A/R Andata + Ritorno PDF 
di Maurizio Ermisino   

C'è un programma in onda da poco su MTV in cui un/a ragazzo/a deve scegliere il proprio partner basandosi su ciò che trova nella sua camera. Succede qualcosa di simile a Nina (una Vanessa Incontrada ancora con problemi di vista, nonché di memoria), hostess che arriva a Torino e vi rimane bloccata da uno sciopero generale. Per una serie di vicissitudini, si ritrova ad abitare nell'appartamento di Dante (De Rienzo), pony express che nel frattempo è volato a Barcellona per sfuggire ad una banda di improbabili malavitosi a cui deve dei soldi. Proprio nel suo appartamento, leggendo i suoi diari, i suoi libri (libri che ancora una volta cambiano la vita, come suggeriva il grande Truffaut), sentendo la presenza di Kurt Cobain (cui il film è dedicato), Nina comincia a conoscerlo, ed a innamorarsi di lui.

È lo spunto da cui parte Marco Ponti, autore del fortunato Santa Maradona, per girare la sua attesa opera seconda, A/R Andata + Ritorno. In cui ritorna Libero De Rienzo, che in Santa Maradona rubava la scena a Stefano Accorsi, e alla prima scena sembra ripetere il Bart di quel film. Ma come il film procede il protagonista sembra essere più nichilista e rassegnato del suo predecessore.

Tutto il film sembra pervaso da un velo di malinconia: rispetto alla sua opera d'esordio, Ponti rallenta (a volte forse troppo) il ritmo ed attenua i colori. La confezione è comunque pregevolissima, dal montaggio alla stupenda fotografia antinaturalistica che privilegia un grigio azzurro brillante e metallico, su cui spiccano alcuni celesti e rossi più accesi (ricorda vagamente la fotografia delle sequenze del videogame del Nirvana di Salvatores), e che gioca con chiaroscuri e controluce.

Non mancano neanche i dialoghi surreali che erano punto di forza della sua opera prima (ce n'è per tutti, da Berlusconi a Superman, passando per Babbo Natale), e una serie di personaggi di contorno sempre più strani (attori porno dilettanti, padroni di casa ipnotizzatori, tassisti che fumano marijuana) tra cui spicca il Tolstoj di Kabir Bedi (proprio lui, l'indimenticato Sandokan!), facchino d'albergo che ha sempre le risposte giuste; mentre in altri ruoli tornano molte delle comparse di Santa Maradona, bravissimi specialmente se pensiamo che non sono professionisti, ma pubblicitari, registi, ginecologi… Da segnalare anche Remo Girone, padre di Dante in galera, e Fabio Troiano, che ritroveremo tra poco in Dopo mezzanotte, che Davide Ferrario ha girato proprio a Torino.

Dialoghi e personaggi che rendono la vicenda sospesa, surreale (come il primo appuntamento al Museo Egizio di Torino), calata come lo era il primo film di Ponti nella nostra cultura pop contemporanea, come le opere di Tarantino e i Coen lo sono in quella del loro paese. Ed è a questi modelli che Ponti conferma di voler guardare.

Preoccupandosi così tanto di questi aspetti però, Ponti perde spesso di vista la storia, che talvolta arranca stancamente e non avvince mai fino in fondo. Manca un minimo di approfondimento, che almeno per i due personaggi principali sarebbe stato necessario, e i personaggi di contorno che in Santa Maradona si integravano bene nella storia, qui a volte invadono troppo e distolgono dalla vicenda principale. Che rimane troppo povera. Era molto semplice anche quella alla base del film precedente, ma il risultato era più compatto, omogeneo, un meccanismo in cui tutto funzionava a meraviglia. Qui invece la pellicola procede incerta su che strada prendere, parte come un Santa Maradona 2, vira verso la storia d'amore, per poi prendere la strada di un I soliti ignoti postmoderno e multietnico (De Rienzo si chiama Dante Cruciani come Totò in quel film), di cui però non si sentiva il bisogno. È un peccato, perché Ponti è un regista e scrittore bravissimo, e può fare di meglio.

E ci lascia con un inquietante interrogativo: se Superman è del pianeta Krypton, come fa ad essere allergico alla kryptonite? Sarebbe come se noi fossimo allergici ai sassolini…

 


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