Funeral Party appare fin da subito come un’operazione assai complessa. Chiunque, entrando in sala, sa già in qualche modo cosa aspettarsi: un banchetto di nozze tipicamente inglese durante il quale tutto, più o meno, andrà storto. La classica situazione triste, la cui cifra viene ribaltata in risata da un susseguirsi di situazioni improbabili. L’assunto di partenza con cui l’ultimo film di Frank Oz deve fare i conti è dunque, volutamente, piuttosto banale. Scorrendo poi i nomi degli attori che compongono il cast, ci si accorge che manca una vera e propria star comica. Se si provasse ad inserire un mattatore in uno script comico di bassa fattura qualcosa di buono se ne otterrebbe. Ma la pellicola di Oz scarta ambiziosamente anche questa seconda tentazione, assemblando un cast di onesti attori di medio calibro e inserendoli, come detto, in uno schema più o meno “già saputo”. Oz, dunque, costruisce tutto il film come fosse una sfida: una sfida allo spettatore, allo scardinamento delle attese, degli schemi sintattico-narrativi che precedono la visione della pellicola; e una sfida di sceneggiatura e di regia, volta all’amalgama di un prodotto godibile veicolato all’interno di un contenitore più o meno definito, senza l’ausilio di mattatori di sorta a squilibrare il piatto della bilancia. Quella che è una piccola commedia di provincia (dove per provincia si intende tutto quel che non partorisce la grande città yankee) diventa così una sfida, ancor più perché impostata sulla ricerca della risata, su un canovaccio commediale, quando, è noto, è molto più facile strappare una lacrima a buon mercato piuttosto che un sorriso. L’operazione riesce, non completamente, ma in buona parte riesce. Evidenziando subito quali sono gli aspetti più discutibili, non si può fare a meno di sottolineare come tutta l’impostazione, scenografica più che di soggetto, risenta pesantemente di una certa, e dilagante, “inglesità”, che, pur dipingendo un contorno consono e preciso intorno agli avvenimenti e alla cifra comica, tipicamente anglosassone, rischia a volte di essere troppo invasiva. Questo rischia, anche se solo per alcuni tratti, di ricondurre e rinchiudere il film in uno schematismo che lo priva di mordente, impedendogli un fluire sciolto e serrato. Nel complesso, tuttavia, Oz si rivela davvero bravo nel gestire un parco attori dove non compaiono prime donne, facendolo muovere all’unisono, riuscendo a costruire un film corale ma non frammentato, gestendo e amalgamando tempi comici diversi in situazioni un soffio al di fuori della normalità, ma non così inverosimili da impedire una certa immedesimazione con quello che accade sullo schermo. Funeral Party, dunque, è qualcosa di più che una semplice commediola autunnale, configurandosi piuttosto come prodotto godibile, di buona fattura e per nulla scontato. Tuttavia, e non si può negarlo, non riesce a fare quel salto di qualità tale da renderlo un film memorabile. Anche se contribuisce a consolidare la figura di Oz come quella di uno dei più intraprendenti e spigliati commediografi del panorama attuale. SCHEDA FILM TITOLO ORIGINALE: Death at a Funeral; REGIA: Frank Oz; SCENEGGIATURA: Dean Craig; MONTAGGIO: Beverley Mills; FOTOGRAFIA: Oliver Curtis; MUSICA: Murray Gold; PRODUZIONE: Gran Bretagna/USA/Germania; ANNO: 2007; DURATA: 90 min.
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