Ladykillers PDF 
di Maurizio Ermisino   

La vedova di Katie Johnson che era al centro de La signora omicidi, commedia anni Cinquanta della Ealing, era la classica vecchietta esile, indifesa e dolce, tutta amiche e the delle cinque. La vedova di Irma P. Hall, protagonista di Ladykillers, remake di quel film, è un donnone di colore, nerboruta, energica e determinata. La differenza tra originale e rifacimento è tutta in quella tra le due protagoniste: quanto il primo era delicato, raffinato, sottile e british, tanto il secondo è energico, esplosivo (in tutti i sensi…), rumoroso, più volgare e sboccato. Il primo era una commedia, che divertiva per la progressione della trama, il secondo è un film comico, che strappa la risata grazie all'accumulo di gag.

Certo, la storia è la stessa: un professore (Tom Hanks, nel ruolo che fu di Alec Guinness) affitta una stanza presso la casa di un'anziana vedova, con la scusa di poter provare con il suo ensemble musicale. In realtà il professore e la sua banda hanno intenzione di fare una rapina: dalla cantina della signora, scavando un tunnel, si può arrivare nel casinò della zona. Ma i Coen mutano radicalmente atmosfera: invece delle nebbie britanniche ci troviamo nel sud degli Stati Uniti, con atmosfere più solari e le musiche gospel e blues che già facevano da colonna sonora al loro Fratello dove sei di qualche anno fa (il curatore della colonna sonora è lo stesso, T-Bone Burnett). E prendono l'idea del tunnel da Criminali da strapazzo di Allen, o se preferite dal nostro I soliti ignoti, e non dall'originale, dove veniva rapinato un camion portavalori.

Il risultato è piacevolissimo: si ride e si godono sequenze memorabili (la soggettiva del giocatore di football, lo spot con il cane), sono azzeccati i caratteristi (tra cui lo sboccato Marlon Wayans, già star comica della serie Scary Movie) e i "tormentoni" che ricorrono nel film: la chiatta che passa sotto il ponte a portare rifiuti e cadaveri (nell'originale c'era un treno), il terribile gatto della signora (con gag su un dito mozzato che richiama Il grande Lebowski), il di lei defunto marito che incombe minaccioso da un ritratto (che ricorda analoghi momenti de I dimenticati di Preston Sturges, pellicola già utilizzata dai due fratelli).
I Coen continuano nell'opera di rilettura dei generi classici del cinema: dopo il noir de L'uomo che non c'era e la commedia rosa di Prima ti sposo poi ti rovino ora è (di nuovo) il turno della commedia nera. Tutto bene, eppure il film sembra un compitino ben svolto e troppo rassicurante. Perché sfrutta un'idea che già funzionava bene nell'originale. Perché utilizza una star di richiamo come Tom Hanks (bravissimo e ancora mai uguale a se stesso). Perché fa procedere il film senza intoppi, ma anche senza rischi e colpi di genio. Su una strada già percorsa con Prima ti sposo poi ti rovino, ma senza l'arguta satira di costume di quel film.

Insomma, i Coen sembrano aver perso un po' di genio, di cattiveria, di carica eversiva. Che i troppi elogi li abbiano ammorbiditi? Loro sono i primi della classe, e dai primi ci si aspetta sempre il massimo.

 


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