TFF 29/Omaggio a Dorian Gray PDF 
Valentina Rossetto   

Tra le attrici del cinema italiano degli anni Cinquanta e Sessanta Dorian Gray è sicuramente quella più sottovalutata, se non spesso dimenticata. Eppure, nella sua breve carriera (si è ritirata volontariamente dalle scene a soli 37 anni), ha partecipato a film di grande successo commerciale, ha recitato al fianco di grandi attori (Totò, Sordi, Gassman) ed è stata diretta da alcuni dei più importanti registi del dopoguerra (Risi, Fellini, Antonioni, Comencini). L’omaggio del Torino Film Festival, come afferma Gianni Amelio, ha voluto in parte colmare questo vuoto.

Come molti attori del dopoguerra Dorian Gray (al secolo Maria Luisa Mangini) esordisce giovanissima nel varietà, genere teatrale a cui il cinema italiano del periodo deve molto visto che è proprio da lì che provengono sia interpreti che sceneggiatori e maestranze. Amelio vede nella sua scelta del nome d'arte lo specchio di una certa Italia del dopoguerra, piccola ma ingenua e "innocente": poco importava che Dorian Gray fosse il nome di un personaggio letterario maschile, l'importante era l'effetto che faceva nelle insegne luminose del teatro. Il debutto cinematografico avviene nel 1951, ma è solo nel 1956 che Dorian Gray raggiunge il successo interpretando tre film al fianco di Totò e Peppino de Filippo, tra cui quello che la renderà famosa, Totò Peppino e la malafemmina. In questo film si consolida l'immagine cinematografica di Dorian Gray, una donna bella, elegante e solare che appartiene al mondo dello spettacolo, e soprattutto dotata di una certa autoironia. L'anno successivo è quello che segna la svolta nella sua carriera: Fellini la sceglie per un cammeo ne Le notti di Cabiria e Antonioni le dà il ruolo di Virginia ne Il grido, in cui emergono le sue capacità di attrice drammatica.

È proprio Il grido ad aprire l'omaggio del Torino Film Festival, un film che ha segnato la carriera di Dorian Gray, in cui l'attrice interpreta un ruolo completamente diverso da quelli a cui aveva abituato il suo pubblico. Non più la malafemmina del film di Totò o l'amante capricciosa e gelosa di Amedeo Nazzari ne Le notti di Cabiria, che si muove tra palcoscenico e ambienti eleganti. Virginia è una benzinaia con i capelli neri, povera e malvestita, quasi una stracciona, e soprattutto meschina ed egoista. Così Dorian Gray descrive il suo personaggio: "Virginia è il simbolo di tutti i difetti e di tutte le debolezze del cuore umano. In Virginia non c'è la compensazione di qualità e difetti. Virginia è solo difetti. Non rifiuta il bene perché è cattiva ma perché non lo conosce. È una creatura povera soprattutto moralmente". Come le altre protagoniste del film, e come in generale i personaggi femminili del primo Antonioni, Virginia avverte lo smarrimento della sua condizione, l'isolamento e la solitudine in maniera molto lucida e cerca di migliorare la propria vita come può, nel suo caso in modo egoista e disperato. Mette il padre in un ospizio e convince Aldo (Steve Cochran) ad abbandonare la figlia pur di ricominciare una vita con lui. Il grido permette a Dorian Gray di misurarsi con un personaggio complesso e problematico consacrandola presso il pubblico e la critica come un’interprete versatile.

Gli altri film che compongono l'omaggio sono commedie, genere che più di ogni altro ha caratterizzato la carriera di Dorian Gray. Questi film (Racconti d'estate di Franciolini, Mogli pericolose di Comencini e Crimen di Camerini) sono rappresentativi dell'immagine femminile che costruisce e porta avanti di film in film: quello di una donna raffinata, elegante, esigente, un po' viziata e annoiata, che abita soprattutto ambienti borghesi o legati allo spettacolo. Se da un lato i personaggi che interpreta rientrano spesso nei cliché della commedia, dall'altro, grazie alla sua abilità di interprete e alla sua verve ironica, riesce a renderli originali e interessanti esagerandone difetti e fragilità. In Racconti d'estate Doriana è un'attrice arrivista alla ricerca di un marito ricco che però s’innamora di un bagnino, un personaggio che Dorian Gray interpreta con molta autoironia, rivedendo la sua immagine di protagonista fatale del palcoscenico. Ornella, una delle tre protagoniste di Mogli pericolose, la cui interpretazione le valse il Nastro d'Argento, è una donna estremamente gelosa (spesso con ragione), vendicativa, capricciosa e poco ragionevole, il cui comportamento ai limiti del grottesco dà vita ai momenti più divertenti del film. In Crimen, uno dei sei film che Dorian Gray ha interpretato al fianco di Alberto Sordi, è Eleonora, la moglie viziata, annoiata e trascurata di un giocatore incallito, che approfitta delle debolezze del marito per tradirlo con un cameriere. Un'ulteriore testimonianza di questi personaggi femminili è Valeria, la protagonista dell'episodio Sadik del film Thrilling di Gianni Polidoro. Sadik è l'eroe dei fumetti di cui Valeria è diventata dipendente tanto da isolarsi completamente dalla realtà. La donna ne è così attratta da chiedere al marito (Walter Chiari) di travestirsi come lui in modo da movimentare la loro vita sentimentale, incurante e insensibile ai pressanti problemi finanziari di lui.

La rassegna è completata da un film che, come Il grido ma per ragioni diverse, merita un discorso a parte: Il mattatore di Dino Risi. Scritto e pensato per permettere a Vittorio Gassman di far emergere le sue capacità di attore istrionico, Il mattatore era anche il titolo dell’omonima e contemporanea trasmissione televisiva della RAI condotta dallo stesso Gassman. Entrambe le versioni hanno un forte impianto teatrale e un profondo legame con il mondo dello spettacolo, dell’avanspettacolo e della rivista. Un legame che non riguarda solo i contenuti e la provenienza degli interpeti, ma che è fondamentale nel determinare la struttura narrativa del film. Il mattatore è infatti caratterizzato dal susseguirsi di sketch in cui centrale è la performance degli attori più che la continuità e la coesione generale, blandamente garantite grazie all’escamotage del racconto in flashback. Dorian Gray interpreta Elena, ladra e truffatrice che, insieme a Gerardo (Gassman) e Chinotto (Peppino de Filippo), mette  insieme una serie di truffe che non sono altro che piccole messe in scena in cui ognuno di loro recita un ruolo sempre diverso. Gherardo la definisce la compagna ideale: bella, seducente e non innamorata, e quindi senza idee sul matrimonio, quasi la versione femminile di se stesso. Anche in questo caso l’immagine di Dorian Gray è coerente con le precedenti, e allo stesso tempo questo personaggio le permette di cimentarsi con il gioco dei travestimenti e della recitazione ritornando alle mai dimenticate origini teatrali della sua carriera.

Guardando nell’insieme la filmografia di Dorian Gray, e vedendola nei film proposti dalla rassegna, quella che emerge non è solo la continuità e la coerenza nella scelta dei ruoli, ma il suo appartenere a una categoria di interpreti piuttosto rara nel cinema italiano del dopoguerra: quello dell’attrice brillante. Nel dar vita a donne allo stesso tempo belle e raffinate, comiche e ironiche, si discosta tanto dalle attrici puramente comiche quanto da quelle che interpretano personaggi di una bellezza irraggiungibile e un po’ statica. Un caso quasi unico nel nostro cinema, ma abbastanza comune in quello americano delle sophisticated comedy, che meriterebbe di essere studiato più approfonditamente.

 


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