All That I Love PDF 
Giulia Palmieri   

Ipotizzando che uno spettatore entri in sala privo di qualsiasi informazione sul film che si accinge a guardare, potrebbe facilmente pensare, sin dai titoli di testa, che All That I Love sia l’ennesima pellicola a sfondo politico, caratterizzata da una fotografia in seppia e pregna di una nostalgia simile a quella che arricchiva il celebre Goodbye Lenin! Invece no. Il film di Jacek Borcuch, che ha fatto il giro dei festival più prestigiosi al mondo (Sundance, Rotterdam, Bruxelles, Roma, Los Angeles, New York e molti altri), strappando persino la candidatura agli Oscar 2011 come miglior film straniero (pur non essendo sopravvissuto alla cernita dell’Academy), è tutt’altro che una paternale ideologica sugli anni del regime comunista.

La sceneggiatura, infatti, ruota attorno ad una storia semplice che parla di crescita e prime volte. Janek (Mateusz Kościukiewicz) è un ragazzo appassionato di musica punk che assieme alla sua band sogna di potersi esibire sul palco di un festival estivo che ogni anno scatena il paese accanto al suo. Per esercitarsi ottiene, grazie alle pressioni fatte dal padre militare alla preside d’istituto, l’autorizzazione a suonare in occasione di un concerto scolastico. Ma nel momento in cui la polizia censoria etichetta i testi delle sue canzoni come eversivi e troppo affini alla filosofia di Solidarność (il sindacato che di lì a breve avrebbe eroso le fondamenta della dittatura), il permesso di portare a termine la sua performance gli viene negato. Esortato dalla folla dei compagni in delirio, Janek sfiderà, nel suo piccolo, il governo, decidendo di cantare lo stesso quella libertà che il suo Paese va cercando da lungo tempo, e riuscendo così anche a riconquistare il cuore di Basia (Olga Frycz), la ragazza di cui è innamorato. Delicato e colmo di sentimento, All That I Love sembra interessato ad indagare l’universo del cambiamento. Un cambiamento che, sì, percuote la Polonia degli anni Ottanta, ma nello stesso tempo costringe i giovani protagonisti a confrontarsi con i propri tumulti adolescenziali. La regia, in questo senso, è delicatamente studiata per ricreare il clima di un periodo tutt’altro che tenero: la qualità dell’immagine è a tratti distorta, fuori fuoco. La stessa musica che accompagna l’evolversi della trama saltella come farebbe una puntina su di un giradischi. La colonna sonora è firmata dal regista in prima persona, insieme al fratello Daniel Bloom, con il quale ha fondato il gruppo Physical Love. Le musiche s’ispirano deliberatamente alle note dei rockettari Dezerter e dei polacchi WC, benissimo interpretate da Mateusz Kościukiewicz, novello Sid Vicious, privo di febbre, ma colmo di rabbia.

Un film che, forse, non fosse stato ambientato su questo sfondo, non avrebbe ricevuto critiche tanto favorevoli. Eppure Jacek Borcuch si avventura nell’universo della ribellione e delle pulsioni giovanili con una disinvoltura ammirevole, che contribuisce a caricare il film di un’autenticità che colpisce, pur senza affondare.

TITOLO ORIGINALE: Wszystko, co kocham; REGIA: Jacek Borcuch; SCENEGGIATURA: Jacek Borcuch; FOTOGRAFIA: Michal Englert; MONTAGGIO: Agnieszka Glinska, Krzysztof Szpetmanski; MUSICA: Daniel Bloom; PRODUZIONE: Polonia; ANNO: 2009; DURATA: 95 min.

 


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