Teza, ultimo lavoro di Haile Gerima, è un film che tenta di raccontare la storia di una nazione. E lo fa passando attraverso la lente di una vicenda privata, individuale: quella di Anberber, un giovane intellettuale etiope che decide di rientrare nel proprio paese di provenienza durante il regime marxista di Mengistu. Le sue speranze giovanili, però, animate dall’ideale socialista, svaniranno molto presto, non appena il giovane medico, tornato dall’Europa dopo anni di studio, comincerà a rendersi conto delle molte contraddizioni che lacerano la sua terra, alla quale, tuttavia, resterà sempre profondamente legato, tanto da percepire del tutto impossibile l’ipotesi di una qualche fuga o di una scelta radicale.
Diventa difficile, allora, trovare il proprio posto nel mondo. Gli ideali cedono, e la stessa psicologia della persona vacilla. Il presente del film racconta il suo ritorno, la presa di distanza dopo i mesi al servizio della dittatura, il ritiro in un ospedale della capitale, trascinato da un suo compagno di studi, anche lui medico, direttamente impegnato in politica e vicino alla causa socialista. Per raccontare un’intera epoca, il film parte dal dettaglio, dalla difficoltà del singolo nell’affrontare il mondo. Evidenzia perfettamente quella mancanza di efficacia sulla realtà, che sembra rappresentare il più grosso limite dell’agire umano, soprattutto in situazioni di conflitto come quella vissuta dall’Etiopia in quegli anni. Tutto è troppo grande, caotico, e l’unica soluzione possibile, agli occhi di un Anberber ormai provato, sembra il ritiro in un mondo privato, nel proprio villaggio di nascita, lontano da tutto e immobile, ancora ossessionato dai suoi incubi ma pronto a vivere un amore.
Il linguaggio filmico usato da Gerima sembra sempre abbastanza distante dal nostro modo di raccontare, ed è forse per questo che produce una sensazione di straniamento. I livelli temporali sembrano funzionare poco, stridere in qualche punto. Malgrado tutto, resta sicuramente almeno un quadro, una visione d’insieme, per quanto alle volte scoordinata. Il film di Gerima riesce comunque a trasmettere, nella disarticolazione dei tempi, il disordine proprio di quegli anni, in Etiopia. In questo gli va senz’altro riconosciuto un merito: quello di essere riuscito a veicolare un sentimento, un senso di perdita e disorientamento molto simile a quello che doveva aver impregnato gli anni che racconta e quelle molte speranze, poi tradite dalla violenza del regime dittatoriale.
TITOLO ORIGINALE: Teza; REGIA: Haile Gerima; SCENEGGIATURA: Haile Gerima; FOTOGRAFIA: Mario Masini; MONTAGGIO: Haile Gerima, Loren Hankin; MUSICA: Vijay Iyer, Jorga Mesfin; PRODUZIONE: Etiopia/Francia/Germania; ANNO: 2008; DURATA: 140 min.
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