Esordio alla regia nel lungometraggio del già promettente Xavier Giannoli, Corpi impazienti (stesso titolo nella versione originale) affronta il tema della malattia e del cancro scegliendo una protagonista (malata) molto giovane. Tratta dall’omonimo romanzo di Christian de Montella, questa pellicola francese del 2003 segue Charlotte (Laura Smet) e il suo ragazzo (Nicolas Duvauchelle) trasferirsi temporaneamente a Parigi, dove la ragazza scoprirà, in seguito ad accertamenti clinici, di avere una grave forma tumorale. Ventenni o poco più, i due si troveranno ad affrontare loro malgrado ciò che inesorabilmente può generare la convivenza forzata con la paura e il dolore. Il regista sceglie un punto di vista all’altezza dei suoi protagonisti, “pedinando” i loro gesti, più o meno intimi, alimentando la sensazione che sia l’azione a decidere i movimenti della mdp e non viceversa. Lo stile asciutto denuncia il basso budget, ma diventa anche primario strumento per dare forma ai contenuti della pellicola.
Corpi impazienti è una storia di malattia e, sopratutto, una storia d’amore, di tradimento, di follia e di vita. E un percorso di formazione. Charlotte non deve fare i conti solo con la malattia, ma anche con le conseguenze sulla sua (non troppo lunga?) storia d’amore. Il suo nuovo stato, infatti, non fa che enfatizzare l’insicurezza rispetto al proprio corpo, alla propria persona e nei confronti del ragazzo di cui è innamorata. Con queste premesse è facile che attecchisca anche il terribile germe della gelosia, che si scatena quando la ragazza si accorge del potenziale feeling tra Paul e Ninon (Marie Denarnaud), cugina parigina di lei, dalla fisicità prorompente. Come sottolinea il titolo, è attraverso i corpi che i personaggi si esprimono, vogliosi di normalità, di contatto, di un abbraccio, di sentirsi l’uno vicino all’altro. In questo senso è l’amplesso - mostrato senza censura, ma lontano dal configurarsi come “erotico”, etichetta che la distribuzione italiana assegnò alla pellicola - il momento in cui si focalizzano energie, frustrazioni, pentimenti e sfoghi di tre ragazzi sotto pressione, alle prese con qualcosa più grande di loro e di chiunque altro. Il sesso come catarsi, salvezza, ma anche come terribile tradimento. Sono questi i cardini di una rappresentazione che esplode per gran parte della durata del film direttamente dal tessuto di ciò che mostra. Il rischio, quasi completamente sventato da Giannoli, è che la ricercata immediatezza si perda dentro l’afflato diretto verso un disegno più grande e più complesso. E infatti, qua e là, qualche ingenuità e alcuni nodi irrisolti lasciano intravedere una forzata programmaticità proprio laddove si professa, viceversa, la spontaneità che, si sa, è solo ben celata costruzione.
A tratti, effettivamente, questo film è un frutto immaturo, che pure svela nel suo complesso un equilibrio difficile, in cui l’urgenza e la delicatezza del tema trattato non raggiungono mai punte fastidiose di melodramma, per configurarsi, viceversa, come un magma incandescente che, lentamente e senza sosta, sedimenta nello spettatore. È bene dirlo, siamo lontani dalla maestria dei fratelli Dardenne e dai menage a trois gonfi di carnalità e (anti)politica firmati da Bertolucci, ma ancora una volta il cinema francese riesce meglio laddove diverse cinematografie nazionali fanno fatica a trovare chiavi stilististiche convincenti. Interpretazione degli attori esordienti (o quasi) e una regia capace di fotografare e instillare in loro dramma e leggerezza, fa di Corpi impazienti una piccola e difficile gemma.
Titolo originale: Les corps impatients; Regia: Xavier Giannoli; Sceneggiatura: Xavier Giannoli; Fotografia: Xavier Giannoli, Yorick Le Saux; Montaggio: Philippe Kotlarski; Scenografia: Olivier Radot; Costumi: Aline Dupays; Musiche: Alexandre Desplat; Produzione: Centre National de la Cinématographie, CinéCinéma, Elizabeth Films; Distribuzione: MediaFilm; Durata: 94 min.; Origine: Francia, 2003
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