Animazioni e catastrofi: Future Film Festival 2012 PDF 
Francesca Druidi   

Anno 2012. Sfidando le profezie Maya sulla fine del mondo, la 14esima edizione del Future Film Festival di Bologna, rassegna consacrata alle tendenze del cinema contemporaneo e dell’animazione, ha dedicato parte della sua programmazione al filone catastrofico che proprio gli effetti speciali hanno da sempre contribuito a rappresentare, lasciando un segno indelebile nell’immaginario collettivo. Dall’evento di apertura “Big Clang Bang” (concerto/performance di Bill Laswell sul montaggio originale di Cristiano Travagliali) alla ri-proposizione di alcuni disaster movie (tra cui L’esercito delle 12 scimmie di Terry Gilliam, La guerra dei mondi di Byron Haskin del 1953, The Day After Tomorrow di Roland Emmerich), dall’omaggio al Titanic (di cui, come tutti sanno, si ricorda quest’anno il centenario dell’affondamento) attraverso una riflessione sul ruolo giocato dai media in relazione a grandi catastrofi di portata collettiva ad “Archeologia del Futuro. Apocalypse wow”, ricognizione cinematografica dei peggiori terremoti e cataclismi, la kermesse è stata attraversata dal tema “La fine del mondo (and I feel fine)”, che è poi anche il titolo dell’edizione svoltasi dal 27 marzo al 1 aprile. Eventi collaterali, convegni, esposizioni e incontri hanno arricchito la manifestazione negli spazi del centro cittadino (Palazzo Re Enzo, mediateca Salaborsa), mentre le proiezioni dei film si sono concentrate nelle sale della Cineteca bolognese.

Gli eventi
Non è mancato l’appuntamento con alcuni dei più importanti studi di animazione internazionali, ormai fidelizzati all’appuntamento con la rassegna. Peter Lord, co-fondatore della Aardman Animations, ha accompagnato al FFF l’anteprima mondiale (in contemporanea con Londra) di Pirati! Briganti da strapazzo, declinazione grottesca e sui generis delle avventure piratesche, dove la straordinaria cura nei dettagli e la sapienza tecnica dell’animazione in stop motion si coniugano con la visione stereoscopica e soprattutto con l’impiego della computer grafica. Un piccolo grande gioiello, Pirati! Briganti da strapazzo, che è già possibile ammirare nelle sale italiane e che evidenzia come questo pluripremiato studio di animazione riesca a evolvere, crescere, guardare a progetti sempre più ambiziosi nel campo dell’animazione contemporanea, rimanendo comunque fedele alla propria identità. Altrettanto efficace è Lorax - Il guardiano della foresta, presentato fuori concorso in anteprima nazionale al festival (sarà nelle sale italiane il 1 giugno). L’adattamento 3D-CG del romanzo The Lorax di Theodor “Dr. Seuss” Geisel (autore per l’infanzia molto amato negli States) è curato dallo stesso team di Cattivissimo me: il regista Chris Renaud, affiancato da Kyle Balda, gli sceneggiatori Cinco Paul e Ken Daurio, e il produttore Chris Meledandri, ex presidente della 20th Century Fox Animation e soprattutto fondatore dell’Illumination Entertainment.

In una distopica città del futuro, Thneedville, dove la natura non esiste perché a imperare sono la plastica e il consumismo più sfrenato, un ragazzino di nome Ted (in originale la voce è di Zac Efron) cerca di scoprire che fine hanno fatto gli alberi per poter far colpo sulla ragazza dei suoi sogni, Audrey. Grazie alla nonna, Ted riesce a scovare Onceler, un misterioso personaggio che vive al di fuori dell’imponente muro che isola la città dal resto del mondo. In un lungo flashback che si dipana parallelamente alle vicende di Ted, lo spettatore viene a conoscenza della storia di Onceler e del suo incontro con Lorax, il portavoce degli alberi, creatura burbera ma dal cuore d’oro (il doppiatore è Danny De Vito, che ha raccolto la sfida di prestare la sua voce al personaggio anche in altre lingue, tra cui l’italiano), e di tutti i buffi abitanti della Valle di Truffala, dove un tempo sorgevano alberi sfavillanti. Permeato da una filosofia squisitamente ambientalista, il film parla con intento didattico alle giovani generazioni cui si rivolge, non scivolando però mai nella noia o nella retorica, tanto da risultare assolutamente piacevole e godibile anche per un pubblico adulto. Educativo e al contempo divertente e coinvolgente, Lorax brilla per ritmo e inventiva nelle caratterizzazioni sia dei personaggi che delle ambientazioni.

