Young Adult PDF 
Matteo Marelli   

La furbizia va dosata con oculatezza. Abusarne può rivelarsi spregevole manifestazione di assenza di talento. Per eccesso di diffidenza, e non senza malcelata invidia, ho sempre preferito guardare con sospetto chi sa fare o dire la cosa giusta al momento giusto. A volte capita, però, che si verifichi una leggera sfasatura, un lievissimo ritardo sui tempi. Quando succede, le malevoli supposizioni si palesano in certezze. Lo sfacciato successo di Juno m’insospettì. Un dubbio, forse in parte inficiato da pose snobistiche, ma dall’altro dettato dalla sensazione d’essere stato vittima di un’operazione da baro. Ora che la coppia Reitman/Cody (rispettivamente regia e sceneggiatura) torna, con Young Adult, a duettare, mi riesce di mettere a fuoco ciò che di stonato c’è dietro alla loro collaborazione. I due, con bastoncino da rabdomante, cercano di captare il mood che va per la maggiore, e, un volta individuato, ci costruiscono attorno il loro film. Nulla di sbagliato; anzi doveroso, però, una volta colta questa sensazione, è necessario supportarla da un soggetto che sia capace di evitare lo stereotipo, la facile soluzione preconfezionata.

I due vogliono raccontarci di come l’adolescenza sia ormai una condizione esistenziale, mentale e spirituale tendente a protrarsi oltre quelli che sarebbero i suoi consentiti limiti anagrafici; non più associabile a una precisa fascia d’età, è ormai un modus vivendi trans-generazionale che determina una mostruosa confusione genetica. Quella dell’essere giovani per sempre, volontariamente interdetti all’esercizio dei cosiddetti doveri legati alla maggiore età. Una vera e propria pandemia. È questa la disfunzione di cui è affetta Mavis Gray (Charlize Theron). Quasi una metastasi cancerosa, che l’ha addirittura condizionata nella professione: ghost-writer per una serie di libri indirizzati a un target “Young Adult”. Il problema è che la caratterizzazione della protagonista è bozzettistica, risultato d’incetta di formule collaudate, con la sola differenza che fino a ieri abbiamo visto declinate al maschile. Ecco quindi il personaggio sboccato, menefreghista, egocentrico e inguaribilmente viziato, che adopera partner come fossero kleenex. Tanto impeccabile all’esterno quanto sfatto dentro le mura domestiche. Dedito a trascorrere le giornate tra fiumi di diet coke, trash food, e molto alcool. La novità, vorrebbero farci credere i due autori, è che questo concentrato di inaffidabilità si muove sinuosamente su tacco 12. Come il cliché prevede, la corazza di cinismo nasconde però un animo tormentato; la nostra eroina, alla soglia dei 40, comincia a cogliere segni d’opacità nell’immagine di sé, di donna perfetta e realizzata in tutto che ha sempre ostentato con sicumera. Tanto è prevedibile la costruzione della protagonista, quanto ovvio lo sviluppo narrativo. Decisa a ridar lustro alla propria persona, Mavis, invece di ripensare a sé, alla luce anche dei recenti insuccessi (un matrimonio fallito e un lavoro sempre più incerto), preferisce tornare dove ancora la vedono come la reginetta del liceo. Pateticamente aggrappata a ciò che ancora resta dell’adolescente vincente che è stata, si ripresenta nel piccolo paese della provincia urbanizzata da cui era fuggita, con la pretesa di riprendere da dove aveva interrotto. Ma non andrà come vorrebbe. È questo che cerca di farle capire Matt Freehauf (Patton Oswalt), su ex-compagno di scuola, come lei bloccato nel limbo della tarda adolescenza. La differenza è che, però, lui quella stagione della vita l’ha subita violentemente, tanto da essere costretto a sopportarne indelebili strascichi.

La furberia dei due autori emerge anche nella scelta dell’apparato iconografico. Intuendo l’imminente fine del revivalismo anni Ottanta, si portano avanti e affrontano con fare nostalgico gli inizi del decennio successivo. Operazione tanto evidente da risultare addirittura sfacciata nella scelta delle musiche, dove risuona un grunge-sound più o meno melodico: una soundtrack composta di "only-one-song band" da merenda pomeridiana, in cui spicca l’insopportabile e ruffiana What's up dei 4 Non Blondes. Non c’è, da parte di regista e sceneggiatrice, un reale affetto nei riguardi della loro protagonista. Siamo lontani, soprattutto in termini di sintassi cinematografica, da un film come Dark Horse di Todd Solondz, che affronta lo stesso tema ma con ben altra sensibilità, e soprattutto con il rispetto di non ridurre i propri personaggi a ridicoli stereotipi. Ma questo, i distributori, preferiscono non farlo vedere.

Titolo originale: Young Adult; Regia: Jason Reitman; Sceneggiatura: Diablo Cody; Fotografia: Eric Steelberg; Montaggio: Dana E. Glauberman; Scenografia: Kevin Thompson; Costumi: David C. Robinson; Musiche: Rolfe Kent; Produzione: Paramount Pictures, Denver and Delilah Productions, Indian Paintbrush, Mandate Pictures, Mr. Mudd, Right of Way Films; Distribuzione: Universal Pictures International Italy; Durata: 94 min.; Origine: USA, 2011

 


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