Il nemico del mio nemico PDF 
Fabio Fulfaro   

Il mondo. La mia più grande e più dolorosa illusione. Non solo mia. La guerra è, tra l'altro, un periodo intensivo di negazione di tutto l'inaccettabile. Mi ci sono voluti anni per capire che a molti leader mondiali serviva questa nostra guerra. Perché? Non lo so. E se lo sapessi, non mi permetterei di dirlo ad alta voce. Non per paura, la paura mi ha già ucciso da un pezzo, ma per dignità verso quello che è rimasto di me. Per custodirlo, quel che sia.
Drazan Gunjaca

Il mondo del documentario ben si addice a Kevin Macdonald, regista scozzese di 42 anni che già nel 1999 aveva esplorato l'attualità indagando sulla strage di Monaco del 1972 (ripresa anche da Spielberg nel suo Munich) e nel 2003 aveva girato La morte sospesa, una “docufiction” sulle fatiche di Sisifo di due alpinisti alle prese con la terribile vetta del Siula Grande sulle Ande Peruviane. Il nemico del mio nemico, del 2007, parla invece della paradossale vita di Klaus Barbie, prima criminale nazista noto durante la Seconda Guerra Mondiale per le sue torture ed atrocità (compresa la deportazione di 44 bambini), e poi pedina in mano ai servizi segreti americani nella lotta al “comunismo” durante gli anni della Guerra Fredda. Proprio all'inizio del film, dopo le noti strazianti di J'attendrai, un giornalista francese chiede conto del passato criminale di quest'uomo apparentemente mite, ma noto con il soprannome poco rassicurante de “il macellaio di Lione” per le sue efferatezze contro i capi della Resistenza francese. Klaus Barbie, con fare pacato, con una tranquillità agghiacciante quanto irritante, risponde che la sua linea di condotta è sempre stata coerente con le sue idee e i suoi principi. È facile smontare in poco tempo questo vacillante alibi mentale, buono solo per placare il proprio rimorso di coscienza (probabilmente è un volersi ingannare ed ingannare il mondo): dov'è la coerenza nell'accettare di passare al servizio degli Stati Uniti, grande nemico di Hitler e del nazismo? Dov'è la coerenza nell'uccidere 44 bambini che non hanno niente a che vedere con la Resistenza francese?

L'orrore e il male scientificamente perseguiti sono troppo pesanti da sopportare, più facile giustificare l'impossibile, appellarsi all'inverosimile. Quest'uomo mediocre, con un rapporto conflittuale con il padre, con una mancanza di autostima, con un senso crescente di inadeguatezza veso il mondo che lo circonda, non può che rifugiarsi nella ideologia massificatrice del nazismo che cancella ogni minimo residuo di identità morale e culturale. Quest'uomo privato dell'amore dei suoi genitori e delle persone che gli stanno attorno risponde con l'odio e la violenza, con la delazione e la calunnia. Fin dal 1933 comincia a spiare i propri compagni di scuola per ricavarne benefici personali, per poter ottenere quel ruolo in società che le sue scarse capacità umane e intellettuali gli impediscono di raggiungere. È facile comprendere come una persona così alienata e in lotta con il prossimo non possa che approdare al porto naturale della polizia della SS della Germania nazista: viene spedito a Lione per fare un po di “pulizia” contro ebrei e “resistenti”, e il suo successo personale è direttamente proporzionale al grado di crudeltà delle sue torture: estrazioni dentarie con pinze rudimentali, bastonate fino allo svenimento, vasche di acqua bollente e altre sadiche perversioni. In questa prima parte, con un bel montaggio serrato che alterna interviste a spezzoni d'epoca, Kevin Macdonald riesce a tratteggiare un quadro completo di quest'uomo sanguinario che maschera con l'inflessibilità dei suoi ideali e l'obbedienza assoluta al Terzo Reich un chiaro disturbo di personalità. Anche la figlia sembra avere ereditato una specie di fuga dalla realtà con annessa rimozione del passato: alla domanda sui crimini di suo padre risponde ironicamente che i macellai di Lione si sentono offesi per l'appellativo dato a Klaus Barbie. Per le povere vittime di guerra oltre il danno, la beffa...

