Sicilia: quando arrivò il cinematografo PDF 
Gabriele Angelo Perrone   

Ricostruire la memoria storica dei primi spettacoli cinematografici nelle diverse regioni dell’Italia, equivale a scoprire quella piccola parte della nostra memoria collettiva, carica di quei sogni e di quelle aspettative che animavano i nostri antenati di un tempo davanti alla scoperta del Cinematografo. Nonostante verso la fine del XIX secolo Parigi e Roma erano ancora molto distanti, se non dei miraggi, per una Sicilia storicamente arretrata, già a partire dal 1895, nella città di Palermo, era possibile ammirare e rimanere stupiti davanti al Kinetoscopio (o Kinetoscope) Edison. Un’importante testimonianza è reperibile nel Corriere dell’Isola del 5-6 giugno, che parla “dell’aggeggio” di Edison in questi termini:

“[…] Il Kinetoscopio (era esposto per tutto il mese di giugno “nel gabinetto del signor Moccia, in Via Vittorio Emanuele n. 151” (1)) è l’invenzione più recente e stupefacente dell’Edison. E’ uno strumento semplice quanto ingegnoso. Un piccolo motore elettrico alimentato da una proporzionata batteria di accumulatori, comunica il movimento ad un sistema di ruote ad ingranaggio, che fanno capo ad un cilindro a tamburo, dentato: questo è riunito ad una serie di rocchetti, sui quali scorre un lungo nastro, formato da una sottilissima pellicola, e su di essa è riprodotta fotograficamente una figura in 1.380 pose fotografiche. Invece di una figura, a volte sono riprodotte due, tre, più figure. Ogni posa ha il movimento dell’istante in cui, con l’apposito apparecchio, è stata riprodotta, ma che succedendo alle precedenti con molta rapidità produce su la retina dell’occhio dell’osservatore l’impressione di un compiuto movimento della figura, della scena che l’istrumento rappresenta. Una lampadina a incandescenza, opportunamente disposta, illumina il nastro mobile e le figure che vi sono riprodotte nei varii atteggiamenti passano innanzi alla lente con la velocità di 46 per minuto secondo. In tal guisa è facile comprendere che passandone 1.380 in 30 secondi, la velocità è tale che l’occhio vede ritratta in mezzo minuto un’immagine animatissima, nella quale una o più figure si scorgono muoversi; si hanno, in una parola, un’azione e un movimento continui e complessi […]” (2).

Non è, certamente, l’unico documento che attesta la presenza del Kinetoscopio Edison a Palermo, ma forse è da ritenersi l’unico articolo che offre una così dettagliata descrizione dello strumento, che suscitò al periodo un certo interesse da parte della popolazione. Compiamo ora un deciso salto temporale, per arrivare a quella data che segna l’inizio in Sicilia delle proiezioni di immagini in movimento su uno schermo (3): sabato 19 settembre 1896 in via Maqueda n.483, di fronte al Teatro Massimo, si assiste al primo spettacolo del Kinefotografo. Attestatosi raramente nel nord Italia, è invece una realtà concreta a Napoli e in Sicilia; questo misterioso strumento di origine inglese (sulla Gazzetta di Messina e delle Calabrie del 18 febbraio 1897 è possibile leggere: “macchina inglese, costruita da Mr. R.W. Paul”), è un semplice proiettore di immagini in movimento su uno schermo, che rappresenta l’ultima tappa prima dell’arrivo del Cinematografo. Sull’arrivo del Cinematografo in Palermo (e quindi in Sicilia), bisogna specificare come un primo modello non appartenente ai Fratelli Lumière (nonostante l’annuncio sul Corriere dell’Isola, che però rimane l’unico) si attesta già tra il 28-29 novembre 1896 (ma l’inaugurazione è il 1 gennaio 1897). Oltre all’importanza di determinare la non appartenenza ai francesi, ciò che forse più conta, è il rendersi conto come la presenza di questo permetta agli spettatori e ai cronisti dell’epoca di poter avere un primo termine di paragone tra le diverse forme di spettacolo, dando così inizio allo sviluppo di una sorta di pre-capacità critica. E’ infatti possibile leggere sui quotidiani del periodo i difetti che il precedente Kinefotografo presentava allo spettatore: mancanza di nitidezza e luminosità (fotografie nere), tremolio e proporzioni ridotte dell’immagine. Stessa sorte di critiche tocca anche a questo primo Cinematografo, da come è possibile leggere sul Giornale dell’Isola uscito il 20 febbraio 1897: “[…] se la fotografia animata ha salito un gradino col cinematografo di via Macqueda – per il diminuito tremolio delle lastre [sic] ne ha sceso parecchi altri per sbiaditezza delle figura. Sembra proprio di assistere al movimento di tanti visi incartapecoriti! Un’altra ragione poi – che sarà forse la principale – dello scarso concorso di pubblico deve ricercarsi nelle stupide oscenità che vengono presentate ogni sera. Si persuada una buona volta il proprietario: non è la pornografia che attira il pubblico, ma la perfezione dei quadri”.

