La sposa promessa PDF 
Edoardo Peretti   

Presentato all'ultima edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, dove ha ottenuto diffusi apprezzamenti e riconoscimenti - a partire dalla Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile vinta da Hadas Yaron -, La sposa promessa è l'esordio alla regia dell'israeliana Rama Burshtein. La regista è originaria di una famiglia di ebrei newyorkesi, ma, tornata in Israele, si è successivamente avvicinata alla comunità più radicale e ortodossa dell'ebraismo, i 'Charedim', tra i quali è ambientato il film, incentrato in particolare sulla condizione delle donne appartenenti a questo gruppo.

In scena, la famiglia del Rabbino Aaharon: la figlia più grande, Esther, sposata con Yochai, muore mettendo alla luce il primogenito. Il piccolo viene affidato alle cure della madre e della giovane sorella Shira (Hadas Yaron), la quale nel frattempo ha visto sfumare l'agognata possibilità di sposare un coetaneo. Per allontanare il rischio che il neonato possa allontanarsi dalla famiglia, la madre inizia a fare pressioni su Shira affinché sposi l'ex coniuge della sorella scomparsa. La difficile e ricca di problematiche storia d'amore tra i due, un po' imposta dai condizionamenti e un po' effettivamente sentita, è il sentiero lungo cui scorre la narrazione. Al centro, le sensazioni, i sentimenti, le paure e i timori di Shira, ma anche la sua costanza, i suoi desideri e la sua forza d'animo. La sposa promessa è una storia d'amore vissuta in un ambiente in cui convivono estrema tradizione e accenni di modernità, dove l'innegabile amore che lega i personaggi e che stabilisce i loro rapporti è comunque parallelo e influenzato dal rispetto dei canoni e delle convinzioni radicate. Diritti e doveri secolari sono mescolati fino al punto che le stesse protagoniste non si vedono affatto come vittime, né reclamano maggiore libertà, ma appaiono come parte consapevole e partecipata di queste regole. Rama Burshtein è quindi assolutamente lontana dall'aver girato un film di denuncia - il che è ovvio, dal momento che è lei stessa parte del gruppo rappresentato -, né ha voluto puntare il dito contro, arrivando quindi a raccontare una storia d'amore secondo i canoni di quelle comunità. Gli elementi che all'occhio della società occidentale di inizio XXI secolo possono lasciare il sospetto di una condizione inferiore delle donne è attenuato dal fatto che, per esempio, sono loro a gestire le finanze della casa, e soprattutto dalla loro costanza nel volere raggiungere il traguardo, elemento che le rende decisive quando agiscono dietro le quinte.

Non mancano momenti ironici tipici di una certa narrativa e cultura ebraica, come la scena in cui una signora si rivolge al rabbino per chiedere consigli su quale nuovo forno comprare, o nelle cerimonie tese quasi esclusivamente alla richiesta di soldi. La consapevolezza femminile, divisa tra adesione ai valori di sempre e una quasi impercettibile volontà se non di cambiamento perlomeno di consapevolezza di una certa subordinarietà, fa capolino in sguardi sfuggevoli, in gesti quasi impercettibili e nelle veloci espressioni del volto. La sensibilità dimostrata dalla Burshtein si vede proprio nella rilevanza data a questi piccoli elementi, su cui si gioca buona parte della costruzione stilistica, attraverso primi piani, o con il volto a fuoco circondato dal fuori fuoco dell'ambiente o attraverso la geometrica disposizione dei personaggi, accentuata dal tono della fotografia spesso tendente al bianco. Il risultato è un buon film intimista, che fa ben sperare in un autrice dall'occhio attento e sensibile ai piccoli smottamenti interiori ed emotivi e alle loro conseguenze. A reggere il peso di un ruolo non facile, fosse anche solo per i numerosi primi piani, un'ottima Hadas Yaron,  giustamente premiata al Lido, a cui va una fetta non irrilevante del merito della riuscita del film.

Titolo originale: Lemale et ha'halal; Regia: Rama Burshtein; Sceneggiatura: Rama Burshtein; Fotografia: Asaf Sudri; Montaggio: Sharon Elovic; Scenografia: Uri Aminov; Costumi: Hani Gurevitch; Musiche: Yitzhak Azulay; Produzione: Avi Chai fund, Israel Film Fund, Norma Productions, Reshet Broadcasting, Sundance; Distribuzione: Lucky Red; Durata: 90 min.; Origine: Israele, 2012

 


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