La duchessa PDF 
Viviana Eramo   

Presentato fuori concorso all’ultimo (ribattezzato) Festival Internazionale del Cinema di Roma, La duchessa vede l’attrice Keira Knightley vestire ancora una volta panni d’altri tempi. Questa volta è Lady Georgiana Spencer, moglie del duca di Devonshire nell’Inghilterra di fine Settecento. Il film, affidato al quasi esordiente Saul Dibb e basato sulla biografia di Amanda Foreman, ricostruisce la storia della vita della nobildonna.

Lontano dal fascino glamour del film della Coppola sulla delfina di Francia alla quale però viene continuamente da pensare visto il destino di solitudine che accomunerà entrambe le donne dopo i tradizionali, e sempre più somiglianti a contratti di compravendita, riti di corte Saul Dibb sceglie una regia quasi invisibile lasciando che i curatissimi vestiti, gli ombrellini e i cappelli imponenti, già di per loro “spettacolari”, facciano il resto, insieme ovviamente all’interpretazione di una neanche troppo convincente Keira Knightley. Carrellate avanti scoprono la sua esile schiena e la gonfia parrucca, mentre quelle indietro indagano il suo sguardo sul lusso che la circonda, come a dire che possiamo allontanarci o avvicinarci alla duchessa, ma saremo costretti a gravitare nella sua orbita, come sempre succede nei bio-pic. E infatti non possiamo far altro che seguire questa donna imprigionata nella sua stessa casa, che rivendica diritti inconcepibili per l’epoca e si ritrova a convivere con l’amante (e i figli di lei) del marito (Ralph Fiennes), despota senza sentimenti. Continuamente ritratta da paparazzi ante litteram, dimostrerà di saper esercitare grande fascino sul prossimo anche grazie alla sua creatività, che le varrà il titolo di “Imperatrice della moda”. In una società dell’immagine quello che davvero sembra contare è assicurarsi un erede maschio e la rispettabilità in pubblico. Cosa succede o non succede nei corridoi sconfinati dei palazzi ducali poco importa, pure se si consuma uno stupro. Alle romantiche aspettative iniziali, la nostra Lady G. dovrà presto sostituire umiliazione e frustrazione, sbagliando ancora una volta quando chiederà  seduta alla tavola che ospita pure l’amante del marito la possibilità anche per se stessa di vivere la sua storia d’amore col politicante Grey, in un’impensabile richiesta di egalitè che, con toni e obiettivi diversi, pochi anni dopo sarà sulle bocche di tutti oltre la Manica, e che serpeggia nell’Inghilterra che si prepara alla rivoluzione industriale.

Il film insegue la nostra protagonista, che vorrebbe solo “essere ben voluta" e che invece si ritrova costantemente a subire colpi inferti a quella dignità che lei sola sembra concepire per se stessa. Finché le sarà possibile si ribellerà contro il marito, anche facendo rappresentare shakespearianamente le brutture del suo matrimonio d’interessi. Ma si sa, per amore dei figli si può tutto. Così, nella parte finale, riscoperto in nome della solidarietà femminile il rapporto con l’ex amica Bess (la prima a farle assaggiare le gioie dell’eros, in una scena dal sapore saffico, e poi divenuta proprio l'amante del duca), dovrà ancora una volta scegliere di mettere da parte se stessa.

Se emerge sin da subito la straordinarietà di questa donna, che pur ribellandosi a una società nella quale non solo il maschio detta legge, ma concepisce l'essere femminile come strumento indispensabile solo ad assicurarsi un erede (necessariamente maschio, così da trasmettere geni e ordine sociale), emerge altrettanto repentinamente come il film sia un esercizio senza estro. Costumi e location dal potere fortemente evocativo sembrerebbero gli unici spunti d'interesse per una messa in scena calligrafica, in cui regia e fotografia svolgono il loro compito per guadagnarsi la sufficienza e raggiungere un equilibrio tanto insipido, quanto, certo, al grado zero di rischio. Se Lady G. osò, di certo questo film lo fa molto meno.

TITOLO ORIGINALE: The Duchess; REGIA: Saul Dibb; SCENEGGIATURA: Jeffrey Hatcher, Anders Thomas Jensen, Saul Dibb; FOTOGRAFIA: Gyula Pados; MONTAGGIO: Masahiro Hirakubo; MUSICA: Rachel Portman; PRODUZIONE: Francia/Gran Bretagna/Italia; ANNO: 2008; DURATA: 110 min.

 


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