Il vero Cinematografo Lumière arriva a Palermo il 17 aprile 1897. “Teatro Garibaldi – Domenica, lunedì e martedì, dalle ore 13 alle 21, rappresentazione del Cinematografo Lumière e Grafofono Art. Lo spettacolo avrà luogo ogni mezz’ora. Il Cinematografo Lumière è il più bello apparecchio del genere che esiste e merita davvero di essere veduto” (4). Con l’affermarsi del Cinematografo, assistiamo anche alla nascita delle prime sale, che iniziano a farsi notare come fenomeno preponderante a partire dal 1911-12. Figura fondamentale in questo periodo è tale signor Raffaello Lucarelli (toscano trasferitosi in Sicilia), e delle tante sale che fondò, la più importante è senza dubbio il Cinema Teatro Lucarelli: “Quanti Cinematografi. In meno di un anno si sono incredibilmente moltiplicati. Ma beninteso il cinematografo resta sempre quello che la illuminata intraprendenza del sig. Raffaello Lucarelli ha fatto sorgere in Via Cavour, in quel sontuoso locale espressamente costruito che è un gioiello d’arte e che naturalmente tutte le famiglie aristocratiche prediligono come il più degno ritrovo. Tutte le rappresentazioni di questo magnifico Cinema Teatro Lucarelli sono dei grandi avvenimenti, e non soltanto per la bellezza del locale, ma anche per la scelta rigorosa dei programmi, tutti originali, freschi, grandiosi, sempre di attualità: epperò il Cinema Teatro Lucarelli è tutte le sere affollatissimo, così nella superba sala dello spettacolo come nei locali sottostanti ove la gente accorre per il pattinaggio, per il bigliardo e per gli altri giuochi […]” (5). Da questo stralcio di articolo due sono le interessanti osservazioni che possono essere proposte: l’insinuarsi in tempi non sospetti, del virus dei moderni multisala – centri commerciali, e la creazione di locali cinematografici differenziati, cioè adatti ad un pubblico composto da altolocati o da popolari. La fase produttiva si avvia in un secondo momento, quando iniziano a mancare pellicole da proiettare; anche in questo caso il primo a muoversi è Raffaele Lucarelli, il quale nel 1906 si trasferisce per un mese a Parigi dove segue delle lezioni di regia. Tornato, inizia l’attività di “regista”, e tra le sue prime riprese (in realtà quasi nella totalità) si attestano filmati che riprendono gli avvenimenti della società palermitana e non solo. In pochi anni la totalità del materiale girato ha dato vita al “Giornale cinematografico Lucarelli”, per il quale, non trovando facilmente sbocco nelle sale fonda la società di distribuzione Sicania Film (1910), costituitasi nel 1911 nella “Industrie cinematografiche Lucarelli”. In campo internazionale la Lucarelli Film entra a far parte del Consorzio Pathé, ma dalla corrispondenza che si possiede i rapporti non furono dei migliori (6). Seguono altri tentativi: il fotografo palermitano Giuseppe Gabrielli fonda la Sicula film (1908), ma senza avere fortune.

