Gli amori folli PDF 
Simone Dotto   

Lei che viene derubata del portafogli e che fa denuncia alla polizia. Lui che per caso lo trova, fantastica su di lei, e poi si decide a riportarlo in commissariato, ricevendone in cambio soltanto una formale telefonata di ringraziamento. Ancora lui che non si accontenta, che la perseguita e la tormenta al telefono, che le scrive continuamente. Lei che richiama la polizia ma poi si pente, che inizia a telefonargli, a entrargli in casa, a perseguitare lui e la consorte. Lui, lei e gli altri che finiscono tutti in aeroplano.

È una commedia che viaggia alla velocità del pensiero, Les herbes folles, un pensiero tutt’altro che logico e razionale. Scivola e si muove con la leggerezza delle idee che cambiano, segue una cosa per poi sparire soltanto un attimo dopo e perdere il filo, se un filo c’è mai stato. Anche lo strumento verboso e didattico per antonomasia, la voce narrante, inciampa in esitazioni e ripensamenti: è onnisciente ma, anziché procedere diritta per accompagnarci al traguardo, fa continuamente avanti e indietro, salta di palo in frasca senza chiedere scusa. Così assistiamo allo spuntare delle “erbe folli” direttamente dall’interno delle teste dei due protagonisti, George e Marguerite, dove a contare non è tanto ciò che accade in realtà, ma quello che entrambi immaginano debba accadere, portati a fantasticare l’uno sull’altra da un incontro fortuito. “Lei non è affatto come immaginavo!”, è lo sdegnato rimprovero che George rivolge alla sua corteggiata. Come nei fumetti, o in qualche ingenua pellicola d’antan, compaiono “nuvolette” a lato dello schermo che raffigurano i pensieri dei due: ma anche in questi casi si tratta di pensieri sconnessi, incoerenti, quasi ossessivi, che ben poco aiuto possono offrire a chi guarda per riuscire a capire che diavolo stia succedendo, e che diavolo succederà, qui.

Ottant’anni suonati e ancora a raccontar di cotte amorose, Alain Resnais: giunto al 48esimo capitolo della sua filmografia, lungo questi ultimi anni ogni nuova uscita porti il suo nome ricorda da vicino un attestato di salute. In Les herbes folles le cose vanno particolarmente bene: il veterano della Nouvelle Vague dipinge i classici interni borghesi con gioiosa indifferenza jazz, avvolge situazioni e personaggi tra le luci accese e i contorni sfumati del sogno, dove le incoerenze della trama non pesano più. Nelle sue fantasie ritrova lo spazio e l’inventiva per giocare ancora, sfiorando il thriller psicologico e la commedia rosa assieme, o magari improvvisando di punto in bianco un hollywoodiano finale all’aereoporto prima ancora che il film sia giunto alla vera conclusione (e ripiegherà allora su soluzione decisamente più “nouvellevaguista”). Realtà e verosimiglianza vengono felicemente escluse dal suo racconto: non più il cemento, ma le erbe che vi germogliano sono tutto ciò di cui Resnais ha ancora intenzione di occuparsi, dall’alto dei suoi leggerissimi ottantotto anni.

TITOLO ORIGINALE: Les herbes folles; REGIA: Alain Resnais; SCENEGGIATURA: Laurent Herbiet, Alex Reval; FOTOGRAFIA: Eric Gautier; MONTAGGIO: Hervé de Luze; MUSICA: Mark Snow; PRODUZIONE: Francia/Italia; ANNO: 2009; DURATA: 104 min.

 


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