Hong Kong 1962. L'impiegata Su Li-zhen e il giornalista Cho Mo-wan vicini di casa, entrambi sposati con coniugi troppo spesso fuori per lavoro, iniziano a frequentarsi e scoprono tristemente la relazione tra i rispettivi patner. Incominciano così ad incontrarsi assiduamente, simulando le conversazioni tra i due, fingendo di poter parlare con i propri compagni, immedesimandosi a tal punto nella recita da sprofondare nella disperazione:"Non è niente, ricordati che stiamo solo fingendo". Finiscono per amarsi, ma, dice lei, “non dobbiamo essere come loro”. E' proprio questo il perno su cui si muove tutto il racconto: la potenzialità dell'amore inespresso, la castigata pudicizia dei personaggi, la noluntas di essere come gli altri, la ricerca di una dignità morale, l'importanza data al giudizio e agli occhi degli altri. Un uomo e una donna. Tony Leung e Maggie Cheung protagonisti glaciali della pellicola. Il profilo inflessibile e solenne di Leung è perennemente annebbiato dal fumo noir delle tante sigarette accese, mentre i vestiti di Maggie Cheung, oltre ad avvolgerla perfettamente, sembrano scandire il tempo all'interno del film, ogni cambio d'abito, fa comprendere allo spettatore che forse, è passato un giorno.
Un uomo e una donna. Si accarezzano, si scontrano e subito si allontanano. E quando finalmente sembrano essere sul punto di toccarsi, ecco che si scansano rapidamente, frenando l'intenzione un secondo prima che divenga azione. Lizhen e Chow si sfiorano raramente, raramente li troviamo in intimità, raramente sono propensi al contatto, sono sempre In the mood for love, mai "in love". Si bloccano, frenano emozioni e sentimenti, ma nei loro occhi rimane sempre il dubbio congelato:come potrebbe essere? Ed è per questo che il pavimento musicale, che fa da sottofondo alla storia, è perfetto in ogni sua mattonella, i brani di Nat King Cole reinterpretati da Michael Galasso compenetrano immagini e racconto, finiscono di essere debole ronzio per diventare voce portante in capitolo, perfetto riassunto della storia: "Siempre que te pregunto que cuando, como y donde tu siempre me respondes quizas, quizas, quizas.." L'amore dunque non arriva, ma la passione si insedia. Wong Kar Wai la mette in scena tramite le lunghe unghie laccate, le dita sottili, le mani affusolate, facendo traboccare il desiderio sulla pelle perfetta, mescolandolo con i lenti accenti e movimenti dei fianchi fasciati dai castigati, eppure sensuali più che mai, abiti cinesi. Lo spettatore si lascia travolgere dalla fotografia con immagini calde colorate di voluttà, dalla continua dissolvenza verso il nero che porta a conclusione ogni aspettativa di svolta, dal linguaggio pacato del regista. Egli si sofferma sui dettagli, caricandoli di senso ed emozione, dilata a lungo il tempo del racconto per non perdere nessun particolare, producendo una fortissima tensione linguistica che tracima nel manieristico; quello che realmente desidera trasmettere è l'emozione trattenuta del sentimento amoroso, concentrata perfettamente nell'atmosfera, come se tutte le sensazioni e gli appetiti fossero convogliati in un unico circuito, chiusi a chiave in una stanza, magari nella 2046.
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