Lorax non è l’unico film dalle venature ambientaliste presentato al FFF: la strada green intrapresa anche da The Great Bear del danese Esben Toft Jacobsen e da Tibetan Dog di Masayuki Kojima (Piano Forest), dove l’attenzione è concentrata sul legame ancestrale tra uomo e animale, indica una possibile via di uscita dagli apocalittici scenari, immaginari e non, lastricata di valori quali il rispetto per il mondo in cui viviamo e la volontà di non sprecare le risorse di cui disponiamo, abbracciando una visione della vita più ecosostenibile e consapevole. E se lo Studio Ghibli prosegue il suo percorso di rinnovamento con From Up on Poppy Hill di Goro Miyazaki, figlio del leggendario Hayao, che sarà distribuito in Italia dalla Lucky Red nel 2012, la Pixar è stata protagonista di un interessante incontro con Joshua Hollander, direttore di produzione 3D e, quindi, responsabile della supervisione di tutti gli aspetti della produzione stereoscopica dello studio, tra nuove uscite e riconversioni di titoli già presenti in catalogo. Ribadendo l’importanza assoluta della storia nelle opere targate Pixar, Hollander ha illustrato i principi cardine dell’impiego del 3D nello studio - coerenza ma anche e soprattutto comfort per la vista dello spettatore - e le difficoltà tecniche insite sia nella produzione ex novo che nelle operazioni di riconversione. Nella dimensione Pixar, il 3D non è mai aggressivo ma assurge a strumento di narrazione visiva che mira a veicolare gli stati d’animo dei personaggi e ad esaltare in modo mirato azioni e ambientazioni.

Hollander ha presentato il trailer di Ribelle - il 5 settembre nelle sale italiane - e alcune sequenze della riconversione nel formato stereoscopico di Alla ricerca di Nemo, la cui uscita in America è prevista per il 14 settembre. Tutto questo in attesa della riedizione di Monster & Co. nel 2013 e del nuovissimo Monsters University (con Mike e Sullivan negli anni del college). È il quarto anno che il Future Film Festival si interroga sulle potenzialità che il 3D ha apportato al cinema di animazione e non solo, presentando quest’anno anche altri casi di applicazione della stereoscopia, quali il campo scientifico-divulgativo e quello relativo ai parchi divertimento. Con l’affacciarsi del 3D d’autore - Martin Scorsese (l’eccezionale Hugo Cabret era stato presentato in anteprima nazionale a Bologna proprio sotto l’egida del Future Film Festival), Wim Wenders e Werner Herzog - si apre una nuova prospettiva per la stereoscopia, non necessariamente legata all’animazione o al cinema di genere. Sono in molti, però, a considerare questa tecnologia già al tramonto. Il dibattito resta aperto e la prossima edizione del FFF sarà pronta per registrare lo stato dell’arte.

Animazione dal mondo
Vincitore del Future Film Platinum Grand Prize, dopo aver conquistato il premio come miglior film anche al New York International Children’s Film Festival, è A Letter to Momo di Hiroyuki Okiura, proiettato a Bologna per la prima volta fuori dal Giappone. Dopo oltre un decennio dal suo debutto, Okiura torna con questo riuscito racconto di formazione, dove la tradizione giapponese - culturale e cinematografica - legata agli spiriti e ai fantasmi si fonde alla storia intima e personale di una ragazzina di undici anni alle prese con i primi duri ostacoli dell’esistenza. Trasferitasi con la madre da Tokyo a una delle isole dell’arcipelago giapponese, dove vivono gli zii, Momo deve infatti affrontare il senso di colpa montato in lei dopo aver litigato con il padre prima che quest’ultimo morisse durante una spedizione scientifica nell’oceano. Timida e insicura, Momo rimugina sempre sulla lettera che suo padre aveva iniziato a buttare giù prima della tragedia, non riuscendo a scrivere che “cara Momo”, domandandosi che cosa le volesse dire. Decisivo sarà l’intervento “divino” di tre yokai (spiritelli) davvero particolari, che imprimono una sferzata comica al racconto. A Letter to Momo, prodotto dal prestigioso studio Production I.G, è un film in cui l’animazione 2D risulta perfettamente funzionale alla descrizione accurata delle atmosfere rurali dell’ambientazione e dei sentimenti dei personaggi. Il sobrio equilibrio tra dramma e commedia rende, inoltre, fluida la trattazione di temi non facili, come il rapporto con i genitori, l’elaborazione del lutto, il superamento del senso di colpa e delle proprie paure, la ricerca di un’identità e di un proprio posto nel mondo.

