Sette anime PDF 
Andrea Bettinelli   

Ben Thomas (Will Smith) ha causato un incidente automobilistico in cui hanno perso la vita sette persone, tra cui la moglie. Per espiare il senso di colpa, decide – d'accordo con un amico di programmare il proprio suicidio e di donare gli organi ad altrettante persone afflitte da mali incurabili. Prima di procedere alla scelta dei beneficiari del suo sacrificio, tuttavia, intende conoscerli direttamente per sincerarsi che siano effettivamente buoni e meritevoli di aiuto. Fingendosi un ispettore fiscale fa la conoscenza di Emily Posa (Rosario Dawson), giovane donna con un grave problema cardiaco, in attesa di un donatore. Se ne innamora, ed è tentato così di rinunciare al progetto di suicidio e ricominciare una nuova vita.

Non svelo come si chiude il racconto, a beneficio di chi non abbia ancora visto il film. Ma forse, già da questo scorcio di trama, si intravede una certa macchinosità nella sceneggiatura, in cui gli autori hanno cercato di mettere in equilibrio troppi spunti, e troppo inverosimili. Questa artificiosità finisce per appesantire una narrazione peraltro non noiosa, svelta e stringata, depurata di eccessivi patetismi, nonostante la lungaggine del finale. Un equivoco si cela già nella traduzione italiana del titolo. Il titolo inglese suona infatti Seven Pounds e allude – come ha spiegato bene Marzia Gandolfi su MyMovies.it – "al pound of flesh (una libbra di carne umana) che il mercante di Venezia shakespeariano chiedeva ad Antonio per estinguere il suo debito". La versione italiana (Sette anime), in questo supportata dall'imprecisione di alcune recensioni della prima ora, aveva fatto pensare a un racconto più corale e intrecciato, come se ne trovano esempi nel cinema degli ultimi anni. E invece le sette storie si riducono sostanzialmente a una, quella tra Ben e Emily, rispetto alla quale le vicende degli altri malati rappresentano poco più che un'aggiunta episodica. Gli autori hanno insomma deciso di non imboccare una strada impervia dal punto di vista stilistico e narrativo per optare per uno schema classico, incentrato su un principio di unitarietà. Sette anime di fatto è una storia a due: una storia d'amore, come ce ne sono tante nel cinema americano, ma complicata da una iniziale vocazione alla molteplicità delle linee narrative che si esaurisce ben presto. Forse questo nodo irrisolto ha pesato sul risultato del film, in bilico fra troppe vocazioni.

È curioso anche notare come non ci sia alcuna sottolineatura delle possibili letture simboliche, o addirittura cristologiche, che il soggetto sembrava quasi naturalmente offrire. O forse, al contrario, non è curioso: è giusto che sia così, gli autori decidono di non prendere strade che non sono decisamente nelle loro corde, perché questo genere di spettacolo non ammette arditezze metaforiche. C'è solo un passaggio che potrebbe contenere un velato simbolismo, legato alla presenza di una medusa: niente a che vedere, comunque, con l'utilizzo sapiente che di questo stesso elemento ha fatto, sempre in chiave simbolica, un recente film israeliano (intitolato per l'appunto Meduse, premiato con la Caméra d'or al Festival di Cannes).

Resta da valutare se sia ancora valida la chiave di lettura critica che era stata avanzata in occasione dell'uscita de La ricerca della felicità, prima collaborazione tra Muccino e Will Smith. Allora si disse che il film nasceva dall'incontro tra due sensibilità diverse: una americana, orientata professionalmente alla perfezione della dimensione spettacolare (rappresentata dall'equipe dei tecnici, dagli sceneggiatori agli operatori), ed una europea, umanistica, realistica, più interiorizzante (incarnata da Muccino). Probabilmente questa interpretazione nasceva da una forzatura, da una sopravvalutazione della funzione del regista/autore all'interno della macchina produttiva americana, dove conta di più il lavoro collettivo e la pianificazione aziendale. Ed era forse un'invenzione dell'ufficio stampa del film, un'intuizione più di marketing che di critica. Se La ricerca della felicità poteva alimentare questo tipo di interpretazioni, Sette anime sembra esaurire questa presunta tensione e riposizionarsi su un livello di mediocrità hollywoodiana.

TITOLO ORIGINALE: Sette anime; REGIA: Gabriele Muccino; SCENEGGIATURA: Grant Nieporte; FOTOGRAFIA: Philippe Le Sourd; MONTAGGIO: Hughes Winborne; MUSICA: Angelo Milli; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2008; DURATA: 118 min.

 


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