Se si dovesse giudicare la forza, la bellezza o anche solo la capacità di coinvolgimento di un film dalla sua attendibilità storica o dalla verosimiglianza, allora potremmo (e a ragione veduta dovremmo) annoverare la nuova pellicola di Oliver Stone tra le meno riuscite della sua carriera artistica. Tuttavia un film come Alexander, la cui trama sconfina nel mito e diventa leggenda, non poteva che essere fantasiosamente inverosimile, liberamente tratto da una storia che, sebbene Storia, si veste dei colori della fiaba, quasi fosse il racconto di una Sherazade da "Mille e una notte", concubina dell'harem alessandrino di Babilonia.

Alexander è un meraviglioso esempio di opulenza visiva, oltre ogni modo barocco, forzato nei risvolti, giocato al limite della credibilità e vistosamente sopra le righe nella trama come nella scelta degli interpreti e nella descrizione dei personaggi. Assolutamente inattendibile eppure sorprendentemente adatta alla natura del personaggio è la capigliatura platinata sfoggiata da Colin Farrel, quasi un pugno nello stomaco per chi è abituato a vederlo come rude uomo delle terre celtiche, persino ridicola se vogliamo, eppure, come immaginare in modo migliore un uomo che è al tempo stesso un feroce condottiero e un animo sensibile se non caratterizzando con un particolare vistosamente femminile l'immagine di una mascolinità possente come quella dell'attore irlandese?

E benché Farrel, e lo abbiamo già detto, non risulti credibile nei panni di questo Alessandro con gli occhi perennemente lucidi di pianto, perdutamente innamorato dell'amico e compagno d'armi Efestione (interpretato da Jarred Leto, forse il migliore dell'intero cast), bisogna pur ammettere che a cavallo del possente Bucefalo, più arrabbiato e urlante di Breaveheart /Wallace/Gibson, è insuperabile, tanto che alla fine della pellicola risulta difficile separare il personaggio dall'interprete. Così come la bellissima Angelina Jolie, la quale, avvolta dai serpenti e fasciata da impalpabili e trasparenti abiti fin dalle prime scene, sconvolge i sensi e diventa un'icona di seduzione pur sembrando più un'amante folle alla Glenn Close di Attrazione Fatale che una madre preoccupata per il futuro del figlio. Una Olimpiade senza ombra di dubbio conturbante ma fino a che punto una caratterizzazione di questo tipo ha dato qualcosa in più alla sceneggiatura? Fino a che punto la bellezza della Jolie è funzionale al personaggio? Forse non sarebbe stata più indicata un'attrice anche meno giovane e bella ma con un aspetto un tantino più "materno"?
Naturalmente il fatto che nell'affrontare quest'ambizioso progetto Oliver Stone non abbia sposato la causa dell'attendibilità storica, preferendo piuttosto guardare alla mistica della leggenda, non giustifica alcune "ingenuità", l'uso di alcune trovate che possono persino risultare macchinose (ad esempio la scelta di far raccontare la storia di Alessandro ad un Tolomeo ormai anziano sembra giustificata dalla sola voglia di far apparire tra i titoli di testa il nome di Anthony Hopkins) o la presenza di alcuni segmenti gratuiti, non tanto per il loro contenuto quanto per la loro continua reiterazione che diventa fastidiosa e ne diluisce eccessivamente l'intensità (come le molteplici dichiarazioni d'amore di Alessandro ad Efestione e viceversa).

Alla luce dei fatti, malgrado tutti i suoi difetti ed il tiepido riscontro di pubblico, Alexander è un film affascinante e coinvolgente che ritrova e conserva immutato il gusto per l'eccesso e il look decisamente kitsch dei pepla anni '50, coniugandolo però con la tecnologia e la padronanza di mezzi propria dei giorni nostri, spingendosi laddove altri non erano riusciti o forse non avevamo osato arrivare.