A cinque anni da La vita che vorrei, Giuseppe Piccioni torna nelle sale con un nuovo film. E per tornare, sceglie l’acqua. Giulia non esce la sera è un film che procede per gradi. Entra nella solitudine di due persone, per farle incontrare a bordo vasca di una piscina romana. Giulia vive solo di giorno, fa l’istruttrice di nuoto, ma ogni notte deve tornare nel carcere dove è detenuta. Guido, invece, è uno scrittore affermato e infelice, che a un certo punto decide di imparare a nuotare. È un incontro annunciato, il loro. Piccioni lavora su diversi livelli narrativi che, però, per gran parte del film, sembrano non riuscire a combaciare perfettamente. L’incontro di Guido e Giulia, le loro storie familiari e il mondo dei personaggi di lui, restano, a lungo, tasselli di un totale mancante. Singolarmente dotati di forza, ma privi di coerenza e di reciprocità nei rimandi. Del resto, entriamo nella mente di Guido, assistiamo alle sue storie, al modo in cui interagiscono con la sua vita reale, ma le sequenze oniriche del film non hanno la forza d’attrazione che il regista, invece, riesce a imprimere alla realtà.
Perché forse è più quella che ci interessa. Complice, il lavoro molto corporeo fatto dai due attori protagonisti, Valeria Golino e Valerio Mastandrea. Entrambi magistrali nella gestualità forte, negli sguardi e nell’interazione. Tuttavia, nonostante la frammentazione degli inizi, la maturità di sguardo del regista alla fine paga. Fanno sorridere, con leggerezza, le sequenze che raccontano la storia d’amore tra la figlia di Guido e il suo fidanzatino. Ma è quando si tratta di raccontare tutte quelle microscopiche modificazioni che si consumano nello sviluppo di una relazione tra due persone adulte che Piccioni riesce a compiere il salto di qualità che prima mancava: quel movimento risolutivo verso il quadro completo. Allora, la storia diventa una. Tutto quadra.
Giulia non esce la sera è anche un film sulla continua sfasatura dei tempi, sui pentimenti tardivi e sulle azioni inefficaci. Giulia ha un rapporto problematico con la figlia, mentre Guido vive la sua crisi familiare, prendendo parzialmente le distanze dalla moglie. È una maglia di incomunicabilità e complicanze che difficilmente si riesce a sciogliere e che lascia addosso un chiaro senso di mancanza. L’acqua era il mondo irreale e perfetto, il mondo diametralmente opposto alla vita, che già contemplava l’idea della propria fine. Lo stesso senso di fine che permea la splendida Piangi Roma, firmata Baustelle, con cui si chiude il film.
TITOLO ORIGINALE: Giulia non esce la sera; REGIA: Giuseppe Piccioni; SCENEGGIATURA: Giuseppe Piccioni, Federica Pontremoli; FOTOGRAFIA: Luca Bigazzi; MONTAGGIO: Esmeralda Calabria; MUSICA: Baustelle; PRODUZIONE: Italia; ANNO: 2009; DURATA: 105 min.
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