Un consenso quasi unanime ha accolto la presentazione di Mare Dentro, l'ultimo film del cileno Alejandro Amenábar, nel corso edizione 2004 della Mostra del
Cinema di Venezia.. E infatti Mare dentro è un'opera meravigliosa, incantevolmente sospesa tra un realismo quasi clinico (racconta la battaglia di un tetraplegico che vuole ottenere il diritto all'eutanasia) e un simbolismo quasi magico, con una capacità di trascorrere tra realtà e finzione che rende possibile pensare a un Almodovar privato delle sue punte espressive, come se una linea melodrammatica e onirica passasse da Mare dentro a un film come Parla con lei (che, guarda caso, partiva da un caso clinico, la vicenda di due donne cadute in coma). In entrambi i film, la simbolica delle immagini tenta di scavare dentro un nodo etico, una contraddizione morale che sconvolge le categorie di pensiero e di azione degli uomini: in Parla con lei, l'amore di un infermiere verso una paziente in coma si traduce nel gesto, scandaloso e inaccettabile, di accoppiarsi con lei; in Mare dentro il desiderio di vita di un uomo, rimasto paralizzato in seguito a un incidente, si traduce nel desiderio di morire.
Colpisce che la critica rifiuti in modo così drastico di situarsi sul terreno morale in cui un regista lo invita a posizionarsi. Sul Dizionario Farinotti, ad esempio (consultabile all'indirizzo www.mymovies.it), il pur bravissimo Davide Morena scrive di volersi astenere "dall'emettere un qualsiasi giudizio etico sul film di Amenabar in concorso a Venezia 2004. Premessa fondamentale perché Mar adentro passa su un tema troppo delicato e fragile per essere qui discusso: l'eutanasia, ciò cui Ramón, il protagonista del film, ambisce da ventotto lunghi anni, da quel giorno maledetto in cui un tuffo mal calcolato lo ha reso tetraplegico, costretto per sempre dentro quattro mura, su una letto, tagliato fuori della sua stessa vita". Che è una considerazione sorprendente, perché tutto nel film di Amenábar è costruito per spingere lo spettatore a non astenersi dal giudizio etico, a pronunciarsi, a schierarsi. In questo senso, Mare dentro è un film ideologico e politico.
Dal punto di vista del critico, ovviamente, non si tratta di giudicare la tesi che il regista porta avanti, e che potremmo individuare in un appoggio senza riserve all'eutanasia, sia come opzione morale sia come proposta politica e giuridica. Si tratta invece di vedere con quali strumenti questa scelta ideologica è calata nel tessuto narrativo e nel mondo interiore dei personaggi, e rilevare quale sia stato il grado di intervento e di sovrapposizione tra la scelta ideologica del regista e quella dei personaggi.
Anche in questo caso il confronto con Almodovar risulta illuminante. In Parla con lei, un infermiere si innamora di una paziente in coma e si accoppia con lei. Cosa pensa il regista di questa azione dell'infermiere? Non lo sappiamo, perché Almodovar evita ogni intervento, lascia i personaggi reagire liberamente e semmai rimanda la risposta allo spettatore. Nel caso di Mare dentro, invece, si sente che il regista ha tolto un po' di libertà ai suoi personaggi: tramite loro, ha voluto portare avanti la sua tesi e, infatti, gli unici due personaggi del film contrari all'eutanasia, un prete e un rozzo contadino (il fratello del protagonista), sono disegnati a tratti veramente grossolani, e, a ben vedere, rappresentano con la loro immagine/ruolo la Spagna feudale di Buñuel!
Mi sembra che si tratti se non proprio di un errore, di un limite nella scrittura di questo film: perché lo scrittore, il regista, lo sceneggiatore dovrebbero ricostruire il sistema etico e psicologico dei personaggi senza forzature e sovrapposizioni. Invito a recuperare un vecchio e splendido articolo di Carlo Bo (ripubblicato nella raccolta Letteratura come vita, Rizzoli 1994), in cui il critico ligure paragonava il Flaubert di Madame Bovary al Tolstoj di Anna Karenina, rilevando come nel romanzo francese si assisteva a un'interferenza continua dell'ideologia del romanziere nella psicologia della protagonista; mentre lo scrittore russo si limitava ad amare la sua eroina, lasciandola vivere di vita propria.
Eppure, vorrei sottolineare come questo difetto di scrittura non impedisca a Mare dentro di essere un bellissimo film. Segno che l'essenza del cinema va individuata al di là dei suoi motivi ideologici, ma risiede piuttosto nella forza di evocazione delle immagini e nel mistero del suo simbolismo. E che si può amare un film nonostante i suoi difetti, come ha scritto Tarkovskij, che adorava Tolstoj proprio in virtù dei suoi insopportabili eccessi.
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