The Twilight Saga: New Moon PDF 
Eva Maria Ricciuti   

Lettera aperta allo spettatore acritico.

Tu che hai atteso un anno perché arrivasse il momento e adesso che sta per compiersi ti senti il prescelto, tu che giubilante ti appresti ad accedere alla sala già gremita, tu che entusiasticamente hai affrontato orde di tuoi simili sfilando disciplinato al botteghino e infine stringi tra le dita gli agognati biglietti, ecco, tu che fremi nell’attesa che si compia l’evento, fermati un attimo e rifletti. Rifletti, perché hanno tentato di convincerti che quello cui stai per assistere è l’evento cinematografico dell’anno, e ci sono riusciti. Perché hanno lavorato sodo perché Bella ed Edward fossero considerati come novelli Romeo e Giulietta, e ci sono riusciti. Perché te li hanno descritti romantici, neogotici, chic, e tu, obbediente, così li vedi. Perché nel tuo immaginario vampiri minimal e hi-tech, licantropi etnici e adolescenti depressi, sono diventati punto di riferimento, modello cui ispirarsi. Dunque, prima che la trasformazione in adepto della saga si compia, prima di ritrovarti tu stesso ad implorare “per favore, mordimi sul collo”, fermati. E rifletti.

Per questa volta trascura l’approvvigionamento di snack ipercalorici e bevande gassate e munisciti di spirito critico e disincantata ironia. Varca quella soglia, assisti alla proiezione e valuta davvero ciò che vedi. Non accettare passivamente che New Moon sia un fenomeno perché così dice il mondo, e ricorda: il tuo giudizio ha un valore. Quello che tu pensi abbia un valore, anche se allo scadere del quindicesimo minuto di proiezione dovesse nascere in te, impellente, il desiderio di trafiggere il cuore dell’emaciato vampiro Edward con il bracciolo divelto della poltrona sperando che sia di frassino, anche se ti strapperai dal collo la catenina d’argento (monile rigorosamente ispirato ai gioielli del casato dei Cullen) per fonderla in una pallottola e scaraventarla verso il palestrato licantropo Jacob sperando che la forza del lancio possa equivalere alla potenza percussiva di un’arma, anche se per porre fine alle sofferenze della depressa, asociale e, suo malgrado, casta Bella vorresti morderla tu stesso sul collo e sprofondarla in quella non-vita che lei invoca come soluzione.  Rifletti, e sappi che il mondo ha regalato a New Moon 260 milioni di dollari in soli cinque giorni di programmazione cinematografica. Che l’indotto che gira intorno al merchandising, al culto per gli attori protagonisti, al making off e al backstage del film, alle interviste incrociate, alle foto di scena e retroscena, è più grande di quanto tu possa immaginare. Che sta fiorendo una letteratura  che analizza il pensiero filosofico  della saga, la psicologia dei personaggi, e che addirittura tre docenti di filosofia e cultura pop (tali Rebecca Housel, J. Jerimy Wisnewski e William Irwin) hanno sentito la necessità di scrivere un libro che desse delle risposte agli interrogativi più frequenti sulla saga. Adesso varca la soglia. Quel che vedrai potrà piacerti o meno, potrai dire: “bello” o “non bello”, ma lo dirai con una nuova consapevolezza. E sarà il tuo giudizio.

Il nostro di giudizio è che New Moon è un contenitore vuoto, e nemmeno un bel contenitore. Un film che troppo spesso sembra la parodia di se stesso, un pastiche fantasy-romantico-neogotico-action che tenta il ritmo da videoclip e si trasforma in un filmato da Youtube, che aspira a dialoghi psicanalitici e ispira risposte da rubrica dei cuori infranti, che azzarda moduli da action-movie e finisce nella pedissequa e vuota citazione cinematografica (si veda ad esempio la lotta tra i licantropi e la rossa vampira Victoria che spudoratamente cita Matrix ma rovinosamente scivola in Shrek). New Moon è il tradimento di se stesso. La regia, affidata temerariamente e inspiegabilmente a Chris Weiz , che pure aveva già dato pessima prova delle sue capacità in La bussola d’oro, è frammentaria, discontinua, noiosa. La trama tagliata e ritoccata ad hoc, piegata al dio denaro che imponeva Pattison (e si badi bene, non il personaggio Edward ma l’attore Pattison) sebbene nel corrispettivo editoriale il personaggio non fosse così presente, risulta per forza di cose piena di vuoti narrativi; e infine le musiche, semplicemente insopportabile l’uso continuo del commento musicale che più che un intenzionale effetto angosciante suscita una sensazione comica e fastidiosa di deja vù, ricordo della musichette a commento delle scollacciate commedie nostrane anni Settanta. Gli attori, bellissimi certo, sono stretti in ruoli stereotipati (il bello e dannato dall’aria triste e pallida, il solare e muscoloso migliore amico e in mezzo a loro lei, la melanconica dama) e, sebbene talvolta si riesca ad intravedere in loro il germe di una reale capacità (in particolar modo per Kristen Stewart), non riescono a brillare se non grazie agli effetti speciali, unico reale, indiscusso, pregio della pellicola.

Si potrebbe obiettare che il compito era arduo e che le aspettative erano alte, forse troppo per un film che in fin dei conti altro non è se non una storia d’amore per adolescenti, ma poi viene spontaneo pensare al fenomeno Harry Potter, anche lì una saga per ragazzi, addirittura bambini: eppure quanti di noi, dopo averlo scoperto sul grande schermo, sono corsi a leggere i libri? Infine un’ultima, inquietante riflessione: se in un paese come la Svezia, che tristemente conta un alto numero di suicidi tra adolescenti, il film è stato vietato ai minori di anni 15 ci sarà un motivo. O no?

TITOLO ORIGINALE: The Twilight Saga: New Moon; REGIA: Chris Weitz; SCENEGGIATURA: Melissa Rosenberg; FOTOGRAFIA: Javier Aguirresarobe; MONTAGGIO: Peter Lambert; MUSICA: Alexandre Desplat; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2009; DURATA: 130 min.

 


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