Una notte da leoni 2 PDF 
Maurizio Ermisino   

I lupi perdono il pelo ma non il vizio. Il branco di lupi, il Wolfpack, come lo chiamano in America, sulla falsariga dei vari Ratpack (i gruppi di Sinatra, Dean Martin & co. prima e Clooney, Pitt e compagnia bella dopo) è quello formato da Bradley Cooper, Zach Galifianakis e Ed Helms, rispettivamente Phil, Alan e Stu, i protagonisti di Una notte da leoni, film campione di incassi di qualche stagione fa e Golden Globe a sorpresa come miglior commedia. Uno dei lupi ha perso il pelo – Galifianakis si risveglia rasato a zero –, ma tutti non hanno perso il vizio: in Una notte da leoni 2 si risvegliano ancora una volta ubriachi e privi di qualsiasi ricordo di cosa sia successo. Stavolta siamo in Thailandia, e a sposarsi, con una bellissima thailandese, è Stu. Memore di quello che era successo al precedente addio al celibato, si concede solo una birretta e un falò sulla spiaggia. Ma lui e gli amici si risvegliano in una sordida stanza. Stu ha un tatuaggio alla Mike Tyson (ci sarà anche lui, ma non vi sveliamo dove…) intorno all’occhio. C’è una scimmietta con un giubbetto con il logo dei Rolling Stones. E c’è il dito mozzato del fratello della sposa nel secchiello del ghiaccio… Non ci sono dubbi: è successo di nuovo.

La formula è quella collaudata del primo episodio. Come ogni sequel che si rispetti poi si alza il tiro, in ogni senso: location, budget, trovate. E anche volgarità. Come abbiamo scritto a proposito di Parto col folle, il regista Todd Phillips è l’erede della commedia fracassona americana, quella alla Animal House per intenderci. Ma nella formula vincente di Una notte da leoni, alla commedia si aggiunge una parte di detection da film giallo. Il fatto che i protagonisti, causa sbornia, non ricordino cosa è successo, e non lo sappia nemmeno lo spettatore, scatena l’investigazione, il percorso a ritroso nella nottata, la ricerca degli indizi. E la curiosità. Così il film non è solo l’accumulo di gag, alcune delle quali irresistibili, ma anche una storia con una struttura che tiene sempre viva l’attenzione dello spettatore. Qui, oltre alle foto, la notte è ricostruita con filmati di telefonini. E anche con la meditazione… Una notte da leoni 2, insomma, è Addio al celibato che incontra Memento (prendete con le pinze queste definizioni, mi raccomando). È la storia di una discesa agli inferi e ritorno. Apocalypse Now: The Comedy, come l’ha definita il protagonista Bradley Cooper.

È proprio questa la differenza con alcuni film nostrani, a cui queste commedie vengono avvicinate per una certa volgarità. Che differenza c’è tra Una notte da leoni e un cinepanettone? C’è, eccome. E sta proprio nel non voler puntare tutto sulla volgarità di alcune gag, ma su una storia strutturata e una confezione (sceneggiatura, attori e regia) di qualità. Certe gag sono un condimento piccante sul piatto del film, e non il piatto stesso. Todd Phillips ci piace per come sceglie le colonne sonore dei suoi film, rock da fm americano, riuscendo a dare corpo e un leggero senso epico alle sue storie. Il suo cinema è anche fatto di amicizia: il branco di lupi di Una notte da leoni (The Hangover, in originale) è anche un gruppo di amici che non vede l’ora di rivedersi sul set. E siamo certi che ci sarà un terzo episodio. Una delle regole del cinema è che quando gli attori si divertono troppo sul set, il pubblico si diverte molto meno. Ma non è proprio questo il caso. A parte l’idea di partenza, che non può più sorprendere come nel primo film, Una notte da leoni 2 scorre alla perfezione, e diverte molto. Il branco di lupi è orgoglioso di essere tale. E ha ragione.

TITOLO ORIGINALE: The Hangover Part II; REGIA: Todd Phillips; SCENEGGIATURA: Scot Armstrong, Craig Mazin, Todd Phillips; FOTOGRAFIA: Lawrence Sher; MONTAGGIO: Debra Neil-Fisher, Mike Sale; MUSICA: Christophe Beck; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2011; DURATA: 102 min.

 


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