La seconda parte del documentario tratteggia la rinascita di Barbie: da criminale nazista a uomo assoldato dai servizi segreti americani per combattere il comunismo. Invece di essere processato e condannato per i suoi crimini contro l'umanità durante la Seconda Guerra Mondiale, l'uomo che ha torturato e ucciso il capo della Resistenza francese Jean Moulin viene fatto fuggire in Bolivia, dove avrà un ruolo non secondario nel golpe del 1964 e nella cattura e uccisione di Che Guevara. Diventa sempre più ricco trafficando armi e droga, coprendo le sue attività criminali con una fantomatica società dal nome ironico di Transmaritima Boliviana. Ironico perchè la Bolivia non ha alcun accesso al mare. È evidente che per poter reinventarsi questa seconda vita, Klaus Barbie gode di appoggi politici non indifferenti, tutti nell'area dell'anticomunismo: oltre ai servizi segreti americani, quelli inglesi, francesi, fino ad arrivare alla red line dell'anticomunismo cattolico. La strategia della tensione porta anche al compimento di stragi che dovrebbero essere poi addebitate ai rivoluzionari comunisti. In questo scenario paradossale, quanto agghiacciante, uomini come Klaus Barbie, ben avvezzi all'intrigo e ai doppi giochi, scalano rapidamente i gradini del prestigio sociale fino a diventare consiglieri e confidenti delle più alte cariche dello Stato. Il che non fa che confermare il detto di Oscar Wilde: alla base di una grande ricchezza e potere spesso sono celate le più terribili mostruosità e nefandezze. Il regista tende a stemperare i toni molto cupi di questa figura orripilante rendendo noti anche aspetti più vicini ad una sorta di umanità: i fiori sulla tomba al Pantheon del grande nemico Jean Moulin, le disgrazie familiari (un figlio muore per un incidente stradale, la moglie di cancro), i rapporti con i vicini di casa. Ma il male non può essere cancellato e alla fine i conti devono tornare. Così il momento più intenso del documentario è rappresentato dal processo a Parigi contro Klaus Barbie per crimini contro l'umanità. Nonostante l'avvocato difensore proponga improbabili parallelismi con alcuni assolti al processo di Norimberga, il momento della lettura della sentenza, con lo split screen che alterna le reazioni dei familiari delle vittime con il viso enigmatico di Barbie, fa scorrere i brividi lungo la schiena. La fine della storia è il cancro del rimorso che completa l'opera: per quanto Barbie abbia voluto chiudere con il suo passato, il suo passato non ha mai chiuso con lui.

Kevin Macdonald riesce a far tornare i conti proprio con questo finale, oltre che con alcuni momenti altamente poetici che richiamano da vicino un altro documentario sugli orrori nazisti, Notte e nebbia di Alain Resnais. Forse avrebbe giovato un maggior coraggio nell'approfondire la rete di protezione di cui ha goduto Klaus Barbie durante la latitanza boliviana. Chissà, forse il documentario, in questo caso, non avrebbe mai visto la luce e si sarebbe perso il grande messaggio che sottende:  le manifestazioni del male sono proteiformi e non bisogna abbassare la guardia di fronte all'intolleranza e alla violenza di uomini verso altri uomini. Basta un niente, infatti, per far divampare di nuovo l'incendio della diabolica follia distruttiva.

Se vi credessimo una spia -  disse l‘armato - non starei tanto a far così. Tolse la sicurezza all‘arma. La puntò alla spalla, fece l‘atto di sparargli addosso. “Ecco - pensava la spia -, non spara“. Ma l‘altro non abbassava l‘arma, schiacciava il grilletto, invece. “A salve, a salve spara“, fece in tempo a pensare la spia. E quando sentì i colpi sferrati addosso a lui come pugni di fuoco che non si fermavano più, riuscì ancora a pensare: “Crede d‘avermi ucciso, invece vivo“. Due ore dopo era già nero di formiche.
Italo Calvino (Ultimo viene il corvo)

TITOLO ORIGINALE: My Enemy's Enemy; REGIA: Kevin  Macdonald; SCENEGGIATURA: Kevin  Macdonald; FOTOGRAFIA: Jean-Luc  Perréard; MONTAGGIO: Nicolas  Chaudeurge; MUSICA: Alex  Heffes; PRODUZIONE: Francia/Gran Bretagna; ANNO: 2007; DURATA: 90 min.

 


#01 FEFF 15

Il festival udinese premia il grandissimo Kim Dong-ho! Gelso d’Oro all’alfiere mondiale della cultura coreana e una programmazione di 60 titoli per puntare lo sguardo sul presente e sul futuro del nuovo cinema made in Asia...


Leggi tutto...


View Conference 2013

La più importante conferenza italiana dedicata all'animazione digitale ha aperto i bandi per partecipare a quattro diversi contest: View Award, View Social Contest, View Award Game e ItalianMix ...


Leggi tutto...


Milano - Zam Film Festival

Zam Film Festival: 22, 23 e 24 marzo, Milano, via Olgiati 12

Festival indipendente, di qualità e fortemente politico ...


Leggi tutto...


Ecologico International Film Festival

Festival del Cinema sul rapporto dell'uomo con l'ambiente e la società.

Nardò (LE), dal 18 al 24 agosto 2013


Leggi tutto...


Bellaria Film Festival 2013

La scadenza dei bandi è prorogata al 7 aprile 2013 ...


Leggi tutto...


Rivista telematica a diffusione gratuita registrata al Tribunale di Torino n.5094 del 31/12/1997.
I testi di Effettonotte online sono proprietà della rivista e non possono essere utilizzati interamente o in parte senza autorizzazione.
©1997-2009 Effettonotte online.