La macchina da presa percorre un corridoio bianco. Un uomo attempato ha tra le mani una cassetta di metallo. L’uomo raggiunge una stanza dove è atteso da un gruppo di anziani. Viene impostato un timer che, trascorsi duecento anni, aprirà automaticamente la cassetta. Nel prologo del film è nascosto il mistero di Ember, una cittadina collocata nel ventre della terra e creata dall’assemblea di anziani dei Costruttori. Un fulmineo flash-forward percorre due secoli di storia, durante i quali la cassetta di metallo – che contiene le istruzioni per fuggire dalla città – viene ereditata dai diversi sindaci di Ember. La catena s’interrompe improvvisamente e il prezioso contenitore viene dimenticato. La città sta andando in pezzi e il generatore di corrente elettrica, una vera e propria divinità tecnologica per gli abitanti, smette di funzionare correttamente. Saranno due adolescenti, Lina Mayfleet (Saoirse Ronan) e Doon Harrow (Harry Treadaway), a ritrovare la cassetta e a scoprire la via di fuga per tornare a guardare il cielo.
Ember - Il mistero della città di luce è prodotto dalla Playtone di Tom Hanks, tratto dal libro scritto negli anni Ottanta da Jeanne Duprau e adattato per lo schermo da Caroline Thompson, già sceneggiatrice dei film più visionari di Tim Burton (Edward mani di forbice, Nightmare Before Christmas e La sposa cadavere). Ciò che costringe il film a rimanere solamente un prodotto destinato ai ragazzi è proprio la sceneggiatura. Nella parte iniziale e finale compaiono illogicità narrative che sono compensate solamente da una fattura visiva ad effetto, capace di attrarre facilmente un pubblico più giovane. Il ritmo diventa concitato e frenetico nella parte centrale, dove il montaggio sembra andare di pari passo con la materia prima che permette la vita ad Ember, ovvero l’elettricità, la velocità della luce. Il regista – alla sua seconda opera dopo il film realizzato in motion-capture Monster House – si diverte a mostrare il contrasto tra luce ed oscurità nel mondo sotterraneo e claustrofobico della città, dove l’uomo vive l’elettricità come unica fonte di vita, e, allo stesso tempo, causa della condanna alla luce artificiale e perpetua. L’elettricità sembra pervadere anche i corpi dei due giovani protagonisti, trascinati nel vortice del montaggio e nello schema della corsa contro il tempo. Ember è in bilico tra l’alta tecnologia e la vita organica dei corpi che la popolano; gli attori portano sul corpo lo sporco e indossano abiti consunti dal tempo, ereditati di generazione in generazione in una società che ormai si autosostiene da due secoli. La sgradevolezza organica è massima nell’ottimo cameo di Bill Murray, che interpreta Cole, il sindaco corrotto della città. Il suo volto è una maschera butterata e inespressiva, il corpo è appesantito da un ventre posticcio che gli conferisce un’andatura instabile. La figura del sindaco è opposta a quella del padre di Doon, interpretato da Tim Robbins che, insieme a Murray, impreziosisce il cast.
Le immagini da fiaba fantasy, nonostante alcune frizioni a livello narrativo, rendono Ember - Il mistero della città di luce un'alternativa comunque valida ai cinepanettoni e ai film preconfezionati per il periodo natalizio.
TITOLO ORIGINALE: City of Ember; REGIA: Gil Kenan; SCENEGGIATURA: Caroline Thompson; FOTOGRAFIA: Xavier Pérez Grobet; MONTAGGIO: Adam P. Scott; MUSICA: Andrew Lockington; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2008; DURATA: 95 min.
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