Altri esperimenti interessanti nella città sicula sono quelli tentati da un ex attore della Ambrosio, Paolo Azzurri, che fonda qui una “Scuola di recitazione per attori cinematografici” (settembre 1914 - dura meno di due anni a causa dell’inizio della guerra). Il corso venne frequentato da un numero consistente di aspiranti attori (in netta maggioranza uomini). Alla fine del corso venne realizzato un film “La regina della notte” e una pubblicazione “Come si possa diventare artisti cinematografici”. Dopo il successo di questo esperimento in questi anni nascono altre scuole di recitazione, come la Sicania, Modello e l’Accademia d’Arte Cinematografica. Nel 1919 si trova una casa di produzione anche a Cefalù, la Cephaleida Film, del quale ci restano due titoli: Il tizzo e La croce di Grottamarina (di questo oggi si conserva un frammento di pellicola). Il Kinetoscopio, il Kinefotografo e in fine il Cinematografo Lumière, compiono un preciso percorso che da Palermo, li porta in seguito rispettivamente a Messina e a Catania, dove terminerà questo breve viaggio nella memoria delle origini del Cinematografo in Sicilia. Le date che caratterizzano le tre fasi a Messina sono, rispettivamente i primi giorni del gennaio 1896, per poi spostarci direttamente tra il 12 e il 15 (circa) febbraio del 1897, dove nello spazio di qualche giorno i messinesi assistono all’inaugurazione del Kinefotografo e del Cinematografo Lumière. Ciò che in generale caratterizza Palermo, si definisce in modo più provinciale anche a Messina, ma con un fattore che ne determina un cambiamento radicale, che costringerà a ricominciare tutto da capo: il tremendo terremoto del 28 dicembre 1928. Oltrepassando l’aneddotica che caratterizza quegli episodi che si dimostrano essere inquietanti premonizioni della sciagura, su tutte la proiezione in una sala messine nella sera del 27 dicembre del film a soggetto L’avvisatore del terremoto, realizzato dalla torinese Itala film, le diverse case di produzione italiane ed estere, si dimostrano rapide nel realizzare filmati-documentari delle rovine di Messina e Regio Calabria, dimostrando forse per la prima volta, le incredibili capacità di un sistema industriale oggi ben noto, ma che al periodo era ancora alle origini. Sono diversissimi e numerosi i titoli che al periodo erano visibili nelle sale, pochi dei quali sono giunti fino ad oggi, e in parte presentati lo scorso anno in occasione delle ultime edizioni del Festival del Cinema ritrovato (Bologna) e la Settimana del Cinema muto (Pordenone). Tra questi da segnalare gli unici due titoli di film a soggetto, quali Cocò e il terremoto (della romana Cines - 1910) e L’orfanella di Messina (realizzato dalla Ambrosio di Torino - 1909), quest’ultimo soggetto ad un restauro a causa di un recente ritrovamento di una versione tedesca in buone condizioni, e di una importante pubblicazione (che prevede anche la vendita di un dvd con il film) curata dallo storico e critico cinematografico Nino Genovese, L’orfanella di Messina – Cinema e terremoto (Daf, - Associazione Culturale, dicembre 2008, Messina). E’ seguita una ripresa lenta e piena di contraddizioni, che senza dubbio ha bloccato in modo decisivo tutte le intenzioni e i progetti che si potevano avere al periodo sul cinema, tuttavia nel 1912 avviene un particolare episodio che vede protagonista Giovanni Rappazzo, giovane proiezionista nella sala Eden Cinema-Concerto (viale San Martino – Quartiere Lombardo) proprietà del fratello Luigi e tal signor Cacciola:

“Una sera, durante una proiezione, un clamore incredibile degli spettatori – determinato dal fatto che il giovane operatore aveva montato e proiettato il film alla rovescia, capovolto – gli fece balenare l’idea del cinema sonoro, a cui, da quel momento, si dedicò attivamente, tanto da inventare – come lui stesso ricorda – la sincronizzazione “foto-cine-fonica” e da riuscire a presentare, a partire dal 1913, proprio presso il cinema Eden, avvalendosi della cellula foto-elettrica al selenio sempre da lui inventata, spezzoni di film sonoro (cioè con il sonoro sincronizzato e registrato sulla stessa pellicola cinematografica), davanti agli stupefatti spettatori dell’epoca: ma egli potè brevettare la sua invenzione soltanto nel 1921. E non gli fu offerta l’opportunità di sfruttarla industrialmente, come avrebbe desiderato, per cui venne poi superata da altri studi e brevetti, cosicché Rappazzo ha rivendicato a se, per tutta la vita, l’invenzione del cinema sonoro: orgogliosamente ma inutilmente” (7). Questo episodio tanto “romantico quanto leggendario” evidenzia una tendenza presente sin dall’origine del cinematografo, “tendere al sonoro”; infatti come lui, in Francia già nel 1899, tale Auguste Baron tentò gli stessi esperimenti (o forse sarebbe meglio dire simili) ma senza trovare il sostegno economico, così come, non dimentichiamo, nelle ultime fiere mondiali era già possibile trovare esempi di “cinema sonoro”, ma questa come è solito dire in questi casi, è un’altra storia. Dopo Palermo e Messina, questo breve viaggio nelle origini della memoria “visiva” ci portano a Catania, dove, considerando la fedele testimonianza della carta stampata, pare che il cinema sia stato conosciuto, o comunque, abbia fatto il suo esordio nella cronaca cittadina a causa di un episodio singolare che forse è da considerare il primo furto nella storia del cinema. Se a Messina nella sera del 31 marzo i giornalisti della Gazzetta “tirano in faccia” un pesce d’aprile alla popolazione maschile, pubblicizzando una “fasulla” serata nera(8), nel Corriere di Catania n.92 del 2 aprile del 1897 è possibile leggere questa notizia: “[…] alcuni ladri, rimasti sino ad ora ignoti, rubarono l’apparecchio del cinematografo di piazza Stesicoro, cagionando al proprietario un danno di lire duemila circa. La questura ricerca attivamente gli autori dell’audacissimo furto”. Qualche giorno dopo l’apparecchio venne ritrovato abbandonato in un vicolo di piazza Nuovaluce, carcassa tecnologica che fece sognare i suoi misteriosi rapitori, ma che all’atto pratico si rivelò inutile: chissà cosa fecero questi ladri davanti a questo oggetto chiamato Cinematografo.

