrighi di corte e gossip extraconiugali. E di certo non aiuta, nella valutazione del film, la messa in scena di Roland Emmerich, con il suo montaggio frenetico, le sue tronfie scene di massa e i suoi effetti digital, ormai noti. Tanto che nemmeno l’ottimo cast di attori riesce a glorificare un film sbagliato fin dagli intenti. A noi spettatori non resta quindi che aspettare i 130 minuti del film, rimpiangendo quei gloriosi film ispirati a Shakespeare e alle sue opere che la storia del cinema ci ha più volte regalato.

TITOLO ORIGINALE: Anonymous; REGIA: Roland Emmerich; SCENEGGIATURA: John Orloff; FOTOGRAFIA: Anna Foerster; MONTAGGIO: Peter R. Adam; MUSICA: Harald Kloser, Thomas Wanker; PRODUZIONE: Gran Bretagna/Germania; ANNO: 2011; DURATA: 130 min.

 


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