La migliore offerta PDF 
Emanuele D'Antonio   

Dopo un film spartiacque come L'ultimo Gattopardo, documentario-omaggio al grande cinema italiano, il premio Oscar Giuseppe Tornatore si ripresenta al pubblico del grande schermo con La migliore offerta. Il maestro di Baarìa mette in scena un dramma a tinte thriller, che ripercorre le strade affrontate qualche anno prima con il film La sconosciuta (2006), o ancora più indietro con Una pura formalità (1994). La migliore offerta, scritto dallo stesso Tornatore, è la storia di Virgil Oldman (Goeffrey Rush), uomo imperscrutabile, battitore d'asta conosciuto e stimato in tutto il mondo. Virgil è un personaggio misterioso, solitario, affetto da una strana psicosi che non gli permette di avere un contatto diretto con le cose e lo obbliga a tenere un'inverosimile riservatezza con le persone. Per questo, il battitore d'asta pone sempre un filtro tra sé e il mondo, attraverso un fazzoletto quando parla al telefono o dei guanti quando tocca qualcosa che non sia un'opera d'arte.

Ed è appunto a questo che Virgil Oldman sembra dedicare tutta la sua esistenza. Egli infatti colleziona, sotto copertura - e spalleggiato dall'amico Billy Whistler (un impeccabile Donald Sutherland) -, opere d'arte che egli stesso batte all'asta per i ricchi signori. Con una particolarità: tutte queste tele ritraggono bellezze femminili di ogni epoca. Questo gineceo ideale è una vera e propria babele di bellezze collezionata negli anni, capolavori di inestimabile valore, scorrendo i quali si potrebbe affrontare, mentre Virgil le osserva estasiato, una meravigliosa lezione di storia dell'arte, che vedrebbe, per citarne solo due, Tiziano dialogare amorevolmente con Modigliani, con una carrellata che attraversa il Rinascimento per arrivare fino al Contemporaneo. Lo spettatore, insieme a Virgil, viene fatto accomodare in un sontuoso bunker che il battitore d'asta tiene segreto (dietro un finto muro dove tiene bene ordinata la sua collezione di guanti), per poter insieme a lui inebriarsi di questi meravigliosi volti di donne, destinate a colmare quel vuoto che il protagonista non riesce a riempire, fatto di paure ed impossibilità di amare. Una sinfonia scritta e arrangiata per immagini, fatta di forme - le musiche sono del maestro Ennio Morricone -, carnagioni, sorrisi, sguardi interrogativi, materni, maliziosi, occhi che osservano Virgil e che si lasciano osservare amati. Ma queste sue attitudini saranno presto sconvolte da un particolare caso lavorativo, che lo vedrà alle prese con un'insolita cliente che lentamente entrerà nella vita di Virgil Oldman, sconvolgendone la storia.

Il famoso professionista sarà contattato da Claire (Sylvia Hoeks, attrice che forse non si adatta bene al personaggio), ricca possidente che ha deciso di disfarsi del suo immenso patrimonio: una villa decadente, per cui il noto banditore sarà incaricato di compilarne un catalogo dei dipinti e della mobilia, per poi provvedere alla vendita all'asta. Ma il lavoro di Virgil viene ostacolato da un problema tecnico a cui il nostro famoso conoscitore d'arte, per pedanteria, non può transigere. Di fatto Claire comunica con lui tramite un telefono o una porta chiusa, che dà in un alloggio all'interno della villa, non presentandosi mai di persona. Virgil non sopporta l'affronto, sembra che la ragazza si stia prendendo gioco di lui. Così, mentre la relazione professionale sta per giungere ormai a termine, il mistero viene svelato: la ragazza è affetta da agorafobia. Questo dato trasforma il rapporto lavorativo tra il vecchio Virgil e la giovane Claire in qualcosa di speciale. L'uomo viene attratto da questa figura misteriosa, che nel suo immaginario sembra realizzare quel modello di bellezza ideale da lui atavicamente rincorso ("Clare" dal latino "Clara", luminosa). Il film prosegue, Virgil Oldman, per avvicinare la ragazza, si affida ai consigli di un giovane riparatore e conoscitore dell'arte amorosa, Robert (Jim Sturgess, anch'egli in ombra dalla mole interpretativa di Rush), un genietto che, tra un suggerimento e l'altro, assembla degli strani ingranaggi arrugginiti che Virgil trova negli angoli della villa della giovane cliente. Ingranaggi che il regista Tornatore rende simbolici, mettendo il protagonista alla prova con il capovolgimento della sua vita. Abbandonando ogni cosa del suo passato, lo stimato e imperscrutabile battitore d'aste si renderà presto conto di essere stato egli stesso parte di un ingranaggio di un più grande e diabolico marchingegno.

Giuseppe Tornatore, con quest'ultima pellicola, affronta il tema della ricerca della perfezione attraverso l'arte, in una fuga continua dalla realtà della vita che, riflessa in uno specchio, ne ritrae invece un'immagine di se stessa in tutta la sua imperfezione. Il regista siciliano si interroga così, attraverso la forza espressiva della settima arte, sul modo per poter invertire il flusso degli eventi, portando indietro le lancette dell'orologio, ingannando il presente attraverso uno sposalizio consolidato dalla devozione verso qualcosa che non può essere trasfigurato dal tempo, come la bellezza di un volto femminile in un dipinto. Ma, per citare Diderot “la natura non fa nulla di scorretto. Ogni forma bella o brutta che sia ha una sua cagione; e fra tutti gli esseri esistenti, non ce n'è uno che non sia come deve essere”. Noi siamo perfetti nelle nostre imperfezioni e questo Oldman/Tornatore deve averlo capito, lasciando che sia appunto la vita nella sua compiutezza ad accoglierlo, prendendo il posto dell'illusione di un'eterna giovinezza (Virgil si tinge i capelli proprio come fa Gustav nell'opera di Visconti) e a dare riposo, finalmente, a un vecchio uomo (Old-man appunto). Come si può capire già dai primi minuti del film, Tornatore si arma di citazioni letterarie colte, simbologie e rimandi a personaggi realmente esistiti, come il pittore fallito Billy, che sembra essere la reincarnazione del suo quasi omonimo più famoso, James Whistler, pittore americano amico di Charles Baudelaire e apprezzato da Oscar Wilde (ancora una citazione).

Il regista semina indizi per tutta la durata della pellicola, come pezzi di un meccanismo da ricostruire, lanciando gli astanti alla ricerca anch'essi della giusta chiave di lettura della storia. Arguzia intellettuale che trascina il Maestro premio Oscar in episodi di manierismo, nei quali però, ben supportato dalla sua ormai consolidata carriera da cineasta, non rimane intrappolato, abbandonandoci a un finale non scontato. Un epilogo che non beffeggia lo spettatore, ma lo lascia alla libera interpretazione, ritenendolo testimone maturo, tanto da poter, una volta uscito dalla sala, scegliere dove trovare il proprio capolavoro. Forse proprio come un meraviglioso dipinto nascosto dal tempo sotto una coltre di polvere.

Titolo originale: La migliore offerta; Regia: Giuseppe Tornatore; Sceneggiatura: Giuseppe Tornatore; Fotografia: Fabio Zamarion; Montaggio: Massimo Quaglia; Scenografia: Maurizio Sabatini; Costumi: Maurizio Millenotti; Musiche: Ennio Morricone; Produzione: Paco Cinematografica, Warner Bros. Pictures, Business Location Sudtirol Alto Adige, Friuli Venezia Giulia Film Commission, UniCredit Group; Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia; Durata: 124 min.; Origine: Italia, 2012

 


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