The International PDF 
Matteo Marelli   

The International sarebbe potuta essere l'opera manifesto della convulsa crisi finanziaria che sta facendo tremare l'economia mondiale; essere oggi quello che Tutti gli uomini del presidente, di Alan J. Pakula, e I tre giorni del Condor, di Sidney Pollack, furono negli anni Settanta. Ma al film di Tom Tykwer manca la tensione morale che era l'elemento di forza delle opere del nuovo cinema americano, la cui grandezza stava nel partire da fatti specifici e chiaramente allusivi alla cronaca statunitense per giungere a veri e propri affreschi apocalittici di intere organizzazioni sociali e politiche.

Tykwer costruisce il suo thriller cospiratorio traendo spunto dallo scandalo della Bank of Credit and Commercial International, capostipite dell’intero sistema bancario islamico e fra i più importanti istituti finanziari del terzo mondo, rivelatosi poi un crocevia di trafficanti di armi, signori della droga, finanzieri senza scrupoli, uomini politici di varie bandiere e di dubbia onestà. Ma soprattutto di agenti segreti, a cominciare da quelli della Cia. Proprio l'agenzia di spionaggio americana, che ha cercato di ostacolare l'inchiesta sulla banca, utilizzò la B.C.C.I come canale per finanziare i ribelli afghani, per condurre il traffico illegale di armi con l'Iran, i cui proventi servirono e  a sostenere gli anti-sandinisti in Nicaragua, e per altre operazioni in giro per il mondo. Materiale di difficile utilizzo quello che si è trovato nelle mani il regista, di impervia trattazione, che avrebbe richiesto un maggior lavoro di cesellatura per far sì che gli eventi riuscissero più agevolmente a trasferirsi dalla dimensione della cronaca a quella della storia. Quello che manca a The International, infatti, è una solida struttura narrativa che possa fare da perno, da elemento portante capace di sorreggere le ambizioni dell'operazione. Tykwer e lo sceneggiatore  Eric Warren Singer vorrebbero riuscire a raccontare il nuovo ordine globale, la nuova forma di sovranità materializzatasi grazie all'avvento della globalizzazione degli scambi economici, un moloch, un nuovo Impero che non accetta limiti né confini, che non ha centro né periferie, che controlla  i flussi finanziari mondiali e che sta progressivamente incorporando l'intero spazio mondiale all'interno delle sue frontiere aperte e in continua espansione. Tuttavia, in assenza appunto di una storia ben articolata, il malcapitato spettatore si trova piuttosto impegnato a sbrogliare la matassa di questo governo occulto in cui si trovano coinvolti non meglio specificati "grandi burattinai", “superiori sconosciuti” che tessono le fila del mercato globale, vecchi gerarchi comunisti riciclatisi al Capitale, terroristi, brigatisti, poliziotti corrotti, esponenti rampanti della nuova destra. A complicare ulteriormente la vicenda, già di per sé macchinosa, è l'estenuante tour de force di spostamenti cui è sottoposto il protagonista, Luis Salinger, costretto a saltare dalla Germania agli Stati Uniti, dalla Francia al Lussemburgo, e ancora all'Italia e alla Turchia per rincorrere questo nemico dalle molteplici facce, capace di travalicare qualsiasi confine per diffondersi su scala globale come un virus letale. Lo spaesamento di Clive Owen (as Salinger) è lo stesso dello spettatore, totalmente perso in un intreccio di nomi e complicati rapporti di impossibile decifrazione.

Da un punto di vista strettamente registico, Tykwer infarcisce la vicenda di ridondanti scene d'azione, su tutte l'interminabile sparatoria all'interno della spirale capovolta del Museo Guggenheim di New York, tutta costruita su un continuo gioco di riflessi. Una lunga sequenza che vorrebbe creare vertigini emozionali, ma che invece stanca per l'eccessiva leziosità della messinscena. Una trovata manierista che sarebbe forse riuscita a risolvere, con la giusta efficacia, un regista come Brian De Palma. Ma Tom Tykwer, purtroppo, non è De Palma.

TITOLO ORIGINALE: The International; REGIA: Tom Tykwer; SCENEGGIATURA: Eric Singer; FOTOGRAFIA: Frank Griebe; MONTAGGIO: Mathilde Bonnefoy; MUSICA: Reinhold Heil, Johnny Klimek, Tom Tykwer; PRODUZIONE: Germania/Gran Bretagna/USA; ANNO: 2009; DURATA: 118 min.

 


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