The Mist PDF 
Davide Morello   

Dopo un breve incipit di vita familiare scampata al pericolo di una forte tempesta, The Mist ci conduce nello spazio claustrofobico di un supermercato della provincia americana per poi immergerci nella più classica delle atmosfere fanta-horror, in cui affiorano le tematiche individuali, famigliari e sociali che trovano fertile terreno di analisi in un modello di genere che apre la via alla libertà creativa dell’immaginario e ai vincoli delle modalità espressive. Paura, smarrimento, istinto protettivo, sopravvivenza, instabilità, fanatismo, egoismo, sono condizioni esasperanti che mettono in luce una natura profonda e atavica contrassegnata dall’irrazionalità.

L’horror fantascientifico ripercorre i motivi semantici e strutturali tipici del genere inglobando mistero, suspense, spavento, identificazione, gusto per lo shock visivo ed emotivo nelle sue forme ludiche e spettacolari. Si delinea una situazione allarmante sin dai primi minuti in cui militari e pompieri in allerta percorrono le strade, sfrecciano oltre le vetrate del negozio e fungono come esca narrativa: anticipazione della causa che dà origine all’ignoto in cui incombono i protagonisti. In breve tempo il supermercato è avvolto dalla intensissima nebbia e un uomo ferito e spaventato cerca rifugio nel locale, lasciando intendere che all’esterno c’è un essere misterioso che ha mietuto la sua prima vittima. Oltrepassata la soglia che introduce nel mondo straordinario, un’altra dimensione si apre allo spettatore e ai personaggi: l’unità di luogo crea uno spazio saturo, luogo di morte e orrore, abitato da letali insetti giganti, tentacoli e ragnatele che impediscono ogni sorta di fuga e improvvisamente spargono sangue, sezionano corpi. Emerge inevitabilmente un conflitto tra razionale e irrazionale, istinto di sopravvivenza e pulsione di morte, la solidarietà e il ripiego della follia trainante e omicida che la pellicola  non stenta ad esibire in un contesto drammatico carico di simboli e metafore di una critica ad una società infima e apocalittica votata all’estinzione. Ogni personaggio ha la sua specifica funzione, incarna uno stereotipo sociale, permette alla narrazione di procedere per accumulazione di contrasti e lotte, in cui si moltiplicano vittime sacrificali o testimoni di morti orrende. L'avvocato razionalista e scettico che in breve esce di scena. Coloro che cercano di fuggire con il loro ingenuo coraggio e non fanno che confermare lo stato di disperazione e pericolo, che trova consolazione e rifugio nella predica religiosa di una donna mentalmente instabile, capace di alimentare terrore, odio e morte: antagonista che trascina a sé una cospicua porzione di adepti. I militari che hanno la funzione di svelare l’effettiva causa del disastro, la motivazione logica e scientifica che giustifica una tale realtà fenomenica e che, come vuole la regola di genere, rivela il mistero e che era già stato anticipato nell’esordio: gli esperimenti segreti che si stavano conducendo sulla montagna, con tanto di varco che si apre su una dimensione parallela. La dolce e carina commessa, vittima di una puntura di insetto che la vedrà agonizzante, in un gonfiore del suo volto, che la macchina da presa non stenta a mettere in primo piano nell’attimo del decesso, accudita dal soldato suo amante, destinato anche lui ad essere gettato in pasto al mostro dal fanatismo religioso, dal vero mostro racchiuso nel profondo dell’animo umano e dal quale neanche il protagonista riesce a sfuggire nel finale.

Abilmente strutturato nella prima parte, il racconto immerge in un'atmosfera e una condizione sospesa attraverso combinazioni di sguardi e presentimenti restituiti grazie ad un montaggio non lineare, che media fra il reportage misurato e la ricercata tensione drammatica dell’affabulazione. La macchina a mano contribuisce a  comporre sequenze in cui le prospettive si accavallano, come i continui effetti flou e il fuori fuoco che altera la visione nella preparazione che precede il panico generale e il primo incontro con i tentacoli della creatura ignota. La cinepresa dinamica  coglie le reazioni dei personaggi e, in alcuni tratti, nega il montaggio per cogliere in continuità le voci, i suoni e i rumori che prefigurano il caos. Prende avvio una narrazione di eventi prevedibili in cui si fa strada l'intento didascalico che sottolinea ed esemplifica l'azione dei personaggi. Dialoghi e urla che sovraccaricano gli ambienti e veicolano i significati, guidano le letture verso univoche interpretazioni che coinvolgono gli aspetti più particolari e più generali: il complotto, la politica, la religione. L'indistinto e l'invisibile della nebbia e dell'oscurità sono i luoghi privilegiati dell'assalto a sorpresa, dello shock, del fuori campo da cui affiorano i pericoli, introdotti da suoni e rumori improvvisi, come nella farmacia invasa da ragni di ogni dimensione, o nella nebbia dalla quale provengono echi inquietanti. Una deformante concezione deterministica trova la sua conferma nel risvolto finale, punto di non ritorno, che lascia sospesi i propri effetti nella nebbia che si dissolve: e la sperata liberazione dall'incubo esibisce la sua falsa e quanto mai tragica conclusione del viaggio dell'anti-eroe.

Pellicola diseguale il cui intento critico cede dunque a toni minori e ridondanti, in cui la ricerca formale e stilistica tende ad essere sopraffatta dal prodotto di consumo. Figure e motivi classici sono ripercorsi attraverso una scrittura prevalentemente di superficie che esalta l'immagine e la violenza, ma il cui distacco e le cui forme narrative paiono non sempre convincenti.

TITOLO ORIGINALE: The Mist; REGIA: Frank Darabont; SCENEGGIATURA: Frank Darabont; FOTOGRAFIA: Ronn Schmidt; MONTAGGIO: Hunter M. Via; MUSICA: Mark Isham; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2007; DURATA: 126 min.

 


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