Per amore dell’acqua - Flow PDF 
Paolo Fossati   

L’acqua scorre. È irrefrenabile, è in movimento. Fluisce donandosi a chiunque incontri, come fosse consapevole di essere indispensabile alla vita. Basta la scelta del titolo, Flow, ad affermare il messaggio del documentario di Irena Salina, che gioca ulteriormente con il verbo trasformandolo nell’acronimo di un vero slogan: For Love Of Water.

Si tratta, dunque, di un film militante: un inno al diritto all’acqua prima che sia troppo tardi per reclamarlo. Casistica e dati scientifici supportano la tesi dell’emergenza in corso, e il monitoraggio degli effetti sociali causati dalle privatizzazioni già sperimentate offre un punto di vista lungimirante per chi si appresti con leggerezza ad attuare politiche di mercato azzardate, mascherandole magari da interventi per lo sviluppo. Ci sono voluti cinque anni di riprese viaggiando tra Africa, Bolivia, Canada, India, Francia e Stati Uniti per raccogliere le testimonianze di decine di esperti e monitorare casi a supporto della tesi anti-privatizzazione di un film che non si ferma alla critica, ma insegue anche l’obiettivo di inserire il diritto all’acqua nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Stiamo assistendo ad un continuo fiorire di saggi, film e analisi sulla crisi economica globale causata dal sistema finanziario. Questo fenomeno di rielaborazione a posteriori, in parallelo a tutti gli effetti nefasti della crisi stessa, dovrebbe ricordarci l’importanza di approfondire prima di scegliere. Un’occasione che Flow ha tentato di offrirci in tempi non sospetti e che Feltrinelli coglie al volo inserendo il documentario nella collana Real Cinema, corredandolo con un volume di testi introdotto da un illuminante incipit di Mario Sesti, che ha anche il merito d’aver proiettato l’indagine di Irena Salina già nell’edizione 2008 del Festival Internazionale del Film di Roma. Insomma, quando ormai anche il nostro Paese si appresta a dare il benvenuto alle multinazionali della gestione dell’acqua, grazie alle ultime leggi in materia, Flow ci offre un’estrema occasione di riflessione che ognuno potrà decidere di declinare a piacimento, indignandosi o lasciando sublimare lo sgomento secondo l’antico fenomeno della catarsi. In qualsiasi caso avverrà un piccolo cambiamento nella quotidianità di ogni spettatore: non riusciremo più a dare per scontata l’idea di avere a disposizione l’acqua come diritto. Essendo un bene indispensabile alla vita non sarà facile farsene una ragione. Si potrà, al massimo, fingere di non preoccuparsi.

Se il documentario non sarà stato sufficiente a metterci in allarme, avremo comunque la possibilità di leggere nell’edizione italiana due testi tratti da Le guerre dell’acqua (Feltrinelli 2004) di Vandana Shiva, fisica, ecologa e ambientalista indiana insignita in Italia del premio Pellegrino Artusi nel 2000, nonché, nel 1993, del Right Livelihood (comunemente noto come il “Nobel alternativo”). Sintomatica, anche, l’uscita in queste settimane per Laterza di un breve saggio di Zygmunt Bauman dall’eloquente titolo Capitalismo parassitario, dove il sociologo riprende una tesi di Rosa Luxemburg, che già nel 1913 affermò come il capitalismo non potesse sopravvivere senza le economie non capitalistiche. Era evidente fin dall’inizio del ventesimo secolo, quindi, che si trattasse di un sistema in grado di progredire solo slittando da una terra di conquista ad una successiva, nutrendosi della verginità pre-capitalistica e inseguendo l’utopia di una crescita infinita fino alla saturazione di ogni possibilità di sviluppo. “Il capitalismo, per dirla crudamente, è un sistema parassitario. Come tutti i parassiti può prosperare per un certo periodo quando trova un organismo ancora non sfruttato del quale nutrirsi. Ma non può farlo senza danneggiare l’ospite, distruggendo quindi, prima o poi, le condizioni della sua prosperità o addirittura della sua sopravvivenza” (1).

L’acqua scorre ancora. Purtroppo, però, Flow ci mostra come in alcuni luoghi abbia smesso di farlo ed ora ristagni soltanto, segnalandoci la possibilità di un futuro drammatico. Anche il ciclo del capitalismo è destinato a fermarsi dopo aver sfruttato a livello globale questo “ospite” indispensabile alla vita umana. Come profetizzava Edgar Morin nei primi anni Ottanta (tempi euforici che anche in Italia rivelavano, attraverso la figura emergente dello yuppie, la matrice di un modello di approccio alla vita ed al lavoro destinato a diventare sistema): “siamo nella preistoria dell’umanità mondializzata, unita per la prima volta in un’unica avventura societaria” (2). E quindi diretta verso un unico, comune, destino. Forse ancora in tempo per decidere quale.

Note:
(1) Zygmunt Bauman, Capitalismo parassitario, Editori Laterza 2009.
(2) Edgar Morin, Il gioco della verità e dell’errore. Rigenerare la parola politica, Edizioni Erickson 2009.

TITOLO: Per amore dell’acqua - Flow; AUTORE DOC: Salina Irena; AUTORE TESTI: Vandana Shiva; EDITORE: La Feltrinelli; COLLANA: Real Cinema; ANNO: 2009; PAGINE: 96; PREZZO: 14,90 €

 


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