Perdona e dimentica PDF 
Martina Ravasio   

Todd Solondz lo fa ancora
Anni dopo la pellicola che lo portò alla ribalta, Happiness, Todd Solondz mette nuovamente in scena la borghesia americana in tutta la sua decomposizione. La storia raccontata nella pellicola del 1998 sembra trovare un triste epilogo in questo nuova e cinica commedia: la famiglia Jordan, nonostante i continui sforzi di epurazione, continua progressivamente a marcire nascondendo il fetore con con sorrisi biancamente finti e pastiglie di xanax.

Una parentesi sul passato
Happiness, per dirla in modo semplicistico, raccontava le vicende di tre sorelle: Trish, la frigida madre di famiglia che scopre di aver sposato un pedofilo e scappa con i propri figli, Hellen, la scrittrice di successo che si lascia sedurre dalle telefonate brevi e scontate di un maniaco pervertito (cosa che trova appagante fino a quando non scopre che è il proprio grasso e sudaticcio vicino di casa, a cui dice "non può funzionare, non sei il mio tipo"), Joy, la sorella naif che come una bambina vuole salvare tutto e tutti, una donna incapace di concludere qualcosa nella propria vita perchè troppo buona, ma al tempo stesso, troppo sfortunata, troppo succube degli altri e di ciò che ci si aspetta da lei. Tre mondi apparentemente distinti, uniti e legati insieme da un unico collante: l'insoddisfazione, o meglio l'infelicità. Pur cercando di mostrare la facciata della propria vita perfetta, così come lo sono le villette a schiera del “Garden State” (il New Jersey) in cui vivono, Trish, Hellen e Joy ricercano e bramano quella felicità che potrebbe essere sintetizzata nella canzone composta da Joy all'interno del film che nel suo ritornello dice: “Happiness, where are you? I've searched so long for you Happiness, what are you? I haven't got a clue Happiness, why do you have to stay... So far away... From me?"

Altro che sogno americano
Nonostante i tentativi di impossibile salvezza ricercati nell'opera precedente nulla sembra essersi aggiustato in Perdona e dimentica, nessuno sembra aver raggiunto la tanto osannata felicità, nessuno, nemmeno la madre divorziata delle tre sorelle che trasferitasi in Florida, lo Stato del sole e della rinascita ad ogni età, si sente più sola che mai. Dieci anni dopo eccole nuovamente, volti diversi per i medesimi personaggi: Trish, anch'essa residente in Florida dove “tutto si può dimenticare”, salvaguarda la propria vita con bugie (racconta al dodicenne Timmy che il padre sia morto), pillole (esemplare la scena in cui la figlia più piccola, Chloe, chiede alla madre se può prendere una delle sue pastiglie di xanax perchè ha finito le proprie) e cerca di rifarsi una vita con un uomo che non è per nulla il suo tipo ma un bravo ebreo; Hellen ha ottenuto tutto (una villa con piscina, un cuoco giapponese ed il successo) eppure odia tutti, è sempre marcatamente insoddisfata e dissimula ogni cosa con incredibili e mirabolanti perifrasi; Joy ha alle spalle un matrimonio finito male e l'ossessione per il suicidio del suo ex fidanzato.

L'attesa di diventare uomini, ma a che pro?
Se delle donne rappresentate nella pellicola è difficile salvarne una (forse Joy ma si rischierebbe di lasciarsi influenzare dalla naturale empatia per i personaggi anoressici, goffi ed incapaci di alzare la testa) nemmeno gli uomini appaiono tanto positivi: abbiamo il marito pedofilo, Bill, che esce di carcere e attribuisce il suo vizio ad un gene difettoso ignorando il peso dei suoi gesti passati e cercando un dialogo con il figlio maggiore esclusivamente per controllare che non sia gay, insomma “malato” come lui; troviamo il nuovo amore di Trish, destinato a rivelarsi un fuoco di paglia, un uomo che si rassegna tanto quanto suo figlio, un informatico che crede solo nel potere della Cina; a scalare vi è il figlio maggiore di Trish, che ha scelto di dimenticare il padre senza curarsi o meno del perdono ed infine il marito di Joy dipendente da crack, cocaina e disturbi sessuali (tanto che il film si apre con una cameriera che riconosce in lui la voce delle continue telefonate erotiche e gli sputa in faccia). Unica figura che si discosta è Timmy, ragazzino quasi tredicenne che si appresta a diventare uomo con la cerimonia del bar mitzvah, ed è proprio lui a esporre il tema del perdono: si può perdonare e dimenticare? O perdonare ma non dimenticare? E quando si può perdonare senza dimenticare? Voi perdonereste i terroristi dell'11 settembre? Riflessione destinata a concludersi o ad essere dimenticata, forse, negli ultimi minuti del film.

Life during wartime
L'America ritratta da Solondz è la società messa a dura prova dalla guerra in Iraq, ma sicuramente dilaniata da una guerra molto più profonda, quella contro la vita, alla ricerca di una normalità che forse non esiste. Tutti i protagonisti infatti non cercano solo una via di fuga dal proprio passato, ma anche un luogo di rifugio in cui rintanarsi per evitare le angustie che la vita li costringe a sopportare, che siano esse la solitudine, il peso del successo, la mancanza di una figura di riferimento, l'infelicità. L'unica ad avercela fatta è Chloe, che pur essendo consapevole della tristezza che la circonda (“queste carotine sono immensamente infelici”), vaga stralunata di scena in scena, cercando una dimensione altra nel karaoke e negli ansiolitici. Se però il bambino protagonista di Happiness, Billy, negli ultimi minuti del film riesce finalmente ad ottenere la sua fetta di felicità, il suo personale sogno americano (eiaculare), non vi è alcuna speranza di gioia concreta per Chloe, avvolta così com'è in una dimensione di cotone atarassica, ne tantomeno per Timmy, capace di perdonare ma non dimenticare, destinato ad inseguire per il resto della sua vita una figura paterna che non è mai esistita, non a caso infatti, nell'ultima inquadratura essa si presenta sotto forma di evanescente fantasma.

 


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