Un film che viene presentato negli annunci pubblicitari come realizzato "dallo stesso regista di Iron Man", nelle intenzioni dei distributori dovrebbe rappresentare un ottimo specchietto per le allodole, perché è evidente il target spettatoriale di riferimento. Ma se già il secondo capitolo della saga dell'uomo di ferro mostrava i suoi limiti narrativi, questo Cowboys & Aliens non è esente da difetti originari. Non risulta difficile immaginare come a tavolino abbiano ipotizzato l'effetto botteghino per un film che mischia, come nei migliori b-movie, due elementi evidentemente antagonisti e inconciliabili tra loro, ma di potenziale richiamo e attrazione se conditi con la presenza del novello 007 Daniel Craig, affiancato a un veterano della fantascienza e dell'azione avventurosa al limite del paradosso temporale come Harrison Ford. Il tutto infarcito con la bellezza del momento Olivia Wilde, reduce da Tron Legacy.
Ebbene, il risultato è decisamente scialbo, nonostante Craig come cavaliere solitario, in difetto di memoria, che combatte contro nemici alieni giunti dal cielo con finalità di conquista, e un Harrison Ford come villain di turno, ma con un cuore di padre dietro la figura rude di militare in pensione. Il nostro eroe si ritrova così a dover ricostruire la propria memoria e a sopravvivere in un territorio ostile, facendo uso delle proprie abilità di uomo d'azione. Ma il passato, con le sue pieghe oscure, è in agguato, seppur il presente e il futuro possano essere riscritti, e la misteriosa Olivia Wilde sembra sapere molto più di quanto si possa immaginare del nostro immemore eroe. Peccato rimanga l'impressione che la sua presenza per tutto l'arco del racconto sia quella di una mannequin messa in scena per abbellire un mondo prettamente maschile, in cui le figure femminili svolgono un ruolo di puro contorno. Sembra che al film manchi quell'ironia di fondo che altrove, in prodotti di questo genere, era possibile intravedere, anche perché i limiti tecnici li rendevano opere senza pretese autoriali, mentre in questo caso l'opera fracassona, frutto della mentalità capitalista hollywoodiana, mette in campo effetti speciali e visivi di un certo tenore, con intenti di successo e di serietà finalizzati a un lucro che i loro predecessori non hanno saputo e potuto ottenere per evidenti limiti di fondo. Ma alla fine il risultato non cambia (forse non economicamente), e si ha come l'impressione che si siano presi un po' troppo sul serio. E la sensazione di aver sprecato del tempo ci fa rimpiangere ancora di più il Daniel Craig 007 e, soprattutto, l'idea di una fantascienza collocata in un suo tempo e in un suo spazio ben definiti, senza tentativi di commistione implausibili.
Cowboys & Aliens è un tentativo mal riuscito di mescolare il genere antonomastico del cinema americano per rinnovarlo attraverso un corpo estraneo, al fine di ottenere un esemplare di cinema postmoderno, che, se in letteratura ha già dato i suoi frutti da tempo, nel caso del cinema, e di questo film in particolare, non appare affatto riuscito. Tant'è che si può ritrovare un migliore esito visivo e citazionista proprio in chiave postmoderna nel video Knights of Cydonia di Joseph Kahn, decisamente più consapevole e ironico, e anche meno lungo.
TITOLO ORIGINALE: Cowboys & Aliens; REGIA: John Favreau; SCENEGGIATURA: Roberto Orci, Alex Kurtzman, Damon Lindelof, Mark Fergus, Hawk Ostby; FOTOGRAFIA: Matthew Libatique; MONTAGGIO: Dan Lebental, Jim May; MUSICA: Harry Gregson-Williams; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2011; DURATA: 118 min.
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