Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro 2001 PDF 
di Japop90   

Anche quest'anno, alla sua trentasettesima edizione, tenutasi dal 22 al 30 giugno, la Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro ha riservato ampio spazio al cinema giapponese contemporaneo, presentando una trentina di film e organizzando una tavola rotonda animata da alcuni fra i principali registi (Ichikawa Jun, Koreeda Hirozaku, Suwa Nobuhiro, Hara Masato fra gli altri) e interpreti nell'ambito della critica internazionale (Okubo Ken, Olaf Moller, Roland Domenig, Stephen Cremin, Roberta Novelli, Dario Tomasi).

Una rassegna che, contraddistinta dal chiaro intento di non fornire una panoramica generale della produzione nipponica contemporanea, ha privilegiato titoli d'autore, un cinema di ricerca; riservando anche una sezione ai corti e mediometraggi sperimentali, tra i quali possiamo ricordare, ad esempio, il minimalista Mongolian paty di Manjyome Jun, Peach baby oil di Wada Junko e Tel-club di Murakami Kenji; o ancora la performance di Hara Masato e famiglia che, con la sua Haratomic letter, ha fornito rara prova di entusiasmo e passione non solo cinematografica, ma anche politica.

Una politica, quella di trascurare nomi noti (almeno nell'ambito dei festival internazionali, come è il caso di Kurosawa Kiyohi e Miike Takashi) e produzione di genere, controcorrente. Una scelta dettata da una volontà in qualche modo polemica nei confronti di una certa tendenza, altrove esibita, a voler identificare la cinematografia giapponese contemporanea solo con i suoi prodotti estremi, quelli più esplicitamente legati al mondo del sesso e della violenza. Tale scelta ci ha permesso di vedere alcuni film formalmente rigorosi e allo stesso tempo molto intensi come, ad esempio, Timeless Melody di Okuhara Hiroshi, nel quale ogni gesto, ogni parola, ogni suono, assume importanza attraverso una macchina da presa immobile e impassibile anche di fronte alla morte, e lontana dai personaggi come loro dal mondo in cui vivono; o ancora Distance di Koreeda Hirozaku e Bad Company di Furuyama Tomoyuki. E anche quando ha lasciato spazio al Pink eiga, il cinema erotico, lo ha fatto con due film, OL no Love Juice e Sex Friend Nurezakari/A 3-1 count, rispettivamente di Tajiri Yuji e Sakamoto Rei, molto personali e ai margini del genere.

All'idea, che oggi sembra prevalere, dell'Extreme Japan, la Mostra di Pesaro, attraverso il suo direttore Giovanni Spagnoletti, pare invece voler contrapporre e difendere l'idea di un cinema rigorosamente d'autore, che anche quando attraversa la logica dei generi - pensiamo ad esempio allo yakuza film in Chinpira di Mochizuki Rokuro o alla commedia in Ikinai di Shimizu Hiroshi - lo fa non per assoggettarsi a norme e codici, ma per appropriarsi di questi in vista dell'elaborazione di un discorso sempre e fortemente personal.

 


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