A Catania si vive un periodo di rilevante fermento cinematografico tra il 1907 – 1915. Nel 1914, come in tutta Italia, assistiamo ad una caduta verticale di spettatori. In un tentativo estremo di recuperare il terreno perso, pare che tra il 1915 – 16, i diversi gestori di sale catanesi, abbinino allo spettacolo del cinematografo numeri di varietà o di prosa. Lo stesso fermento si manifesta anche nella carta stampata, infatti la prima rivista catanese ad occuparsi di cinema è Il Café – Concerto, segue lo Chantecler Siciliano che, anche se fondato nel 1910, inizia a trattare di cinema a partire dal 1914, anno di fondazione della casa di produzione Etna film: riporta informazioni su produzioni locali, profili di attori e attrici della Casa, e anche segnalazioni di spettacoli in città. Nel 1915 questa rivista viene assorbita nel Il Cine-Varietà, per riapparire nel 1919 con il nuovo titolo Teatro, Cinema e Varietà (alla rivista collabora il regista Orlando Vassallo). Altre riviste sono Lo Spettatore (vita breve) e L’Alba Cinematografica, l’unica che si occupa esclusivamente di cinema. Tra le diverse case di produzione sorte a Catania, la più importante è la Etna Film, nata con atto notarile il dicembre del 1913, dove troviamo come figura centrale il cav. Alfredo Alonzo, industriale dello zolfo. In un incredibile sforzo economico, nella periferia viene costruito una sorta di Cinecittà sicula, della quale abbiamo una testimonianza scritta in un articolo pubblicato ne La Cinematografia italiana ed estera firmato dal vice direttore A. Di Marco: “Lo stabilimento è sulla quadratura di 23 mila metri quadrati […] Nel mezzo del gran quadrato s’innalza il gran teatro di ferro e cristalli, uno dei più grandi di posa. Di fronte un lungo e comodo fabbricato ove si trovano i camerini per le signore a destra, ed a sinistra per gli uomini […] Nel centro un gran salone, per la riunione degli artisti […] Sulla linea di fronte al teatro si trovano le camere o studi per i metteurs en scene, indi la segreteria, poi deposito scene con scenari bellissimi sia per la parte artistica del pennello che per la loro costruzione, che danno il perfetto risultato del vero, porte con intagli a vetri d’ogni specie, ecc… […]” (9). Eterogenea la produzione di questa casa, che realizzò soprattutto comiche. Chiuse a causa della guerra. Altre case di produzione catanesi sono la Sicula Film, la Katana Film e la Jonio Film, tutte fondate nel febbraio del 1915.

Qui ogni giorno è mercato
fuori e dentro le case
nelle piazze e nei cyber-caffè.
Bruciano incantesimi e maledizioni
ovunque prima del verde, fino a notte.
E’ il ballo in maschera della periferia
che si fa centro e ti sistema
per i giorni di festa e di lavoro.

(Periferia, Saverio Vasta. Lo spergiuro del gallo. MEF, Firenze, 2008)

Note:
(1) Corriere dell’Isola, Palermo, 9-10 giugno 1895
(2) Ivi, 5-6 giugno 1895
(3) Questo evento storico per la Sicilia, ha rischiato di avere come protagonista Messina. Nel giorni di ferragosto del 1896 era in programma presso il teatro Vittorio Emanuele una proiezione su schermo di immagini in movimento (Kinefotografo), non avvenuta a causa della mancanza della corrente elettrica non concessa dalla Società che al periodo gestiva il servizio. Per informazioni dettagliate N. Genovese, Poteva essere uno storico Ferragosto, in De Spectaculis, n.23 Messina, aprile 1985
(4) Corriere dell’Isola, Palermo, sabato 17 aprile 1897
(5) Il Caporal terribile, n. 1311, Palermo, domenica 11 febbraio 1912
(6) Per saperne di più rimando al fondamentale testo Nino Genovese e Sebastiano Gesù (a cura di), E venne il Cinematografo. Le origini del cinema in Sicilia, Giuseppe Maimone Editore, Catania, 1995
(7) Nino Genovese e Sebastiano Gesù (a cura di), E venne il Cinematografo. Le origini del cinema in Sicilia, Giuseppe Maimone Editore, Catania, 1995, p.133
(8) Programmazione con proiezioni “osè” tipica del Centro - Sud
(9) A. Di Marco, Una visita allo stabilimento dell’Etna Film, in La Cinematografia italiana ed estera, n.33, Natale 1914 – Capodanno 1915

 


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