Private PDF 
di Angela Sirago   

Nel discorso cinematografico, ogni elemento visuale e testuale assume un ruolo indispensabile per l'efficacia della comunicazione filmica: dallo stile linguistico della sceneggiatura alla scelta dei colori, dalle regole imposte nel piano di distribuzione alla definizione del titolo. I pochi elementi grafici di un manifesto (parole, immagini) aprono allo spettatore il primo livello della narrazione, gli forniscono gli elementi di base per sviluppare un tipo d'attesa e di curiosità: in altre parole, seducendolo, canzonandolo, il titolo crea lo spettatore.

Esemplare per asciuttezza ortografica e fonetica, Private, primo lungometraggio di Saverio Costanzo, comunica nel percorso narrativo una perfetta congenialità allo stile e agli intenti drammatici del regista. Private è il nome di soldato in inglese, ma privato è l'ambiente domestico che viene esposto alla violenza della ragione bellica, privato è il conflitto non cruento (ma non per questo pacifico) che mettono in atto gli abitanti della casa occupata, privato, quasi intimo, è il punto di vista dal quale l'occhio dello spettatore spia l'allucinate routine che, malgrado tutti, non tarda ad imporsi. Ma ancora più privata è l'immagine della guerra che viene proposta, lontana dalle macchine fotografiche e dalle telecamere dei giornalisti, e per questo forse scarsamente riconoscibile ai nostri occhi addomesticati dal repertorio bellico proposto dal palinsesto televisivo.

Il film si apre facendo immergere lo sguardo nella tranquilla quotidianità di una famiglia palestinese (padre, madre e figli di tutte le età), agiata e colta, sconvolta dall'irruzione nelle mura casalinghe dei soldati dell'esercito israeliano. L'edificio si trova alle soglie dei territori occupati e il comando generale non può tollerare la presenza di un "insediamento nemico" nel cuore d'Israele. Di fronte alla brutalità della ragion di stato, la scelta che s'impone al capofamiglia Mohammed (con tutta l'ostinazione, anche ottusa, che la fedeltà ad un principio può originare) è anche l'unico vero gesto rivoluzionario che gli è concesso: non abbandonare la casa. È questo l'inizio di una convivenza forzata, fatta di traumatici confronti, di coprifuoco riottosi, di minacce ed incomprensioni interne allo stesso nucleo familiare. Il finale cede ad una risoluzione emotiva tra i personaggi e suggerisce l'appianamento delle due diverse reazioni di fronte all'ingiustizia, l'eroismo della normalità del padre e l'ardore incosciente dei figli, ma resta fedele al principio di coerenza del documentario, aborrendo ogni rassicurazione del lieto fine.

Film d'interni e di sguardi prima ancora che d'attori e di dialoghi, Private concepisce lo spazio diegetico come un personaggio lacerato in due anime: i soldati e la famiglia sono frammenti umani schiacciati sotto un peso sovrastante, ridotti a contendersi l'ultimo baluardo dell' "urbanità" civica, la propria casa. La violenza è l'arma che impugnano, e che contemporaneamente stigmatizzano, ben coscienti di ciò che tale arma allontana: il conforto della famiglia, la tranquillità dell'esistenza.

Nato a seguito di numerose difficoltà organizzative e logistiche (il film è girato in Calabria, a causa dei disagi che la troupe avrebbe dovuto affrontare in Palestina), pluripremiato con il Pardo d'Oro a Locarno e la Spiga d'Oro a Valladolid, il film di Costanzo evita la facile formulazione di giudizi faziosi per una delle parti antagoniste, ma predispone similitudini e parallelismi nelle reciproche sofferenze, e simula il proprio distacco nell'uso massiccio di una regia "sporca", volutamente improvvisata (tipica del reportage di guerra), fatta di fuori fuoco e di audio in presa diretta, di immagini in digitale e di ritmi convulsi negli sguardi, nelle parole, nei movimenti. A questo si aggiunge una scelta interpretativa degli attori priva di forzature e di retorica, misurata nei silenzi così come nelle parole. Un raro esempio di cinema che sa confrontarsi con un linguaggio che tradizionalmente non gli appartiene senza scimmiottarlo e che rende l'ibrido estetico il cuore della propria originalità.

 


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