Alfred Hitchcock «Nodo alla gola» PDF 
Paolo Fossati   

Quale studente di cinema o quale cinefilo, pensando a Nodo alla gola, non sussulta associando il titolo alla maestria hitchcockiana dell’unico piano-sequenza che compone il film? Certo, tecnicamente si tratta di piani-sequenza della lunghezza di un rullo ciascuno, montati sapientemente attraverso espedienti già previsti in fase di ripresa sul set: dissolvenze a nero nel bel mezzo di movimenti di macchina che aggirano un attore passandogli alle spalle, il proseguire del dialogo mantiene l’attenzione dello spettatore sul piano dell’enunciazione dei contenuti verbali, mentre l’inquadratura, per un attimo, si riempie solo del colore scuro della giacca del personaggio  inquadrato di schiena; pochi attimi che bastano per pinzare un fotogramma al successivo… e il gioco è fatto!.

Archiviato il piano-sequenza come classico spunto per riconoscere questo film nella vasta filmografia di Hitchcock (forse talora sminuendone il valore e riducendolo ad una operazione di sperimentazione o, peggio ancora, a un esercizio di stile), si può iniziare a riflettere su molti altri aspetti ai quali il libro di Alberto Boschi dedica attente annotazioni: temi ricorrenti dell’opera di Hitchcock, come quello del delitto perfetto (qui considerato addirittura una forma artistica), le riflessioni sul transfert di colpa, i riferimenti filosofici presenti nella sceneggiatura (legati al tema del superomismo, non certo un argomento leggero data l’epoca: siamo nel 1948, solo pochi anni dopo la Seconda Guerra Mondiale e Hitler viene citato apertamente), palesi connotazioni omosessuali dei protagonisti del film (sebbene si dovessero fare i conti con il codice Hays). I racconti “da set” presenti nel libro ricreano un affresco che cattura l’attenzione del lettore/spettatore ed evocano l’atmosfera di anni attraversati da instancabili innovatori. Si tratta del primo film del maestro del brivido girato in Technicolor e le riprese, effettuate a Los Angeles, catturano un’ambientazione newyorkese. Oltre alle stanze dell’appartamento dove si svolge l’intera azione, la scenografia dello spazio esterno visibile dalla vetrata del soggiorno ricrea in scala lo skyline di Manhattan attraverso un ciclorama di quattrocento metri quadrati, illuminato da ottomila lampadine e duecento insegne al neon. Altro aneddoto sbalorditivo è quello che riguarda il lavoro con il montatore “anticipato” in fase di ripresa: non essendo previsto un vero montaggio, il montatore divenne un consulente del regista sul set, pianificando uno ad uno i movimenti di macchina. Un montaggio davvero “invisibile”, verrebbe da dire, altro che Hollywood classica!

Avvincente anche la vicenda produttiva di Rope (anche conosciuto come Cocktail per un cadavere), film per il quale Hitchcock si “imbarcò” in un’impresa di cinema indipendente, fondando nel 1946 la Transatlantic Pictures insieme a Sidney Bernstein, con l’intento di svincolarsi dalle major di Hollywood e da tutte le loro pressioni. L’idea era quella di potersi muovere liberamente tra Londra e la California. Il sogno della Transatlantic rese possibile la realizzazione di Nodo alla gola e rimase vivo per produrre un secondo film di Hitchcock, Under Capricorn (1949), l’insuccesso del quale ne causò, però, purtroppo il definitivo naufragio. Tra i molti racconti raccolti nel volume Lindau, non si possono poi ignorare la ricostruzione della diatriba con Patrick Hamilton (autore del dramma al quale si ispira il film, andata in scena la prima volta a Londra nel 1929) per la stesura della sceneggiatura, nè dimenticare di segnalare la piccola, ma interessante, antologia critica proposta nel finale.

Nonostante, dunque, i punti d’interesse per Rope siano davvero molti, è importante non dimenticare mai la scelta stilistica del piano-sequenza, sebbene non vada vista sempre come unico emblema dell’opera. Un testo è un universo che si compone di molte sfaccettature che lo rendono unico sia per utilità narrativa sia talvolta per procurare nello spettatore più smaliziato il piacere del testo stesso. Non è un caso che la riflessione di Boschi si apra proprio con una citazione del libro di Roland Barthes, Il piacere del testo, che ben descrive una caratteristica che può accomunare autori, lettori e spettatori: la passione insaziabile del venerare i testi. Un’adorazione inebriante descritta dal semiologo francese con una metafora: “il piacere del testo somiglia all’istante insostenibile (…) che il libertino gusta alla fine di un’ardita macchinazione, facendo tagliare la corda a cui è appeso, nell’attimo del godimento”. Citazione ad hoc per Nodo alla gola, che mette in relazione eros e thanatos passando proprio attraverso l’uso di una corda.

TITOLO: Alfred Hitchcock «Nodo alla gola»; AUTORE: Alberto Boschi; EDITORE: Lindau; ANNO: 2009; PAGINE: 232; PREZZO: 19,00 €

 


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