L’animazione orientale è stata, come sempre, protagonista del FFF e, come nel caso di A Letter to Momo, continua a prediligere l’animazione in 2D. In concorso c’erano, infatti, anche Children Who Chase Lost Voices di Makoto Shinkai (2011), Midori-ko di Keita Kurosaka, il sud-coreano Green Days - Dinosaur and I (altro film di formazione su tre giovani che si pongono domande e interrogativi sul proprio futuro), diretto da An Jae Hoon al suo esordio nel lungometraggio. Il Giappone incontra la Cina nel già citato, epico, Tibetan Dog di Masajuki Kojima (2011), primo film prodotto dal prestigioso studio MadHouse nel paese del Dragone, tratto dal bestseller dello scrittore cinese Zhijun Yang (il protagonista Tenzin, alla morte della madre, va a vivere con il padre, medico nelle praterie siberiane, instaurando un legame speciale con un cane tibetano dal manto dorato). Unica concessione del Far East alle tre dimensioni arriva da Naki: On The Monster Island di Takashi Yamazaki, coadiuvato dall’esperto in computer grafica Ryuichi Yagi, e presentato fuori concorso.

Il Vecchio Continente è stato, invece, rappresentato dal ceco Alois Nebel di Tomas Lunak, dal danese The Great Bear di Esben Toft Jacobsen, dal francese A Monster in Paris di Bibo Bergeron (un passato in Disney per poi approdare alla Dreamworks, per la quale ha diretto Una strada per Eldorado e Shark Tale), in 3D, e dai notevoli Chico & Rita (2010), candidato quest’anno all’Oscar come miglior film d’animazione, e Wrinkles (Arrugas, 2011) di Ignacio Ferreras, tratto dall’omonima graphic novel di Paco Roca (su un ex direttore di banca affetto dal morbo di Alzheimer, ricoverato in una clinica per anziani), che sanciscono la maturità e la vitalità dell’animazione iberica. Firmato dal famoso cineasta Fernando Trueba, dal regista di serie tv animate Tono Errando e dall’artista e designer Javier Mariscal, Chico & Rita è un melodramma realizzato con la tecnica della rotoscopia e immerso nelle atmosfere della Cuba pre-castrista, dove si racconta la travagliata e passionale storia d’amore tra il pianista Chico e la sensuale cantante Rita, che si consumerà tra l’Havana, New York e Las Vegas, tra tradimenti e inseguimenti a colpi di musica bepop. Per l’Italia, fuori concorso, è stato presentato, The Dark Side of the Sun di Carlo Shalom Hintermann.

Live action
Ma non di sola animazione vive il Future Film Festival. La menzione speciale della giuria del concorso ufficiale è andata ad Attack The Block (co-produzione anglo-francese), esordio fulminante alla regia di Joe Cornish (anche sceneggiatore di Tin Tin di Spielberg), in uscita il 30 maggio in Italia. Cosa succederebbe se un attacco alieno colpisse uno dei grandi edifici residenziali della periferia degradata della Londra odierna? E se fosse una banda di giovani teppisti a doverlo fermare? Dotato di ironia caustica, ritmo, scrittura solida e convincente, personaggi e facce azzeccati, Attack The Block è uno dei titoli più apprezzati del palinsesto del FFF, da non perdere quando uscirà nei cinema, considerando anche il sotto-testo di natura sociale che innerva il film. Altrettanto interessante, anche se meno compiuto, è il film evento al box office americano Chronicle di Josh Trank (sceneggiato da Max Landis), su tre adolescenti americani che acquistano superpoteri entrando in un misterioso tunnel nel bosco. Rovesciando l’assunto “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, il film aggiorna in maniera personale il discorso sui supereroi, scegliendo la formula del mockumentary in found footage. In uscita il 9 maggio nel nostro Paese, Chronicle ha dalla sua soluzioni visive efficaci - ad esempio, i poteri telecinetici del protagonista principale Andrew (Dane DeHaan) giustificano il fatto che la cinepresa non riprenda sempre in soggettiva ma vari le sue angolazioni - e ottimi effetti visivi. Peccato per uno sviluppo narrativo non troppo originale e un finale in larga misura prevedibile.

 


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