Un rapinatore senza nome è in fuga con i federali alle calcagna. La sua corsa si interrompe poco aldilà del confine col Messico, dove viene arrestato dalla polizia locale. Ma varcare il limite territoriale è stato un caso o una scelta? La risposta è solo rimandata. Dopo che i proventi del colpo fallito vengono fagocitati dai corrotti rappresentanti delle forze dell’ordine di Tijuana, il bandito (interpretato da Mel Gibson) è recluso in un carcere alquanto singolare, chiamato “El Pueblito”, una sorta di città-prigione dove convivono uomini, donne e bambini, e dove l’unica legge a valere è quella del più forte. E il più forte è il corrotto Javi (Daniel Jimenez Cacho), capo della gang che detta le regole tra le mura circondariali. Gibson il gringo, tuttavia, se non il più forte, è di sicuro il più abile, e tira fuori tutto il suo repertorio di destrezza, trucchetti da borseggiatore e fisicità, oltre a uno spirito di osservazione fuori dal comune, il tutto allo scopo di cavarsela e, segretamente, riuscire a scappare da quel posto maledetto. L’incontro con un ragazzino di dieci anni (Kevin Hernandez), detenuto assieme alla madre, gli tornerà utile, dal momento che il fanciullo, accanito fumatore, la sa piuttosto lunga su come girano gli affari a “El Pueblito”. Mai si sentirà il suo nome, né quello della madre (una fascinosa attrice messicana, Dolores Heredia), anche se rappresentano i personaggi chiave: il padre del ragazzino era un detenuto con lo stesso gruppo sanguigno di Javi, il quale necessita da tempo di un trapianto di fegato; ucciso il detenuto per vendetta, non resta che il ragazzino come portatore dell’organo di scorta. La resa dei conti, il momento nel quale il gringo decide di riprendersi la libertà e i soldi della rapina, arriva quando Javi stabilisce di voler effettuare il trapianto, dopo aver rapito la madre e il bambino. È l’occasione per un finale pirotecnico che riserverà un bel po’ di sorprese.
Mel Gibson dà prova di aver ritrovato verve e carattere, molto vicino allo straripante dinamismo dei vari Lethal Weaphon e fortunatamente lontano anni luce dalla prova opaca offerta in Mr Beaver (film diretto dall’amica Jodie Foster, che doveva segnare un ritorno dell’attore e regista australiano a un ruolo di prima fascia nel panorama hollywoodiano, e che si è invece rivelato un vero e proprio flop per incassi e critica). Grunberg, aiuto-regista nel film Apocalypto, stavolta fa da primo dietro la cinepresa, dando un impronta “alla Rodriguez” a questo lungometraggio, con sequenze dal ritmo serrato, quasi vertiginoso: sparatorie (una a metà pellicola, in particolare, lascerà sul campo un numero di vittime da far invidia ai Rambo e alle pellicole più cruente di Schwarznegger), violenza brutale e un bel po’ di splatter sono gli ingredienti utilizzati per dare vitalità a una sceneggiatura (firmata dagli stessi Gibson e Grunberg, assieme a Stacy Perskie) originale, ma che non riesce a stimolare più di tanto la fantasia dello spettatore amante del pulp, memore dei vari Machete o C’era una volta in Messico. Evidentemente, è per questo orientamento stilistico che si è deciso di distribuirlo addirittura on-demand, negli States, prima volta in assoluto per un prodotto dal budget comunque importante.
Da sottolineare, inoltre, la partecipazione di una notevole galleria di carateristi, tutti di rilievo, come Bob Gunton (il Samuel Norton direttore del carcere in Le ali della libertà), Peter Stormare (il killer freddo e insensibile di Fargo) e Jesus Ochoa (il Tomson del noir messicano Nicotina), impiegati in ruoli minori allo scopo di dare più spessore al risultato finale. Non sarà certo una rinascita come quella di Travolta in Pulp Fiction per mano di Tarantino o come quella del Jeff Bridges de Il Grande Lebowsky grazie ai Coen, ma di sicuro per i fan di Gibson questo Get The Gringo rimarrà un’opera destinata a lasciare un’impronta tutt’altro che effimera nel genere. E, per rispondere alla domanda iniziale: sì, il protagonista ha volutamente varcato il confine. Se no, che gusto c’era?
Titolo originale: Get the Gringo; Regia: Adrian Grunberg; Sceneggiatura: Mel Gibson, Adrian Grunberg, Stacy Perskie; Fotografia: Benoît Debie; Montaggio: Steven Rosenblum; Scenografia: Bernardo Trujillo; Costumi: Anna Terrazas; Musiche: Antonio Pinto; Produzione: Airborne Productions, Icon Productions; Distribuzione: Eagle Pictures; Durata: 95 min.; Origine: USA, 2012
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