L’ipotesi cinema PDF 
Paolo Fossati   

Nel 2000 Alain Bergala, firma dei Cahiers du cinéma, cineasta e docente di cinema all’Università Paris III, venne chiamato dal Ministro della Cultura francese Jack Lang come consigliere per l’elaborazione di un piano quinquennale d’introduzione delle arti e del cinema tra gli insegnamenti fondamentali delle scuole francesi. Basterebbe già questo a infondere profonda ammirazione, grandi speranze per il futuro e un pizzico d’invidia nel lettore italiano del piccolo trattato L’ipotesi cinema, scaturito dall’esperienza didattica d’oltralpe. È consolante, comunque, che la Cineteca di Bologna abbia tradotto e pubblicato il volume nel nostro paese, molto meno propenso a dedicare nella scuola dell’obbligo uno sguardo analitico al cinema (o ai fenomeni mediali in genere, che tuttavia investono così pesantemente la quotidianità).

È una guida per “traghettatori” quella redatta da Bergala, uno strumento utile in primis per gli insegnanti volenterosi, spesso armati delle migliori intenzioni, ma spaesati dinanzi alla scelta di un approccio al cinema che si riveli funzionale e piacevole per i giovani studenti. Quale metodologia seguire? È questo, spesso, l’interrogativo di un corpo docente, che, sebbene ben disposto, non trova altro supporto che la propria buona volontà per tentare un’impresa didattica attenta a soddisfare i bisogni di un universo adolescenziale che si nutre d’immagini (e ne produce con disinvoltura) e quindi coerente con gli stimoli  della contemporaneità. La prospettiva proposta è quella di un avvicinamento al cinema inteso innanzitutto come arte, che veda il film non come un oggetto, ma come traccia finale di un processo creativo, la traccia di un gesto di creazione. Una pedagogia della creazione che vede l’atto del passaggio alla pratica non solo utile, ma necessario. In questo senso, l’approccio ai temi trattati si rivela davvero lungimirante, benché il progetto francese sia stato concepito prima dell’esplosione del fenomeno Youtube (le ultime statistiche parlano di trenta ore di filmati in upload al minuto) e dell’affermazione di massa dei social network.

L’autore è chiaro e quasi disarmante nel giudicare un’illusione pedagogica diffusa quella del credere che la via della decodifica fosse la strada maestra da seguire per sviluppare lo spirito critico infantile a partire da piccoli percorsi di analisi. Ritiene che ogni volta che si sia pensato d’aver fornito strumenti universali per analizzare gli audiovisivi attraverso esempi specifici ci si sia quindi solo illusi che gli allievi “non avrebbero più guardato la televisione come prima” del corso. Ricostruire il processo creativo è per Bergala ciò che più importa: insegnare ad osservare la struttura del racconto per immagini, oltre che fornire le inevitabili, ma scontate, nozioni di grammatica del cinema. Abituare all’idea che una singola visione del film sia alquanto insufficiente a comprenderne il valore artistico, sdoganando – a partire dall’esempio fornito da Nabokov in letteratura – anche la frequentazione del testo audiovisivo come oggetto da osservare più volte, per valutarne i meccanismi interni. Dalla diffusione dell’homevideo in avanti era inevitabile, del resto, che si iniziasse a riflettere su una nuova metodologia da utilizzare per lo studio degli audiovisivi. I cinefili nati o formatisi sotto l’egida della pellicola non possono evitare di confrontarsi con le nuove possibilità fornite dalla tecnologia e, oltre che goderne i benefici, devono ammettere che le nuove generazioni dell’era digitale possiedono di certo una rinnovata concezione dell’atto della fruizione: un’ottica che somma le possibilità e i pericoli (almeno di smarrirsi) dell’ipertestualità.

Nel testo della piccola guida emerge il culto del frammento, non in quanto feticcio, ma come segno da mettere in relazione con le proprie conoscenze, proprio come accade sulla copertina dell’edizione italiana, illustrata con una fotografia tratta dal backstage de La classe che ritrae, oltre agli studenti-attori del film, sia Laurent Cantet (regista) che Francoise Bégaudeau (sceneggiatore-attore protagonista), esplicitando quindi il cortocircuito creativo. È proprio questo genere di intrecci quello suggerito dal piccolo saggio, che predica l’arte del “fare” come momento iniziatico ed incontro culturale “dentro le mura” della scuola, ma anche della famiglia. Il mondo adulto ha una responsabilità educativa che non consiste in una dottrina da smerciare, ma in gesti concreti come l’organizzare la “possibilità dell’incontro con il film” e del fornire lo spunto per tessere legami tra i diversi film. Quello di Alain Bergala è, insomma, uno sguardo a modo suo “ostinato”, che non manca di onorare il collega Serge Daney, sposandone l’attitudine critica mordace e capace di cogliere le relazioni tra vita ed immaginario collettivo.

TITOLO: L’ipotesi cinema. Piccolo trattato di educazione al cinema nella scuola e non solo; AUTORE: Alain Bergala; EDITORE: Cineteca di Bologna; ANNO: 2008; PAGINE: 162; PREZZO: 10,00 €.

 


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