Tropa de Elite PDF 
Tiziano Colombi   

ImageTropa de Elite del regista Josè Padilha doveva essere un documentario basato sul libro Elite da Tropa, scritto dall’antropologo Luiz Eduardo Soares e dagli ufficiali del BOPE André Batista e Rodrigo Pimental. Ma il progetto è naufragato per l’impossibilità di trovare agenti del nucleo speciale della polizia militare dello Stato di Rio de Janeiro disposti a rendere dichiarazioni in merito al loro operato. In compenso la sterzata verso la fiction a cui è stato obbligato l’autore di Onibus 174 ha portato a collaborare alla realizzazione del film lo sceneggiatore Bráulio Mantovani e il produttore Daniel Rezende, già premiati per City of God di Fernando Meirelles, tratto a sua volta dal romanzo di Paul Lins presentato fuori concorso a Cannes nel 2002. Considerando l’Orso d’Oro conquistato all’ultimo Festival di Berlino, non si può dire che tutti i mali vengono per nuocere.

La penna di Mantovani costruisce uno script basato sulla voce narrante del capitano Roberto Nascimento, che prende per mano lo spettatore e lo porta a spasso per due ore con il piglio della guida turistica: illustra, spiega e sottolinea passaggi senza nulla tralasciare e, a volte, indugiando troppo a lungo su concetti già abbondantemente resi espliciti dalle immagini. Tra urla assordanti e una quantità infinita di pallottole, Rio de Janeiro mette in bella mostra l’inferno delle favelas (solo a Rio se ne contano circa 600) controllate dai trafficanti che stringono accordi con la polizia e regnano sulla vita sociale ed economica degli abitanti e di quanti si aggirano per i becos, gli stretti passaggi che compongono il reticolo stradale degli insediamenti dei dannati. “Quando dei poliziotti onesti entrano in una favela il risultato è una pioggia di merda”, dice Nascimento e, per quel che si vedrà di lì a poco, non si può non credergli. Se in City of God il punto di partenza erano la povertà e la disperazione che guidavano le scelte dei ragazzi di vita brasiliani, in Tropa de Elite la sociologia lascia il posto alla guerra e al superomismo dei selezionatissimi membri del BOPE, corpo scelto che assurge a setta  fondata  sul dolore e l’umiliazione. Psicologismo e ferocia sono inseguiti con telecamera a spalla e ritmati da un montaggio sincopato che ricorda i ritmi hip hop conditi da liriche piene di sesso e violenza dei baile funk, i party che animano le favelas durante i fine settimana  alimentando un vera e propria industria discografica terzomondista fatta di giovani dj sotto la direzione dei capi banda di zona, qualcosa di simile al fenomeno dei cantanti neomelodici partenopei. L’impatto è brutale, ma nella foga di colpire allo stomaco e fare male Padilha mostra i limiti del giovane pugile svelto di gambe e sicuro del suo potente dritto, ma poco attento a tenere alta la guardia. I guantoni si aprono e il gancio dell’avversario passa indisturbato, niente ko per fortuna, ma si finisce per attribuire ai ricchi viziati che fumano non curanti l’erba smistata dai ragazzini al soldo dei trafficanti la responsabilità di alimentare da soli, con la loro domanda, l’offerta di stupefacenti.

Le campane dell’intrico politico, sociale ed economico che stanno dietro alla realtà delle favelas battono rintocchi da funerale, la complessità va a finire sotto terra coperta da un pesante strato di terra consolatoria. Purtroppo la situazione è un pochino più complicata, e se Padilha non si fosse fatto fregare dal fascino dei teschi stampati sulle divise nere del BOPE e magari avesse letto il reportage scritto dal giornalista americano Robert Neuwirth nel suo libro Città ombra. Viaggio nelle periferie del mondo (se vi capita tra le mani non fatevelo sfuggire, anzi alzate i tacchi e andate a recuperarvelo in libreria) forse non staremo qui a recensire un “quasi cult” a cui calzano perfettamente le parole raccolte proprio da Neuwirth in una conversazione con un abitante della Rocinha: “Ai, Robert, o terceiro mundo è um jogo de video”.

TITOLO ORIGINALE: Tropa de Elite; REGIA: José Padilha; SCENEGGIATURA: Bráulio Manotavani, José Padilha, Rodrigo Pimentel; FOTOGRAFIA: Lula Carvalho; MONTAGGIO: Daniel Rezende; MUSICA: Pedro Bromfman; PRODUZIONE: Brasile; ANNO: 2007; DURATA: 118 min.

 


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