Non è mai troppo tardi PDF 
Eva Maria Ricciuti   

ImageLe premesse c’erano tutte. Un regista di confermato talento, Rob Reiner, con una onorevole carriera alle spalle, che annovera tra le sue opere numerose pellicole ormai oggetto di culto quali Stand By Me, Harry ti presento Sally, Misery non deve morire e Codice d'onore. Una coppia di attori essi stessi oggetto di culto, quanto di meglio oggi possa offrire Hollywood, tanto da poterli identificare solo pronunciandone il  nome: Jack e Morgan. Una storia dal forte impatto emotivo che narra gli ultimi giorni di vita di due uomini ormai anziani colpiti dalla malattia con la “m” maiuscola: il cancro. E poi il viaggio di formazione che diventa testimonianza dell’addio alla vita, l’amicizia, l’amore, la dedizione e la redenzione. Ce n’era insomma abbastanza da aspettarsi un capolavoro. Ma, come spesso capita in operazioni che sulla carta sembrano rasentare la perfezione, la scintilla non è scoppiata e la pellicola, sebbene formalmente e tecnicamente impeccabile, non riesce a toccare se non superficialmente le corde dello spettatore. Troppi i luoghi comuni in cui è incappata l’operazione (si pensi ad esempio ai protagonisti: il ricco, cinico, dispotico e materialista Edward Cole, cui presta il volto Jack Nicholson, e il povero, colto, arrendevole e spirituale Carter Chambers, interpretato da Morgan Freeman), troppe le leziosità formali (una su tutta la luce perennemente crepuscolare che illumina le scene), troppe le esagerazioni della trama (il finale con l’assistente che scala la vetta dell’Himalaya per deporvi le ceneri dei due è senza dubbio esagerato) e, soprattutto, eccessivi i virtuosismi di Nicholson e Freeman, più occupati ad ingaggiare una competizione e a dimostrare la loro bravura attoriale che a dare vita ai personaggi.

Ed è proprio questa, probabilmente, la pecca maggiore di Non è mai troppo tardi: l’aver ritagliato i personaggi - peraltro stereotipati al limite del ridicolo - addosso ai protagonisti. E, infatti, ci troviamo di fronte all’ennesima versione dell’odioso riccone impersonata da Nicholson e al mesto e colto uomo anziano piegato da una vita sacrificata per il bene della famiglia di Freeman. I due ingaggiano una gara di abilità all’ultimo respiro, da cui vengono fuori performance di grande valore, che non fanno altro che confermare quanto bravi siano, ma purtroppo i momenti in cui ci si dimentica di avere davanti due mostri sacri sono davvero rari e questo non fa che mortificare la pellicola e i personaggi. Forse il peccato più grande è stato quello di aver fortemente voluto due grandi star che, tuttavia, non sono riuscite a creare sullo schermo un equilibrio alternandosi l’uno come spalla dell’altro: manca l'alchimia tra loro, come a voler dimostrare che  la coesistenza di due galli in uno stesso pollaio è molto difficile. Eccellente invece la prova degli attori che hanno prestato il loro volto ai personaggi minori. Disarmante lo sguardo dell’ironico assistente (Sean Hayes), in bilico tra il sadismo di vedere il dispotico capo in difficoltà e l’affetto che prova per lui, fedele fino agli ultimi minuti di vita, a volte premuroso, a volte cinico al limite del buon gusto nell’affrontare le schermaglie verbali con Nicholson. Commovente la moglie di Freeman (Beverly Todd), preoccupata e disperata per la malattia del marito ma lucida ed efficiente, pronta a veder morire il compagno della vita ma non a rinunciare al suo amore anzitempo.

In ultima analisi, non siamo certo di fronte a quel capolavoro che ci si sarebbe aspettati sulla carta, eppure bisogna ammettere che in qualche modo la storia affascina e coinvolge, probabilmente più per il contesto emotivo e per il tema che tratta. Alla fine insomma ci scappa persino la lacrimuccia.

 

TITOLO ORIGINALE: The Bucket List; REGIA: Rob Reiner; SCENEGGIATURA: Justin Zackham; FOTOGRAFIA: John Schwartzman; MONTAGGIO: Robert Leighton; MUSICA: Marc Shaiman; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2007; DURATA: 97 min.

 


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